Topolino 2963

05 SET 2012
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Conclusione scoppiettante e con il consueto doppio finale per DD. Con “Pole position”, Gagnor dimostra di essere a suo agio con la serie e soprattutto capace di non annoiare. Si premura anche di farci sapere che il glorioso “Papersera” non si chiama più così, ma più pomposamente (e telematicamente) “Duckburg Herald online”! Intini può sfogare tutto il suo talento, tra architetture audaci e “montaggio” adrenalinico.
Dopo una storia dal ritmo serrato, Topolino e l’enigma fulminante al confronto è quasi soporifera. Bosco, con i disegni di Palazzi imbastisce quello che sembra un classico giallo con protagonista Topolino, con un certo sottofondo martiniano (l’hobby di Pippo creato per l’occasione e che sarà la chiave di tutto), però la vicenda appare non molto avvincente, a tratti abbastanza tirata per i capelli e, soprattutto nel finale, inutilmente prolissa.
Non va meglio con Paperino e il pallino del golf, di Hansegard e Pujadas: per storie estere così anonime in fondo esiste Disney Comix, per quella che dovrebbe essere l’ammiraglia fra le testate Disney italiane sarebbe il caso di operare una selezione un po’ più accurata.
Qualche risata le strappa “Le leggi di Paperino viaggiatore – Il treno”, sorta di rivisitazione delle leggi di Murphy cucita addosso al simpatico papero da Panini e Lorenzo Pastrovicchio e l’albo si chiude con quella che sembra essere una nuova serie, stavolta dedicata alle antenate di Minni: “Victorian ladies – Minni e lo stile degli antipodi”, ad opera di Venerus e Soldati. Iniziative simili ce ne sono state già diverse in passato, dedicate sia alla stessa Minni che a Paperina e con risultati alterni. Riguardo questo episodio, non va molto oltre il classico clichè della ragazza di buona famiglia ma tendenzialmente ribelle che rivendica la sua indipendenza, perdendo anche l’occasione di sfruttare appieno quella che poteva essere l’aspetto più interessante e cioè l’insolita ambientazione nell’Australia di fine ‘800. Vedremo come saranno le successive puntate.

Oltre ai fumetti spazio ancora e soltanto a “Ribelle – The brave”, che per fortuna sta per uscire nelle sale

Autore dell'articolo: Gianni Santarelli

Abruzzese, ingegnere elettronico riconvertito in quel che serve al momento. Il mio rapporto con i fumetti segue tutta la trafila: comincio a cinque anni con le buste risparmio della Bianconi (sovvenzionato da mia zia), poi Disney, i supereroi Corno, i Bonelli (praticamente tutti, anche se abbandonati man mano). Verso i 18 anni scopro le riviste della Comic Art, leggo "Stray toaster" di Sienkiewicz e inizio un giro del mondo fumettistico che ancora non termina. Fumetto franco-belga, argentino, americano, autori celebri e sconosciuti, tutto finisce nella mia biblioteca, molto aspetta ancora di essere letto, nel frattempo dilapido una fortuna. Su due cose sono profondamente ignorante: i supereroi "classici" (ad eccezione di Batman, per cui ho una venerazione, non leggo una storia dell'uomo ragno & c. dagli anni 80) e il fumetto giapponese. Per il Papersera, con il nick "piccolobush", collaboro all'annuale premio, scrivo qualche articolo quando necessario e mi occupo, con puntuale ritardo, del settimanale "Topolino"