Topolino 3148

29 MAR 2016
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Numero anonimo, deprimente, bambinesco nel senso più deteriore della parola. Un ritorno al passato, con tante storie ma con quelle più lunghe che a stento superano le venti tavole.
Le dieci tavole di Pktube, fruibili tutto sommato anche da chi è digiuno del personaggio pur con ovvie limitazioni, splendono come un diamante in un negozio di chincaglierie.

Sisto Nigro, con Topolino e il gol a passo di tango prova a scrivere una storia di calcio che non sia una parata di caricature come accade spesso, ma la vicenda non decolla mai. Sembra una puntata di Holly e Benji ma rivolta ad un pubblico ancora più infantile. Tanti personaggi del tutto inutili, primo fra tutti Gambadilegno, la cui presenza autorizza a pensare che possa succedere qualcosa, che possa esserci dietro qualcosa in più di una scialba cronaca e invece nulla. Persino la partita di calcio del Don Camillo di Terence Hill era più avvincente.

Glissando sulle inutili due riempitive a tema supereroistico, il fuoco di fila delle ultime tre è davvero micidiale.

Prima Riccardo Pesce si incarta in un cervellotico progetto di Amelia, poi Valentini decide di riciclare zia Topolinda nei panni di Jessica Fletcher (o di miss Marple, chissà…), scrivendo un “giallo” che viene incontro alle limitate capacità mentali di una ottuagenaria affetta da demenza senile. No, dài, non è un giallo, non può esserlo. Il giallo è solo un pretesto per introdurci nel microcosmo del paesino della zia, per raccontarci i grandi avvenimenti e le piccole miserie di una comunità, come la sagra del ghiottone e il furto della ricetta di una torta di mele…. uhm… messa così sembra quasi interessante. Sembra appunto…

Per finire ecco una storia con protagonista una spalla monocorde e già questo autorizzerebbe a saltare la lettura perché si sa già quale sarà lo svolgimento ed è già tanto che non sono comparsi gli alieni. Ma volendo farsi del male si può godere dei disegni ispirati e della posa “a mani alzate” che i personaggi assumono, a rotazione e spesso a sproposito, lungo tutto l’arco della vicenda.

Inutile accennare a redazionali o articoli, nemmeno uno scoop sul codice Pantone della tinta usata da Gabriel Garko potrebbe risollevare questo numero

Autore dell'articolo: Gianni Santarelli

Abruzzese, ingegnere elettronico riconvertito in quel che serve al momento. Il mio rapporto con i fumetti segue tutta la trafila: comincio a cinque anni con le buste risparmio della Bianconi (sovvenzionato da mia zia), poi Disney, i supereroi Corno, i Bonelli (praticamente tutti, anche se abbandonati man mano). Verso i 18 anni scopro le riviste della Comic Art, leggo "Stray toaster" di Sienkiewicz e inizio un giro del mondo fumettistico che ancora non termina. Fumetto franco-belga, argentino, americano, autori celebri e sconosciuti, tutto finisce nella mia biblioteca, molto aspetta ancora di essere letto, nel frattempo dilapido una fortuna. Su due cose sono profondamente ignorante: i supereroi "classici" (ad eccezione di Batman, per cui ho una venerazione, non leggo una storia dell'uomo ragno & c. dagli anni 80) e il fumetto giapponese. Per il Papersera, con il nick "piccolobush", collaboro all'annuale premio, scrivo qualche articolo quando necessario e mi occupo, con puntuale ritardo, del settimanale "Topolino"