Topolino 3011

07 AGO 2013
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La cosa più interessante del nuovo numero di “Topolino” è la storia di chiusura: Weird West Mickey – Diligenza per Ghost Town, è parte di un progetto curato da Stefano Ambrosio per Disney Publishing Worldwide e che conta già diverse storie (che probabilmente verranno pubblicate tutte sul settimanale). E’ interessante per una commistione col soprannaturale abbastanza accentuata e per una libertà di scrittura che è sempre piacevole trovare in un periodico Disney: si parla infatti di guerre, tradimenti, morti in maniera credibile e non gratuita. Azzeccata anche la riproposizione di un character come il vecchio Squick (qui indicato però con il nome originale di Squinch) che è a suo agio in un’ambientazione western ottocentesca.

Peccato che la storia presenti anche diversi difetti: l’aspetto generale è più da cortometraggio, tanto che spesso si ha l’impressione di vedere un vecchio (o nuovo) cartone di Scooby-doo! Poi non è ben chiaro nemmeno se questa sia (come sperabile, una pubblicazione random sarebbe grave) la prima storia della serie, di fatto nessuno dei protagonisti nè la loro sede, viene presentato, anche se leggendo si intuisce tutto senza problemi. Per il resto le tematiche attingono a una letteratura (e cinematografia) ormai vasta, da X-files ad Altrove. Insomma un progetto potenzialmente affascinante ma su cui pende come una spada di Damocle il tipo di pubblico scelto come destinatario. Probabilmente ne sapremo di più con le prossime uscite (visto il cliffhanger dell’ultima tavola, non c’è da dubitare che ci saranno).

Quel che resta del 3011 è poca cosa, mancando un guizzo, un qualcosa che lo sollevi da una sufficienza agevole ma senza gloria.

Persino Faccini pare accusare qualche colpo a vuoto: La Banda Bassotti e l’incredibile multiduplicator è delirante e squinternata come suo solito ma poco divertente mancando di vere e proprie gag e si sorride solo per le tante versioni “apocrife” di Paperoga che impazzano per le tavole.

Topolino e il colpo ecologico di Bosco e Gervasio è penalizzata dal dover a tutti i costi giustificare l’uso di una macchina elettrica (per poter così parlare di ecologia, ztl e mobilità sostenibile) col risultato di avere un criminale che si preoccupa di non infrangere le ztl e di scoprire che c’è una zona del centro città talmente irta di ostacoli che è necessario un Suv per muovercisi (un Suv però veloce ed ecologico, sennò la Speedmouse Bosco che l’ha inventata a fare?). Credibilità nulla per quello che avrebbe forse voluto essere un caso poliziesco.

Mazzoleni (con Ottavio Panaro) decide poi che Gastone ha bisogno di lavorare, per di più come proprietario di un’agenzia turistica, segno che davvero stanno finendo le idee su come usare il biondo papero.

Panini (con Gottardo) invece, rispolvera il Topolino sotto stress per le troppe indagini (quali? Negli ultimi anni si contano sulle dita di una mano!) ma il risultato è un “deja vu” abbastanza pronunciato, dato che il tema non è nuovissimo.

Con Zio Paperone e la grande caccia ai trofei – L’insuperabile maestro, scritta da Carlo Panaro e disegnata da Luca Usai, almeno si ride, ma certo seguire una vicenda così frammentata non aiuta molto.

Articoli assenti, redazionali soliti (domande, giochi, barzellette): numero perfetto da leggere sotto l’ombrellone, senza pensieri e senza impegno.

Autore dell'articolo: Gianni Santarelli

Abruzzese, ingegnere elettronico riconvertito in quel che serve al momento. Il mio rapporto con i fumetti segue tutta la trafila: comincio a cinque anni con le buste risparmio della Bianconi (sovvenzionato da mia zia), poi Disney, i supereroi Corno, i Bonelli (praticamente tutti, anche se abbandonati man mano). Verso i 18 anni scopro le riviste della Comic Art, leggo "Stray toaster" di Sienkiewicz e inizio un giro del mondo fumettistico che ancora non termina. Fumetto franco-belga, argentino, americano, autori celebri e sconosciuti, tutto finisce nella mia biblioteca, molto aspetta ancora di essere letto, nel frattempo dilapido una fortuna. Su due cose sono profondamente ignorante: i supereroi "classici" (ad eccezione di Batman, per cui ho una venerazione, non leggo una storia dell'uomo ragno & c. dagli anni 80) e il fumetto giapponese. Per il Papersera, con il nick "piccolobush", collaboro all'annuale premio, scrivo qualche articolo quando necessario e mi occupo, con puntuale ritardo, del settimanale "Topolino"