Topolino 3010

31 LUG 2013
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Questo numero di metà estate porta con sé una ventata di freschezza, sia per originalità che per realizzazione.
E’ la storia che chiude il numero ad essere la migliore, senza nulla togliere a Topolino e il tormentone conteso, di Casty-De Vita, che regala una Topolinia vivace e allegra con personaggi caratterizzati molto bene sia nei pregi che nei difetti, disegnata in modo magistrale dal maestro De Vita; Nonna Papera e il ruba kuore di Secchi-Perissinotto. Questa avventura di Elvira, il nome proprio è d’obbligo, è davvero particolare e mette in luce un aspetto della Nonna che conosciamo poco, quello più intimo, più personale. Nonna Papera è alle prese con problemi economici, reali, risolvibili per fortuna e forse anche in modo semplice, vendendo un terreno a Paperone, il quale, però, vuole cementificare e ciò non è in linea con la morale di Elvira. Dopo qualche spassosa gag arriva a far la conoscenza della nonna un affascinante papero: George, il quale incarna qualcosa di più di un amico, incarna la leggerezza dell’età avanzata, un papero che ha realizzato tutto e vuol godersi la pace, che ha visto tutto… non si può andare avanti senza anticipare ciò che non deve essere anticipato, basti sapere che si crea un’atmosfera di una dolcezza rara. Sembra che in questo post tremila gli autori stiano cercando di conoscere a fondo le personalità dei personaggi, come è stato fatto con Paperoga per mano di Gagnor, oggi lo facciamo con Nonna Papera; personaggi sempre più “umani”, più credibili, con tante sfaccettature che brillano in modo più o meno intenso a seconda di come sono illuminate.
Di fronte a queste due, per diversi motivi, belle storie le brevi non scompaiono, ma strappano più di un sorriso: Zio Paperone e il tesoro del Baltico, di Korhonen-Cavazzano, ennesima avventura a tema ecologico, ma che ha il grandissimo pregio di avere una sceneggiatura non banale, che incuriosisce e impreziosita da un Cavazzano che crea delle pagine-capolavoro; Paperino e la sfida culinaria, di Vessella-Amendola, dove troviamo un Vessella più che maturo e abile nel maneggiare i personaggi, che appaiono ancora un po’ stereotipati, ma ben contestualizzati, la trama scorre bene e strappa più di un sorriso; Quando Pippo… aspettava alla fermata, di Bosco-Di Vita, una sola parola: delirio! E’ un Pippo delirante quello che Bosco ci propone, ma che fa morire dalle risate.
Insomma un numero consigliato!

Autore dell'articolo: Nebulina