Topolino 2955

11 LUG 2012
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Nomi di ottimo livello quelli impegnati sul numero attualmente in edicola e in effetti il risultato è decisamente positivo.

L’avventura di Double Duck, “Codice Olimpo”, continua esattamente come era iniziata, Artibani mantiene alto l’interesse per la vicenda e dispensa risate al momento giusto. Ad essere perfetta è anche la scelta dei disegnatori: ottimo Cavazzano nel primo episodio quando c’era da sbizzarrirsi con le panoramiche di Londra, indovinato Mottura per questa seconda puntata, con scene decisamente più notturne e cupe in cui l’artista piemontese si trova a meraviglia.

Topolino e il club degli spettri è un’avventura in cui sembra difficile definire quali siano stati i singoli contributi di Casty e Faccini: una storia dal sapore molto castyano (che comunque non può non richiamare alla mente le atmosfere di alcuni classici di Gottfredson) sicuramente, eppure non sorprenderebbe se fosse stata scritta anche da Faccini. Oltre a ciò i disegni tipicamente asimmetrici di quest’ultimo danno un tocco di inquietudine in più ad una trama che già da sè si muove sul filo dell’imponderabile. Poi con estrema disinvoltura vengono presentati tentativi di omicidio a ripetizione, una eterea femme fatale e, per concludere, un colpo di scena finale che ribalta improvvisamente la prospettiva ingannevole in cui era stato attirato il lettore. Decisamente una prova interessante di una coppia di autori che piacerebbe vedere più spesso lavorare insieme.

La nuova serie di Marco Bosco, Vignette golose, si presenta con un simpatico primo episodio disegnato da Andrea Lucci, mentre è alquanto deludente la straniera Gastone e l’importanza di essere sfortunato, opera di Hansegard e Pujadas, perchè vista e rivista molte volte e non aggiunge nulla alla serie delle finte “eclissi” di fortuna di Gastone.

Ancora il binomio fortuna/sfortuna nell’avventura che conclude il numero. Stavolta a cimentarsi con la P.I.A. è Gabriele Mazzoleni supportato da Lorenzo Pastrovicchio: la vicenda alla base di Paperino, Paperoga e la formula sfortunata è assai labile e si rivelerà ancor di più tale alla conclusione. Però, vuoi perchè la jella (degli altri) fa sempre ridere, vuoi perchè ci sono comunque alcune sequenze divertenti, vuoi perchè i disegni di Pastrovicchio sono sempre un valore aggiunto, in fin dei conti si fa leggere e risulta migliore di tante altre della stessa serie.

Deludente invece l’apparato redazionale che ormai va scomparendo: le rubriche non esistono più (se si eslcudono giochi e barzellette), articoli o reportage vengono proposti col contagocce e tolta la pubblicità (peraltro tutta “interna”) e le anticipazioni varie, non rimane nulla. Si potrà anche discutere se sia meglio il nulla di un’intervista all’ennesimo vip televisivo, però è anche vero che così il settimanale sembra perdere un po’ il suo status di rivista per ridursi ad essere quasi un successore dei vecchi fumetti Bianconi!

Autore dell'articolo: Gianni Santarelli

Abruzzese, ingegnere elettronico riconvertito in quel che serve al momento. Il mio rapporto con i fumetti segue tutta la trafila: comincio a cinque anni con le buste risparmio della Bianconi (sovvenzionato da mia zia), poi Disney, i supereroi Corno, i Bonelli (praticamente tutti, anche se abbandonati man mano). Verso i 18 anni scopro le riviste della Comic Art, leggo "Stray toaster" di Sienkiewicz e inizio un giro del mondo fumettistico che ancora non termina. Fumetto franco-belga, argentino, americano, autori celebri e sconosciuti, tutto finisce nella mia biblioteca, molto aspetta ancora di essere letto, nel frattempo dilapido una fortuna. Su due cose sono profondamente ignorante: i supereroi "classici" (ad eccezione di Batman, per cui ho una venerazione, non leggo una storia dell'uomo ragno & c. dagli anni 80) e il fumetto giapponese. Per il Papersera, con il nick "piccolobush", collaboro all'annuale premio, scrivo qualche articolo quando necessario e mi occupo, con puntuale ritardo, del settimanale "Topolino"