Paperino e le lenticchie di Babilonia
Sei spaventilioni, due sesquiliardi e settantotto dollari.
Questa la somma sborsata da Paperon De’ Paperoni per l’acquisto di una sola azione della “Bassotti Spa”: l’intero patrimonio costruito in una lunga ed operosa vita tracciato dal papero più ricco del mondo col “pennino che scricchiola sul libretto degli assegni“, certo di aver compiuto una mirabolante operazione finanziaria.
L’indimenticabile interpretazione di Paperon de’ Paperoni!
È un tema estremo quello scelto da Romano Scarpa per narrare, nel 1960, una delle più epiche disavventure del self made duck creato appena tredici anni prima da Carl Barks. E l’autore veneziano, al tempo appena trentatreenne, strizza l’occhio proprio ad uno dei massimi capolavori dell’Uomo dei Paperi per descrivere il dramma umano vissuto dal caparbio Scrooge: quella A Christmas For Shacktown pubblicata in Italia nel 1952 e che certamente influenza non poco la formazione di Scarpa nella propria interpretazione della complessa personalità di Paperone. Tuttavia, mentre nell’avventura di Barks è il destino a giocare un ruolo decisivo nella perdita dell’immane patrimonio del magnate, come ben espresso dal titolo utilizzato nella prima versione italiana della storia (“Paperino e il ventino fatale”), pur colpevole di una mancata e più razionale pianificazione di stoccaggio delle proprie sostanze, in “Paperino e le lenticchie di Babilonia” è lo stesso Paperone a prodigarsi in quella che si rivelerà la più errata speculazione finanziaria della sua carriera.
Infatti, nelle pieghe della complessa trama intessuta dall’autore, narrata con la tecnica del flashback e farcita da diversi salti spaziali e temporali, il lettore assiste incredulo al percorso che conduce lo zione a rovinarsi letteralmente con le proprie mani, non a cadere vittima di un tranello abilmente predisposto dai suoi antagonisti. Anzi: è proprio Paperone ad inserirsi inconsapevolmente tra gli ingranaggi di un sistema sapientemente messo a punto dai Bassotti per il loro tornaconto, che altrimenti non lo avrebbe assolutamente previsto come obiettivo. Infatti, dopo il rinvenimento di un ingente quantitativo di lenticchie tra le rovine di antichi templi babilonesi, la Banda dà vita ad un’articolata filiera commerciale che le consente di immettere su un mercato controllato il prodotto alimentare volutamente alterato, generando un’enorme plusvalenza tra produttore (i Bassotti) ed acquirente ultimo (i Bassotti stessi), grazie ad una serie di favorevoli cambi di valuta.
Imbattutosi per caso in una porzione del legume babilonese, e trovandolo incredibilmente delizioso, Paperone decide di impegnarsi personalmente in una imponente campagna pubblicitaria per consentire al prodotto di raggiungere la popolarità che, a suo dire, meriterebbe.
Elogio delle lenticchie…
“Oggi la gente non sa scegliersi le cose buone, ecco la verità ! Bisogna metter loro tutto sotto il naso con la pubblicità !” esclama un agguerrito Paperone ormai totalmente persuaso a perorare in prima persona la causa delle lenticchie. Qui Scarpa inizia ad approfondire quel tema che più volte, a cominciare da “Topolino e il gigante della pubblicità ” del 1961, ricorrerà nelle sue storie successive: l’enorme forza trascinante delle campagne promozionali portate avanti con qualsiasi media, a cominciare dalla televisione.
In “Paperino e le lenticchie di Babilonia” Paperone possiede un proprio canale televisivo privato e anche i Bassotti riescono con i propri mezzi ad inserirsi senza troppa fatica tra le frequenze dell’etere: pura fantascienza nell’Italia del 1960 che ancora non conosceva il secondo canale nazionale, che sarebbe arrivato solo l’anno dopo, né tanto meno la televisione privata commerciale, che non avrebbe beneficiato di una presenza significativa prima del decennio successivo.
Scarpa dimostra in questo modo come, grazie ad un imponente battage pubblicitario (benché pesantemente sabotato dagli stessi Bassotti, mossi come detto da tutt’altro interesse), qualunque prodotto, finanche il più disgustoso, possa assumere grande appeal tra i consumatori. Sono proprio le innumerevoli lettere di intenzione di acquisto delle lenticchie a far muovere a Paperone il passo sconsiderato di cui sopra che aprirà le porte al suo dramma interiore.
Irresistibile il ruolo dei Bassotti lungo tutta la storia!
In questa storia l’autore di Venezia mutua da Barks soprattutto la variegata rappresentazione del complesso spettro emozionale vissuto dal suo protagonista: dalla ferma e sicura abilità con cui manovra il mercato azionario, alla frenesia con cui si getta a capofitto in un’impresa erroneamente giudicata redditizia, alla tentazione di operare una truffa per uscirne nella maniera più facile ma disonesta, fino all’apparente tempra mossa dalla sete di rivalsa ma che in realtà nasconde la malinconica resa.
Le ultime tavole della storia sono certamente tra le più poetiche di tutta la produzione fumettistica a marchio Disney: Paperone non rinuncia a mostrarsi forte e reattivo agli occhi dei nipoti pur sentendosi in cuor suo definitivamente sconfitto. L’estrema solitudine, unitamente al senso di nostalgia e al dramma della perdita provati da Paperone, e qui magistralmente trasmessi da Scarpa, costituiscono una delle pagine più complesse e riuscite nella rappresentazione dell’introspezione del personaggio. Prima di una risoluzione inaspettata, sapientemente evocata ma non direttamente narrata, di cui nulla diciamo per non privare l’ignaro lettore dell’insostituibile piacere della scoperta.
29 APR 2015