Recensione Topolino 3574![](https://www.papersera.net/wp/wp-content/uploads/2024/06/tl3574.png)
E’ la pittura il tema principale che
Topolino 3574 propone ai suoi lettori. A partire dalla bella copertina di
Corrado Mastantuono, che cita uno dei dipinti più famosi di Van Gogh e vede Topolino e Pippo trovarsi, un po’ perplessi, nella
Camera di Vincent ad Arles.
Ed in effetti, proprio dalla scoperta improvvisa di inusitate doti pittoriche di Pippo, prende il via la trama di
Topolino e Pippo in Buonanotte Poppi!, storia d’apertura del numero.
Andrea Malgeri firma quella che è
probabilmente la sua migliore sceneggiatura disneyana, almeno fino a questo momento della sua ancora giovane carriera. Una vicenda nella quale si miscelano nella giusta dose elementi di mistero e alleggerimenti comici, fino al riuscito scioglimento della tensione.
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Topolino in difficoltà[/size][/i]
Al lettore più esperto non può non tornare alla mente la gottfredsoniana
Topolino e Pippo cervello del secolo: tuttavia qui non si assiste ad un mero ricalco, ma ad una efficace rivisitazione di alcuni di quegli elementi, trattati in una chiave più leggera rispetto al celeberrimo precedente. In particolare, risultano davvero bene caratterizzati Topolino e Pippo. Da un lato, osserviamo la fiducia incondizionata che Pippo ha nei confronti di Topolino e la sua totale disponibilità ad aprirgli le porte di casa; dall’altro, ecco la totale partecipazione di Topolino al problema di Pippo, fino alla sua sincera preoccupazione di non riuscire ad aiutarlo:
ne emerge una volta di più lo splendido rapporto di amicizia, se non di fratellanza, che li contraddistingue da quasi un secolo. Aiutano molto il buon esito della storia i disegni di
Stefano Intini,
a suo agio nel tratteggiare tanto le espressioni drammatiche quanto quelle umoristiche, valorizzando al meglio la sceneggiatura. Per non parlare degli splendidi
murales che, sicuramente, farebbero la loro figura non solo a Topolinia.
Spostandoci a Paperopoli,
Tito Faraci ed
Enrico Faccini continuano la loro carrellata de
Gli allegri mestieri di Paperino. Questa volta Donald è alle prese con
Una questione di qualità, intento ad intervistare i consumatori dei prodotti a marchio P.d.P. per saggiarne il gradimento. Le rielaborazioni delle risposte ed il liberatorio finale riescono nell’intento di generare più di una risata, regalando una breve riuscita e divertente.
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I dietro le quinte delle indagini di mercato[/size][/i]
Cambiando invece generazione di riferimento, i paperotti di
Area 15 proseguono nella loro esplorazione delle esperienze che si vivono con gli amici parallelamente alla propria carriera scolastica. Dopo averli visti, fra le altre attività, realizzare una serie a fumetti o una console per videogiochi, affrontare un laboratorio di scrittura e uno spettacolo teatrale, li vediamo stavolta immergersi in un grande classico dell’adolescenza:
una partita ad un gioco di ruolo.
La corona di Tirnan vede quindi alcuni fra i protagonisti del gruppo vestire i panni del mago, del bardo e del guerriero, intenti alla ricerca di un mitico tesoro, naturalmente seguendo le direttive del
game-master.
Giovanni De Feo e
Alessandro Pastrovicchio confezionano un’avventura che farà sicuramente sorgere a molti lettori ricordi di lunghi pomeriggi passati ad esplorare castelli ricchi di trappole e ad attraversare boschi stregati, nella speranza di superare gli ostacoli ottenendo il giusto punteggio con gli speciali dadi. L’interattività del gioco di ruolo viene in qualche modo riproposta attraverso il meccanismo dei bivi, sviluppato nella seconda puntata della storia dopo una prima più introduttiva, utile a presentare il contesto anche a chi non conoscesse la materia, e forse a incuriosirlo.
Il libretto si conclude con
Paperino e il riordino estremo (Naerum/Midthun). Si tratta di una
ten-page danese che più tipica non si può: bei disegni al servizio di una trama che propone l’ennesima estrema (ed eccessiva) caratterizzazione di Donald, fino alla catastrofe finale che consente il ripristino dello
status quo.
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Come immergersi in un’avventura vecchio stile, senza strumenti tecnologici[/size][/i]
Una storia che si pone sicuramente un gradino sotto rispetto a quelle che l’hanno preceduta, ma che non inficia la valutazione complessivo dell’albo, assolutamente promosso nel suo complesso.
Voto del recensore:
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