Topolino 3101

29 APR 2015
Voti del fascicolo: Recensore: Medio: (27 voti) Esegui il login per votare!

Quando si deve dare un giudizio su qualcosa composto da più parti è necessario riuscire a non perdere di vista la globalità dell’opera a favore del particolare che può colpire più o meno; il numero di questa settimana sembra fatto apposta per far questo: catalizzare l’attenzione su una storia invece che su un’altra solo per gusti personali.
La prima, Topolin Murat e i misteri di Pompei (Gagnor/Zanchi-Andolfo), ha davvero tanti pregi, primo fra tutti insegnare qualcosa oltre che trasmettere emozioni, e ci riesce molto bene. Per insegnare è necessario conoscere e Gagnor ancora una volta dimostra di riuscire a mettere la sua cultura al servizio di tutti incuriosendo e avvicinando al mondo dell’arte.
La trama di per sé risulta costretta nelle pagine in cui è contenuta, cerca in un modo o in un altro di farsi spazio senza, ahimè, riuscirci, perché troppi sarebbero i dialoghi da creare e troppe le figure da disegnare, ma Zanchi riesce a dar vita a personaggi vivi e vitali rendendo tutto il non detto comprensibile. L’uso dei personaggi risulta azzeccato e simpatico, penso al Gambadilegno/Fauno anche se a volte la risoluzione delle vicende appare frettolosa e forse anche artificiosa.
Quello che però resta alla fine non è la sensazione di aver letto un’avventura, ma la voglia di andare a Pompei in primis e poi di leggere i classici, tuffarsi ancora una volta (oppure per la prima volta) negli scritti di Plinio e viaggiare con la fantasia in quei luoghi lontani nel tempo, in realtà ormai sconosciute e in quel mistero affascinante che è Pompei. Il finale è un particolare, forse inutile, forse una strizzata d’occhio ai lettori, slegato dalla vicenda, ma non per questo meno simpatico.
Cambiando del tutto contesto e profondità ci imbattiamo in Gambadilegno e la dimensione eroica (Mazzoleni/Mazzarello), dove il canovaccio su cui posa tutta la vicenda è vecchio e conosciuto, dove il pretesto con cui far iniziare la storia è forzato, insomma dove tutti gli ingredienti in mano allo sceneggiatore fanno presagire il peggio eppure questi riesce, come un abile cuoco, a rendere tutto ben calibrato, regala freschezza ad un soggetto stantio; i personaggi stravolti assumono connotazioni esilaranti, le reazioni di Gambadilegno sono così verosimili da rendere il tutto credibile seppur in uno scenario fantascientifico. A lettura ultimata la sensazione di divertimento è assicurata.
Dopo la cultura, la fantascienza veniamo a contatto con la sociologia: Paperetta si fa in due (Stabile/Urbano), in cui si tenta di raccontare uno spaccato del mondo post adolescenziale, il college e la vita nel suo contesto. Il soggetto è ambizioso e per gran parte della storia anche la sceneggiatura è alla sua altezza, i dialoghi sono freschi, il lessico adeguato e anche i tempi narrativi sono di livello, quello che forse è carente è la componente emozionale. La trama è ricca di eventi in cui la sospensione dell’incredulità la fa da padrone, ma non è questo ad essere eccessivo, quello che davvero non si riesce a fare è empatizzare con i personaggi, sia quelli principali, Paperone e Paperetta, sia quelli secondari che seppur ben delineati e ben calati nel contesto narrato risultano freddi ed antipatici, ognuno di essi per un motivo diverso; non so fino a che punto questo sia voluto. In ogni caso la storia scorre veloce e in modo tutto sommato piacevole.
La breve Zio Paperone e la cena artistica (Bosco/Gatto) fa il suo dovere, senza quasi lasciare traccia. Una risata e poco più.
Il surreale si apre la strada con un Faccini più che ispirato in Archimede e il tarlo del dubbio, in cui una apparente situazione quotidiana degenera e diventa delirante. Le espressioni di Archimede e del Mnemorobot sono quel qualcosa che fa capire quanto la componente grafica sia importante in un fumetto e quanto questo non possa farne a meno. Tutti i pensieri che devono accalcarsi nella mente di Archimede sono palesati dalla sua faccia e tutta la malata perfidia in quella del piccolo robottino. Non può che far ridere, ridere e ancora ridere! Conducendo la storia di diritto al primo posto di una virtuale classifica settimanale.
Infine, Paperino e la psicologia da videogame (Buratti/Camboni), che, per chi è un amante di videogiochi, è davvero divertente e realistica. Gli scenari raccontati e le reazioni che seguono alle azioni dei vari personaggi danno vita a gag che fanno sorridere, anche se la trama è lineare e non ci sono grandi colpi di scena.
Interessante il redazionale dedicato a Pompei, bella l’intervista di Federico Taddia. Buona lettura per un numero che si stabilisce nella media (alta) delle uscite settimanali.

Autore dell'articolo: Nebulina