Rispondo un po' a tutti, disordinatamente e logorroicamente come di consueto. (scusate...
)
In primis, Shroeder: "mal consigliato"? Ma va là! A te la serie è piaciuta, quindi non hai fatto altro che BEN consigliarmi, dal tuo punto di vista, e di questo non posso che ringraziarti. Che poi la serie a me non sia piaciuta, nulla toglie alle tue intenzioni più che stimabili.
Lo "Smallville a Camelot" mi è uscito così, ma sono d'accordissimo con te: Clark da giovane vive una buona serie, godibile nella sua evoluzione. Che poi, io di teen-drama ne ho ingurgitati a tonnellate, da Dawson's Creek, a O.C., non è che sia avverso al genere in sé. E' che lo vedo davvero inadatto al ciclo arturiano, almeno, così per come è stato confezionato in questo caso. Infatti il paragone con Smallville riesce male, e ora lo spiego meglio. Non intendevo dire che, essendo Smallville un brutto telefilm, pure Merlin lo è; bensì che le atmosfere e le tematiche di Smallville, ihmo, male, anzi, malissimo si adattano a quelle arturiane/epico-fantasy.
E qui torna il "college" variopinto. Io la ragione della lungimiranza etnica nella scelta del cast non me la bevo. Sono certo che dietro c'è una bella strategia di marketing che punta alla vendibilità del telefilm. Lo rende un prodotto più commerciale ed accettabile da ogni palato. Ma qualsiasi sia stata la vera ragione, essa si sposa male all'ambientazione del telefilm. Passi per Merlino e Artù coetanei, passi pure per le tante inesattezze (tantissimi cicli di libri e film si ispirano alla lontana alla saga di Artù, eppure sono alquanto godibili lo stesso!), ma il melting pot a Camelot proprio non lo riesco a sfangare. Pazienza.
Alec, non sono d'accordo su ciò che dici. E al riguardo ti cito quel fantastico produttore di guadagni che è Federico Moccia. Anzi, una ragazza tredicenne che commentò, su un blog, l'affermazione che il Mocciastyle non è da deprecare, in ultima analisi, perché spinge alla lettura ragazzi/e che altrimenti non lo farebbero mai, nell'ulteriore speranza che poi da queste menate commerciali possano passare a qualcosa di più valido. Ecco, tale ragazzina scrisse, più o meno: "Non sono d'accordo. Dire che leggere Moccia fa venire voglia di leggere altri autori più validi è come sostenere che mangiare un sacchetto di patatine invogli a provare l'aragosta."
Questa è sostanzialmente una serie commerciale per adolescenti, che mai al mondo ne spingerà uno verso la letteratura, a meno che già non vi sia accostato di suo. E con questo non voglio assolutamente deprecare tutti i teen-drama, come detto sopra, anche perché io stesso ne fui (e in parte ne sono ancora) attivo consumatore. Solo sostenere che per prendere in mano i libri di Bernard Cornwell o Jack Whyte sul ciclo arturiano (tanto per citarne alcuni dei più famosi) occorre, più che altro, un po' di sana passione per la lettura e per il genere storico-epico-fantasy. Cosa che NON ti viene (o se viene è passeggera come un'influenza, e altrettanto dimenticabile) a partire dalla TV.