The Don Rosa Library – Zio Paperone e Paperino 9
Il nono volume della collana è presentato da una copertina che reca un’immagine certamente iconica di Paperon de’ Paperoni – il momento della scoperta della famosa pepita “uovo d’oca” – su uno sfondo dorato di monete.
In effetti, nulla di più appropriato poteva aprire il numero che contiene “L’argonauta del Fosso dell’Agonia Bianca” ottavo capitolo e momento clou della $aga, quasi un ipotetico punto d’apice della narrazione: per il giovane Paperone è finalmente giunto il tempo di mettere a frutto gli anni di esperienza maturati finora in giro per il mondo, e d’un tratto la prospettiva della sua vita cambia radicalmente; si arricchisce e mette le basi del suo futuro impero economico, nulla sarà più come prima. E’ questo un momento topico della vicenda, e non a caso l’autore vi dedicherà anche un capitolo extra volto ad approfondire il suo rapporto con Doretta Doremì.
L’albo, e questa è una novità rispetto ai due numeri precedenti, prosegue con una storia che nulla ha a che vedere con la $aga, ma che tuttavia è fra le più apprezzate di Don Rosa: “Zio Paperone e i guardiani della biblioteca perduta” è davvero particolare, quasi un mix tra una corsa a tappe in giro per il mondo e un compendio storico sulla trasmissione della conoscenza lungo i secoli; con un colpo di genio veramente originale, l’autore riesce a far risalire la nascita del corpo delle Giovani Marmotte nientemeno che…beh, non sarebbe opportuno rivelarlo qui, per cui basti sapere che l’intreccio è davvero notevole e la storia indimenticabile.
Si ritorna in ambito $aga con “Il miliardario di Colle Fosco”, capitolo che inaugura la fase “discendente” della narrazione, stando alle parole dello stesso Don Rosa; in realtà la storia consta di una prima parte costituita da gag costruite intorno al tema della scarsa appartenenza di Paperone alla società scozzese del tempo, ed una seconda molto più breve ma densa ed emozionante – senza dubbio il momento di maggior dramma di tutta la biografia paperoniana e di buona parte dei restanti fumetti Disney – dove Paperone e le sorelle salutano, inconsapevolmente per l’ultima volta l’anziano genitore, il quale subito dopo raggiungerà la moglie venuta a mancare anni prima. Al riguardo, non si può fare a meno di notare – con sommo biasimo – come l’imperante etica del “politically correct” abbia mietuto l’ennesima vittima: nella versione originale della seconda vignetta dell’ultima tavola appare il fantasma della mamma di Paperone il quale, dialogando col marito (che ha appena raggiunto la sua stessa… “condizione”) lo rassicura sul futuro del giovane figlio, spiegando come “Qualcuno di sicura attendibilità” le avesse rivelato che Paperone imparerà ciò che ancora serve nella vita e tutto andrà bene; ora, per quanto tutte le precedenti edizioni italiane della $aga mantenessero una traduzione fedele all’originale, in questa versione sparisce ogni riferimento al “Qualcuno” e la dolce Piumina sembra ripetersi nel ribadire quel “Davvero per il meglio”, sia mai che “qualcuno” si possa offendere a leggere quel vago e generico riferimento!
L’albo si chiude con un’altra extra-$aga, “Paperino… da Paperopoli a Lillehammer”, storiella non certo memorabile dedicata ai Giochi Olimpici Invernali norvegesi del 1994: il canovaccio non è dei più originali, con la solita rivalità tra i cugini Paperino e Gastone dove l’imperante fortuna del secondo ha facilmente la meglio sull’impegno del primo; verso la fine sembra che le cose si possano rimettere a posto, ma comunque Paperino viene punito solo “per l’intenzione” di aver voluto provare a imbrogliare contro il cugino. Di fatto, la parte più divertente della vicenda risiede nei problemi che Don Rosa, fedele alla sua ambientazione anni’ 50, si fa nel dover attualizzare la vicenda nel 1994.
Concludendo, abbiamo un albo per tre quarti di ottimo livello, ma con una pecca evidente alla fine della terza storia ed una quarta di poche pretese, per cui non pare ingeneroso dare un voto di quattro stelle.