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Topolino 3583

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di Guglielmo Nocera

Voto del recensore:
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Il Miliardo
Pippo tipo da spiaggia
I mercoledì di Pippo - Topolinia party
Addio, Giovani Marmotte

Topolino 3583

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Cornelius
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    Re:Topolino 3583
    Risposta #30: Martedì 30 Lug 2024, 14:12:00
    Sommo Zotnam ha ragione ma ne avrebbe di più se la storia in cui si contraddicono eventi passati fosse parte di un ciclo, di una serie o collegabile comunque ad altre. In questo caso Il Miliardo di Nucci mi pare fine a se stesso, un soggetto ambientato nel passato recente degli anni 1930' con agganci a quello remoto del 1200. Se alcune cose del Miliardo le avessimo viste nella saga di Fantomius sarebbe stato sicuramente più grave perché in quel caso la narrazione è ben più ampia, completa, costante, precisa e interagisce più volte con quella di Don Rosa. Se Life & Time può essere considerata 'bibbia', anche il Fantomius di Gervasio comincia ad esserlo (se non lo è già).

    Anche a me, inizialmente, diverse cose del Miliardo non hanno convinto ma poi, continuando a leggere una storia comunque piacevole, divertente e 'fine a se stessa', ho lasciato da parte certi risentimenti apprezzando comunque il lavoro di Nucci la cui perla resta la creazione del Club dei Milionari contrapposto a quello dei Miliardari. Se c'è una cosa di questo soggetto da non lasciar perdere è proprio questo improvviso e nuovo dualismo che sarebbe interessante proporre nelle storie di (stra)ordinaria quotidianità presente, dove ai noti miliardari tipo Paperone, Rockerduck, Cuordipietra e Red Duckan potrebbero essere contrapposti nuovi personaggi 'milionari' che tentano disperatamente di raggiungerli nel loro status supremo (fra questi potrebbero esserci anche Filo Sganga e Brigitta, perché no?).

    Certo, l'ideale sarebbe che anche nelle storie meno collegabili alle varie 'bibbie' si mantenesse una certa coerenza, sui tempi come sui fatti e sui personaggi, smarcandosi quando 'si può' o dando spazio a nuove situazioni che non cozzino clamorosamente con quelle storicizzate. Nel caso specifico del Miliardo tutti i battibecchi brillanti e ironici fra zio e nipote non sarebbero potuti avvenire se Paperino fosse stato un piccolo paperotto (per quanto fisicamente lo stava diventando grazie alle matite 'ringiovanenti' di Cavazzano). In questo caso la 'deviazione' di Nucci può essere compresa. In altri casi meno perché non così basici nella struttura della storia, come il Deposito che poteva anche essere lasciato lì dov'era: inventarsi una origine alternativa non mi è parsa una gran cosa.
    « Ultima modifica: Martedì 30 Lug 2024, 14:20:20 da Cornelius »

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      Re:Topolino 3583
      Risposta #31: Martedì 30 Lug 2024, 14:37:39
      Non ho capito invece quali siano le contraddizioni di Rosa verso Barks. Rosa è infatti noto per la sua maniacale e fin esagerata ricerca del rispetto assoluto dell'opera di Barks, che non ha mai contraddetto (se non in un paio di dettagli che lo stesso Barks contraddiceva a sua volta).
      Forse la più grande contraddizione di Rosa verso Barks è l'aver anticipato di mezzo secolo la costruzione del Deposito. Scelta direi 'obbligata' considerando le varie fasi della vita del giovane Scrooge. Se Barks decide di introdurre il Money Bin 'solo' nel suo presente di autore che è il 1951, è perché in precedenza lo zione viveva in lussuose ville e il numeroso contante era probabilmente stipato in diversi 'depositi' anonimi o comunque in luoghi diversi da quello che poi risulterà essere il 'canonico'.

      Al contrario di altre situazioni che arrivano improvvise ma narrativamente è come se ci fossero sempre state, l'arrivo del Deposito è ufficializzato da Barks con tanto di storia ad hoc e splash page iniziale con l'edificio in costruzione e con i nipoti che commentano la cosa. E da quel momento in poi, complici anche i Bassotti, diventerà un luogo fisso delle commedia barksiana. 'Retrocedere' tutto ciò a mezzo secolo prima, con scenari e personaggi del tutto diversi, è stato un vero 'terremoto', un 'colpo di scena' considerando l'ortodossia donrosiana in merito. Però 'necessaria' per dare un senso più logico a quella saga dove la presenza di quel cubo di cemento era comunque fondamentale.
      « Ultima modifica: Martedì 30 Lug 2024, 14:39:22 da Cornelius »

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        Re:Topolino 3583
        Risposta #32: Martedì 30 Lug 2024, 15:18:06
        Don Rosa non poteva conoscere in alcun modo Martina, visto che non è mai stato tradotto in inglese prima del 2000 (la saga è del 1994). Martina che, comunque, non ha mai scritto nulla di davvero coerente nella sua produzione, dato che non era il suo interesse farlo (al contrario di Nucci, che cerca di collegarsi al materiale proprio).

        Non ho capito invece quali siano le contraddizioni di Rosa verso Barks. Rosa è infatti noto per la sua maniacale e fin esagerata ricerca del rispetto assoluto dell'opera di Barks, che non ha mai contraddetto (se non in un paio di dettagli che lo stesso Barks contraddiceva a sua volta).

        Grazie mille :)

        - Infatti è quello che dicevo io quando scrivevo "essendo italiano, [Martina] era sconosciuto a Rosa"  :tongue: Per quello dicevo che le contraddizioni con Martina sono giustificate, a differenza di quelle con Barks (per quanto siano comunque un precedente per cui secondo me la $aga non dovrebbe necessariamente essere un punto fermo per tutti gli autori).

        - In "Paperino e il feticcio" Paperone sostiene che il Gongoro lo abbia scambiato per Paperino perché settant'anni prima era più giovane e aveva lo stesso aspetto che il nipote ha oggi. Nella $aga scopriamo che quegli eventi sono avvenuti meno di settant'anni prima e che Paperone si era solo "truccato" per sembrare qualcun altro, ma non aveva affatto un aspetto più giovanile.

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          Re:Topolino 3583
          Risposta #33: Martedì 30 Lug 2024, 18:54:43
          Non ho capito invece quali siano le contraddizioni di Rosa verso Barks. Rosa è infatti noto per la sua maniacale e fin esagerata ricerca del rispetto assoluto dell'opera di Barks, che non ha mai contraddetto (se non in un paio di dettagli che lo stesso Barks contraddiceva a sua volta).
          Forse la più grande contraddizione di Rosa verso Barks è l'aver anticipato di mezzo secolo la costruzione del Deposito. Scelta direi 'obbligata' considerando le varie fasi della vita del giovane Scrooge. Se Barks decide di introdurre il Money Bin 'solo' nel suo presente di autore che è il 1951, è perché in precedenza lo zione viveva in lussuose ville e il numeroso contante era probabilmente stipato in diversi 'depositi' anonimi o comunque in luoghi diversi da quello che poi risulterà essere il 'canonico'.

          Al contrario di altre situazioni che arrivano improvvise ma narrativamente è come se ci fossero sempre state, l'arrivo del Deposito è ufficializzato da Barks con tanto di storia ad hoc e splash page iniziale con l'edificio in costruzione e con i nipoti che commentano la cosa. E da quel momento in poi, complici anche i Bassotti, diventerà un luogo fisso delle commedia barksiana. 'Retrocedere' tutto ciò a mezzo secolo prima, con scenari e personaggi del tutto diversi, è stato un vero 'terremoto', un 'colpo di scena' considerando l'ortodossia donrosiana in merito. Però 'necessaria' per dare un senso più logico a quella saga dove la presenza di quel cubo di cemento era comunque fondamentale.

          Ma lo stesso Barks si contraddice, dato che dopo la "ghiacciata dei dollari " (1951), il deposito viene sempre presentato come un edificio presente fin dagli albori di paperopoli.

          In una storia del 1956 - i guai del progresso https://inducks.org/story.php?c=W+US+++15-05 - Paperone afferma che il deposito è sulla collina da 70 anni, su un terreno comprato dove non c'era nulla tutto attorno se non un forte.

          Ergo, don rosa ha sistemato le cose cambiando date ma sottolineando come il deposito sia stato uno dei primi edifici di Paperopoli.


          - In "Paperino e il feticcio" Paperone sostiene che il Gongoro lo abbia scambiato per Paperino perché settant'anni prima era più giovane e aveva lo stesso aspetto che il nipote ha oggi. Nella $aga scopriamo che quegli eventi sono avvenuti meno di settant'anni prima e che Paperone si era solo "truccato" per sembrare qualcun altro, ma non aveva affatto un aspetto più giovanile.

          Martina è un autore poco attendibile e non può essere preso a modello per fare un canone, dato che lui stesso si contraddice spesso e volentieri, al contrario di don rosa, che è sempre coerente.

          Sul feticcio, è lo stesso Rosa a spiegare come abbia giustificato la "giovinezza" di Paperone nella storia del gongoro con un abile cammuffamento. E riguardo alla data, l'ha effettivamente ignorata.

          Ma, anche in questo caso, era inevitabile. Barks non era sempre coerente, specie nelle prime storie del personaggio (il feticcio è del 1949, con un Paperone ben diverso da quello del 1951).

          Nucci, al contrario, ha tutte le fonti disponibili, e ha tutti i modi per raccontare una storia mantenendo una coerenza di fondo, senza dover reinventare la ruota su fatti che sono acclarati sia da Rosa che da Barks.
          « Ultima modifica: Martedì 30 Lug 2024, 19:00:20 da V »

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            Topolino 3583
            Risposta #34: Martedì 30 Lug 2024, 19:25:20
            Recensione Topolino 3583


             Nell’autunno 1982 uscì su Topolino La storia di Marco Polo detta Il Milione, una rivisitazione del celeberrimo libro che per antonomasia marca l’idea di monumento al viaggio, alla vastità del mondo, all’incontro fra culture, al fascino dell’esotico e del variopinto.

             La realizzavano due autori molto diversi fra loro: Guido Martina, il decano, l’anti-canonico, il principe dal gusto obliquo, il più colto ed enigmatico dei Disney italiani, ai testi; ai disegni, Romano Scarpa, il simbolo, lo standard, in una fase di surreale onnipotenza artistica e avviato verso la meritata divinizzazione in ambito critico. Due figure polari della scena disneyana italiana, forse quant’altre mai, tanto alieni l’un l’altro quanto, invece, frequentemente appaiati in moltissimi dei capolavori fra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta: in totale, una sessantina di collaborazioni.

             Oggi la storia si ripete: nell’anno del settimo centenario dalla morte di Polo, Topolino 3583 propone una nuova rivisitazione del Milione, rilanciando: il titolo è Il Miliardo e per la verità i due ordini di grandezza si scontrano di frequente nel corso della storia. Ma a chi affidare un lavoro del genere?

             Ai testi troviamo Marco Nucci, protagonista accortissimo di una trasformazione profonda e determinata del modo di narrare Disney, prestigiatore delle tinte d’atmosfera e giocoliere di un nonsense morbido e accumulabile. Figura tanto opponibile quanto sovrapponibile a Martina: acquisto molto recente, tecnicamente già abilissimo, garbato nello stile, frizzante ma accomodante; e però titolare, come forse solo il Professore, di quel senso di distacco dalla materia, di quella capacità quindi di metterla con estrema facilità in prospettiva, in relazione con altro. La letteratura, la storia, la geografia.

             
            Cannaregio, luogo fisico oltre la comodità dell’epiteto[/size][/i]

             A firmare i disegni è Giorgio Cavazzano. Ed è questo peso massimo a scardinare completamente l’equilibrio implicito nella storia del 1982, a rendere ogni parola spesa sulla storia ancillare al suo segno. Quarant’anni dopo, Cavazzano è ancor più che l’equivalente di Scarpa: è il nume tutelare tout court del disegno Disney in Italia. La divinizzazione, che per Scarpa fu fatto progressivo e alloro del tramonto, per Cavazzano è lo stato dell’arte da decenni. Graziato da una longevità già superiore al suo Maestro e dalla molto maggiore esposizione mediatica figlia dei tempi, ma ancor più che questo, spinto da una personale vocazione al rinnovamento, all’assimilazione di modelli nuovi e diversi, Cavazzano è il più solido e raffinato dei fari possibili per ogni nuova generazione di artisti. Ed è con lo strascico di questo manto veramente imperiale che sbarca in questa prova piuttosto impegnativa, per la lunghezza della sceneggiatura, per la varietà delle ambientazioni, e per il prestigio della materia trattata.

             E dunque, com’è Il Miliardo di Cavazzano? È un manuale di economia dei materiali. Oggi quanto mai, il Maestro si ingegna di rendere l’impensabile con pochi tratti. Intendiamoci, “pochi” è senz’altro relativo, per un artista capace di vergare quadruple come quella qui sotto.

             
            Quadrupla firmata, incorniciabile e quotabile in borsa[/size][/i]

             Ma quando l’orizzonte è più stretto, nelle interazioni più minute, verosimilmente nel tentativo di non appesantire l’instancabile corsa di Paperone e anche – perché negarlo? – di alleggerire lo sforzo da parte di un artista settantacinquenne, Cavazzano smonta, alleggerisce, dematerializza. La maestria diventa dunque non trovare il modo di inserire gli elementi nella tavola, ma piuttosto di toglierli continuando però a reggere la narrazione.

             Nella vignetta qui sotto, ad esempio, non troviamo affatto l’armonioso affresco della precedente, ma piuttosto un gioco di suggerimenti: non la precisione della linea, ma la sua sinuosità, la sua rarefatta convinzione, ci restituiscono l’impressione del dettaglio. Dettaglio che non però c’è.

             
            Ciò[/size][/i]

             Beneficiati dalla stessa magia gli oggetti. Ad esempio, i molti mezzi di trasporto di questa avventura: navi, aerei, carretti, muli (come nella quadrupla qui sotto). Oppure gli elementi di contorno, come i classici panni stesi nella vignetta più in alto.

             Cavazzano, del resto, ha un’esperienza sconfinata nella narrazione dei viaggi paperoniani. Non solo per essere stato forse il complice più fidato e affezionato della proverbiale Wanderlust ciminiana, ma anche per lavori come il celebre Terzo Nilo con Corteggiani, le escursioni castyane con Eurasia Tost, o il relativamente recente Topo Maltese con Bruno Enna.

             
            Elementi di un viaggio[/size][/i]

             A giocare la partita più rischiosa sotto questo trattamento sono i personaggi, specialmente quelli principali. Paperone, per l’occasione lievemente ringiovanito (vale a dire, con le basette un filo più corte), è costantemente al centro della scena, e non è infrequente sorprenderlo in pose innaturali, abbozzate, in debito del senso della proporzione.

             Paperino è vittima di un ringiovanimento strano, ineguale nelle due parti della storia (ma senza nessun salto temporale a giustificarlo), così da risultare a un certo punto innaturalmente bambinesco, e spesso un po’ stravolto nell’espressione. Si tratta graficamente certamente degli aspetti meno riusciti della storia. Al contrario, in altri casi questo minimalismo ha esiti formidabili, come nella fulminante vignetta muta qui sotto.

             
             E veniamo ora alla storia. Si diceva del piglio paciosamente sovversivo di Nucci. È un piglio che esce meglio nelle storie brevi, a parere di chi scrive, le lunghe soffrendo di un ritmo che privilegia la comodità e il passo rilassato. A volte troppo forse, specialmente in una storia già lunga e con una trama del tutto lineare. Gli stessi colpi di scena sono disposti e quasi adagiati in maniera serena e gioconda, fino a virare su un garbato quanto impietoso (si diceva del giocoliere?) sbeffeggiamento del topos del rivale con la pistola.

             Chi scrive trova l’umorismo di Nucci estremamente godibile, e inserti comici in un tessuto più serio e tutto sommato non esaltante sono del tutto benvenuti. Vediamo nella quadrupla riprodotta più in alto, con la nave, l’aereo e il carretto, un esempio tipicamente nucciano di nonsense iterativo, basato su due puntelli complementari: l’abuso del rapporto fra vignetta e didascalia da una parte, e dall’altra l’effetto morbidamente spiazzante della variatio implicita nell’ultima battuta.

             
            Il venerdì nero

             Altro esempio, la sequenza qui accanto, con la chiosa del papero con in cravatta a ricomporre la freddura con quell’effetto un po’ vellutato, che invece di smontare l’effetto comico lo trascolora al punto giusto in maniera difficile da spiegare.

             Ci si perdonerà ora se dedichiamo meno spazio del dovuto alle altre storie del numero: Tito Faraci e Rudy Salvagnini propongono un ideale revival degli anni Novanta, con due storie gemelle incentrate sulle stramberie di Pippo: Pippo tipo da spiaggia (disegnata dal magico Lucio Leoni) e I mercoledì di Pippo: Topolinia party (disegnata da Luca Usai, un po’ straniato da una potente freccerizzazione). Nonostante la recente vera e propria resurrezione umoristica di Faraci e la collaudata verve di Salvagnini, nessuna delle due storie si fa ricordare. Sarà per la prossima settimana.

             Nel frattempo è di nuovo Marco Nucci ad apparecchiare la tavola per, appunto, i prossimi numeri: in coppia con un Libero Ermetti in buona forma ci racconta, in Addio, Giovani Marmotte! i drammi prima del Gran Mogol delle Giovani Marmotte, l’altrimenti granitico Bertie McGoose, e poi delle stesse GM, anzi dei suoi membri più rappresentativi: Qui, Quo e Qua.

             
            Quapropter bene conscius ponderis huius actus plena libertate declaro… L’addio dei paperotti alla squadra di esploratori, oltre che sorprendente, è interessante per la diversità delle ripercussioni che può avere sui tre: anche perché proprio Nucci, con Salati ed altri, è stato l’artefice del tentativo recente di caratterizzare in maniera più precisa e variegata i nipotini.

             Cosa ne sarà del menomato glorioso corpo delle GM, e come si tornerà alla normalità, lo scopriremo nelle prossime settimane. Nel frattempo possiamo farci aiutare dal redazionale apposito per immergerci nel clima delle Olimpiadi di Parigi 2024, e magari rileggere qualche storica avventura Disney a cinque cerchi.



            Voto del recensore: 3/5
            Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
            https://www.papersera.net/wp/2024/07/30/topolino-3583/


            Ora è possibile votare anche le singole storie del fascicolo, non fate mancare il vostro contributo!


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              Re:Topolino 3583
              Risposta #35: Martedì 30 Lug 2024, 20:28:20
              Con questa, il Papersera è ritornato in pari con le recensioni del libretto dopo mesi e mesi, praticamente dal blocco forzato del forum di fine Gennaio.

              Credo sia giusto segnalarlo.

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              Kim Don-Ling
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                Risposta #36: Martedì 30 Lug 2024, 20:43:43
                Con questa, il Papersera è ritornato in pari con le recensioni del libretto dopo mesi e mesi, praticamente dal blocco forzato del forum di fine Gennaio.

                Credo sia giusto segnalarlo.
                Grazie per averlo notato  :thankYou:
                e grazie a tutti quanti si impegnano per il sito, forum, pubblicazioni, attività sul territorio, social... e altro che sicuramente dimentico!
                "Se nato cigno nessuno ti trasformerà in avvoltoio"

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                Cornelius
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                  Re:Topolino 3583
                  Risposta #37: Martedì 30 Lug 2024, 21:21:42
                  Ma lo stesso Barks si contraddice, dato che dopo la "ghiacciata dei dollari " (1951), il deposito viene sempre presentato come un edificio presente fin dagli albori di paperopoli.

                  In una storia del 1956 - i guai del progresso https://inducks.org/story.php?c=W+US+++15-05 - Paperone afferma che il deposito è sulla collina da 70 anni, su un terreno comprato dove non c'era nulla tutto attorno se non un forte.

                  Ergo, don rosa ha sistemato le cose cambiando date ma sottolineando come il deposito sia stato uno dei primi edifici di Paperopoli.
                  Non ricordavo questo episodio e Don Rosa ha evidentemente retrocesso di mezzo secolo la fondazione del Deposito (sebbene per Barks, almeno in quella storia, la data sarebbe stata 1886 e non 1902) prendendo spunto da "I guai del progresso", sistemando più coerentemente la situazione temporale. Per quanto il luogo descritto da Barks e illustrato successivamente da Don Rosa mi sembra più coerente con gli anni '80 dell'800 che non con gli inizi del '900. Le città della West Coast avevano avuto un grande sviluppo grazie alle due corse all'oro della California (1848) e del Klondike (1898), per cui il fatto che Paperopoli fosse 'quattro case in croce' all'inizio del XX° secolo mi sa poco realistico e credibile. Ma questa è un'altra storia  :innocent:

                  *

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                    Re:Topolino 3583
                    Risposta #38: Martedì 30 Lug 2024, 22:02:24
                    Devo fare i complimenti al Dominatore delle Nuvole per le parole spese su Il miliardo. Dal canto mio non ho altro da aggiungere, se non una certa buona sconsolatezza per il deterioramento dell'espressività di Cavazzano e l'indifferenza totale verso la trasgressione della continuità donrosiana.

                    *

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                      Re:Topolino 3583
                      Risposta #39: Martedì 30 Lug 2024, 22:13:48
                      Tocco e fuggo perché mi pareva doveroso esprimere a Guglielmo/Dominatore il mio apprezzamento per questa recensione splendida, molto puntuale e scritta benissimo, di cui mi sento peraltro di condividere quasi tutto.
                      È sempre un piacere leggere articoli così.
                      « Ultima modifica: Martedì 30 Lug 2024, 22:18:25 da Grande Tiranno »
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                        Re:Topolino 3583
                        Risposta #40: Mercoledì 31 Lug 2024, 01:48:32
                        Io potrei anche convenire in parte sul fatto che la Saga, e la produzione di Don Rosa in generale, non debbano essere un vangelo al 100%: è chiaro che se si vuole far collimare Don Rosa (che su alcuni personaggi ed eventi, financo l'esistenza di Paperoga o Topolino, pone paletti a volte troppo rigidi) con la produzione fumettistica Disney italiana è lecito essere flessibili su alcuni punti (ad esempio, se vogliamo inserire Paperotto nel canon, possiamo fingere che Paperone si sia temporaneamente riappacificato col nipote, magari usando l'assist della storia di Fantomius di Gervasio dove Scrooge scrive alle sorelle aiutandole, solo per poi rompere nuovamente i rapporti più avanti). Quindi, con elasticità mentale, possiamo fingere che alcuni balloon di dialogo non esistano, che alcuni eventi siano avvenuti in maniera leggermente diversa ecc.

                        MA...
                        ... ma sono d'accordo al 1000%, tanto più che si parla di Nucci, cioé di uno bravo, e che avrebbe saputo evitare le contraddizioni senza alcun problema.
                        "I social danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Ora hanno lo stesso diritto di parola dei premi Nobel"

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                          Re:Topolino 3583
                          Risposta #41: Mercoledì 31 Lug 2024, 20:13:56
                          Don Rosa ha evidentemente retrocesso di mezzo secolo la fondazione del Deposito (sebbene per Barks, almeno in quella storia, la data sarebbe stata 1886 e non 1902) prendendo spunto da "I guai del progresso", sistemando più coerentemente la situazione temporale.
                          Forse non ricordo bene, ma credo che lo stesso Rosa abbia discusso della situazione e dell'apparente contraddizione con Barks. In sostanza, Rosa ci fa vedere il deposito al tempo di "Natale sul Monte Orso", mentre Barks ne fa costruire uno alla fine del 1951. L'idea è che quello "natalizio" sia il deposito originale, costruito a inizio secolo con tecniche ormai obsolete, sottodimensionato e abbandonato da anni. Questo deposito collassa nella storia del "ventino fatale" e viene subito ricostruito nella storia di fine 1951, diventando quello definitivo.
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                            Re:Topolino 3583
                            Risposta #42: Sabato 3 Ago 2024, 09:50:35
                            A me questo numero è piaciuto tanto. Secondo me la storia "Il miliardo" è ottima, piena di emozione e disegnato bellissimo. No saprei perché si debba continuare in ogni dettaglio a Don Rosa. Nucci comunque ha fatto un´ottimo lavoro. La storia di Faraci e Leoni è molto divertente, Salvagnini ha dato un´altro mercoledi a cui si ferma volentieri. E la storia finale "Addio, Giovani Marmotte" inizia molto promettente.

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                              Re:Topolino 3583
                              Risposta #43: Sabato 3 Ago 2024, 11:43:54
                              In sostanza, Rosa ci fa vedere il deposito al tempo di "Natale sul Monte Orso", mentre Barks ne fa costruire uno alla fine del 1951. L'idea è che quello "natalizio" sia il deposito originale, costruito a inizio secolo con tecniche ormai obsolete, sottodimensionato e abbandonato da anni. Questo deposito collassa nella storia del "ventino fatale" e viene subito ricostruito nella storia di fine 1951, diventando quello definitivo.
                              Però la storia dove il Deposito verrebbe ricostruito (ZP e la Banda dei Segugi) esce nel novembre/dicembre del '51 mentre il Ventino dove il Deposito collassa è di gennaio/febbraio '52

                               

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