Topolino 2965

19 SET 2012
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Il bicentenario della nascita di Charles Dickens è l’occasione colta in Disney per presentare la parodia del suo primo (e tra i primi per successo ottenuto) romanzo, “Il circolo Pickwick”. In realtà la storia di Bosco, tranne il quartetto di protagonisti interpretati da Pico De’ Paperis, Paperino, Paperoga e Gastone e il loro girovagare per l’Inghilterra, ha dei legami molto labili con l’opera originale. Alla fin fine l’unica parte parodiata è quella delle elezioni di Eatanswill che si riduce alla solita rivalità Zio Paperone-Rockerdcuk, non particolarmente originale, nè particolarmente divertente. Mancano del tutto quelle che sono le caratteristiche del romanzo di Dickens: l’umorismo appunto (se non vogliamo considerare umorismo la gag del brontolio dello stomaco di Ciccio scambiato per un tuono, che ormai dovrebbe essere vietata per decreto legge), sottile e carico di ironia e la variopinta “fauna umana” qui ridotta ai soliti personaggi con i loro clichè di sempre. L’impressione è che un’opera come “Il circolo Pickwick” avrebbe potuto generare una storia decisamente migliore soprattutto, considerando che non è una vicenda unica ma più una raccolta di racconti, se articolata in più di due puntate.

Si sorride di più con “Paperina, Paperino e le sorprese del marketing emozionale” di Riccardo Secchi e Alessandro Gottardo: lo spunto su cui si regge il tutto è molto esile, ma almeno qualche momento divertente c’è e poi introdurre concetti relativamene “sofisticati” (come quello del marketing emozionale) è sempre una nota di merito.

Due riempitive che non lasciano alcun segno (“Indiana Pipps e l’inosservanza forestale” e “Andiamo al cinema – il film storico”) e il fascicolo si chiude con “Paperinik, Dinamite Bla e la minaccia dallo spazio profondo” scritta da Mazzoleni con i disegni di Gula. Una storia dal target decisamente infantile, che tira in ballo Paperinik in maniera del tutto gratuita per farlo agire in coppia col burbero montanaro. Non è la prima volta della “strana coppia”, ma il risultato non è felice: fondamentalmente noiosa, con alcuni passaggi poco chiari, il peso di tutto grava sulle spalle di Fiuto Joe!

Completano il numero, oltre alle consuete rubriche, un’intervista ad Alessandra Amoroso e un servizio sull’E3 di Los Angeles (la fiera dei videogames). Un peccato che non si sia approfittato per parlare un po’ di più di Charles Dickens e del suo romanzo al quale sono dedicate soltanto poche righe in apertura

Autore dell'articolo: Gianni Santarelli

Abruzzese, ingegnere elettronico riconvertito in quel che serve al momento. Il mio rapporto con i fumetti segue tutta la trafila: comincio a cinque anni con le buste risparmio della Bianconi (sovvenzionato da mia zia), poi Disney, i supereroi Corno, i Bonelli (praticamente tutti, anche se abbandonati man mano). Verso i 18 anni scopro le riviste della Comic Art, leggo "Stray toaster" di Sienkiewicz e inizio un giro del mondo fumettistico che ancora non termina. Fumetto franco-belga, argentino, americano, autori celebri e sconosciuti, tutto finisce nella mia biblioteca, molto aspetta ancora di essere letto, nel frattempo dilapido una fortuna. Su due cose sono profondamente ignorante: i supereroi "classici" (ad eccezione di Batman, per cui ho una venerazione, non leggo una storia dell'uomo ragno & c. dagli anni 80) e il fumetto giapponese. Per il Papersera, con il nick "piccolobush", collaboro all'annuale premio, scrivo qualche articolo quando necessario e mi occupo, con puntuale ritardo, del settimanale "Topolino"