Lucca Comics 2019: intervista a Roberto Gagnor
Il Papersera in occasione di Lucca Comics & Games ha intervistato lo sceneggiatore Roberto Gagnor, che fa il suo esordio sulla nuova testata Topolino Fuoriserie con la storia di Pikappa “Un nuovo eroe“.
Qui di seguito l’intera trascrizione dell’intervista realizzata:
Siamo qui con Roberto Gagnor, sceneggiatore e autore Disney, che ringraziamo per aver accettato la nostra intervista.
Ciao, Papersera!
Roberto è autore di “Un nuovo eroe”, nuova storia di PK uscita in questi giorni con i disegni di Alberto Lavoradori. Prima domanda un po’ preliminare: come ti sei preparato? Diciamo che PK è un ambiente un po’ a parte rispetto a quello a cui sei abituato come sceneggiatore.
Mi sono preparato rileggendo le ultime e le prime del PK classico: ho riletto le storie bellissime del passato e le ultime di Artibani e Sisti, che hanno fatto delle opere molto, molto belle. Dall’altra parte ho pensato alle mie di trame perché per essere rispettosi dei personaggi bisogna cercare la propria strada. Sarebbe inutile fare una ripresa pedestre di quello che hanno fatto gli altri, tanto più quando sono così bravi. Perché sono due maestri veri Artibani e Sisti: uno l’ho avuto come insegnante al master Disney, Sisti, ed è eccezionale; Artibani è veramente un maestro. Volevo raccontare il mio PK nel rispetto di quella tradizione lì.
Come ti sei approcciato al personaggio? Qual era lo scopo? Cosa volevi raccontare di PK?
Volevo raccontare il fatto che tutto è possibile: è una space opera in cui succede di tutto, in cui il mondo è grandioso, l’universo è il palcoscenico in cui succedono cose diverse. Volevo veramente mettere l’accento su quello. Io amo i fumetti di supereroi, amo gli X-Men e quello che mi piace di loro è il fatto che possa succedere veramente di tutto, nel bellissimo, nel tragico. Quando leggi una delle storie degli X-Men, belle tipo le ultime di Hickman o quelle di Morrison, ti rendi conto che tutto può succedere e io volevo creare un po’ quest’idea qua.
L’altra domanda che ti volevo fare riguarda un po’ l’ambiente dei fan di PK che, se vogliamo, sono tra i più “esagitati” del mondo Disney, ma anche i più precisi, i più esigenti. Ti sei reso conto del pantano in cui ti sei andato a mettere affrontando questo personaggio?
Ho capito che c’è molto amore per il personaggio, ma quello lo sapevo già. Quando poi lo scrivi tu hai la responsabilità, non vuoi rovinarlo. Però, allo stesso tempo, se sei troppo fedele, se dai al pubblico quello che si aspetta non ti seguirà. Tu non devi dare al pubblico quello che si aspetta, ma quello che non si aspetta e anche quello che piace a te: se piace a te piacerà anche al pubblico, di solito. Se già non piace a te lo scriverai male, perciò ho cercato di divertirmi e di divertire, che poi è quello che faccio sempre con Topolino, cercando di essere rispettoso del personaggio ma anche mettendoci qualcosa di mio: lo humour sì, ma diverso; l’avventura sì, ma a modo mio. Io ho detto che se Artibani e Sisti hanno fatto a volte Alien – che è un gran film – io volevo fare Aliens, che è un altro grande film ma completamente diverso.
Quando ti hanno dato la notizia di dover sceneggiare PK cosa hai pensato?
“Oddio! Ah… bene, sì!”. Perché io di solito ho una deformazione professionale per cui penso di poter scrivere qualunque cosa in qualunque momento: non è vero! Poi lo scopro facendomi male dopo, però intanto è quello che deve fare un autore, non aver paura di niente e buttarsi. Quando Alex Bertani e Davide Catenacci me l’hanno proposto io ho accettato subito ringraziandoli molto e li ringrazio ancora adesso. Come ringrazio Alberto Lavoradori per il lavoro che ha fatto: Alberto è uno diverso da tutti gli altri, è nuovo, è strano, può non piacere però non puoi negare che sia diverso da tutti gli altri e io volevo quello. È il modo per dire che questa è un’altra roba. Non è un reboot, ma si riparte e si fa qualcosa di diverso. Sono molto contento del suo lavoro.
Alberto Lavoradori è il disegnatore di questa storia. Sapevi già, quando hai iniziato a sceneggiarla, che sarebbe stato lui? Hai avuto delle idee in funzione del disegno di Lavoradori?
Ci ho pensato, ma in realtà ero talmente preso dalla mia idea che mi fidavo – e mi fido – molto di Alberto. Poi sapevo che giocandola sul diverso, sullo strano, sull’apparentemente assurdo mi avrebbe seguito. Abbiamo già lavorato insieme, quindi la fiducia era completa.
Hai dato qualche indicazione particolare o hai lasciato carta bianca?
Gli ho detto una cosa molto precisa sul finale perché, dato che sto già pensando ad altre cose, quella roba lì me l’aveva disegnata in un modo e allora gli ho detto: “No, quella cosa lì fammela cosà”. Ma non vi dico niente.
Questa nuova storia si aggancia in qualche maniera a quella che hanno definito la PK New Era di Sisti e Artibani o parte da una situazione differente?
Ci sono PK, Uno e Lyla. Basta. E c’è la Ducklair Tower. Per il resto ho deciso di cambiare e di portarlo da un’altra parte perché volevo anche aprire: Artibani e Sisti hanno iniziato ad aprire questo mondo; secondo me si può aprire ancora di più. Quello che mi piace della fantascienza è quando apre mondi: Solo o anche Rogue One hanno portato Star Wars in posti in cui Star Wars non c’era (le montagne, il treno, i tropici…) e quindi volevo prendere un altro mondo. Dalle prossime storie si vedrà di più questa cosa.
Nonostante PK abbia avuto diverse vite editoriali, questa è la prima volta che compare in un volume del genere direttamente cartonato, non passando per Topolino…
Mi hanno cartonato!
Cosa pensi di questa nuova forma con cui è finito nelle edicole, nelle fumetterie?
Personalmente mi piace molto perché c’è il mio nome, perché è cartonato e soprattutto perché fa vedere che certe cose le puoi portare altrove, in un altro contesto. Puoi usare PK come testa di ponte per arrivare nelle librerie, nelle fumetterie, per far vedere che il fumetto Disney può osare. Questa cosa è uno dei motivi per cui sono contento che sia qua, perché su Topolino ci sono già, mi piace molto e fosse per me uscirei sempre, ma il fatto di uscire fuori da Topolino, in un altro contesto è un’avventura che mi piace molto.
Le tavole sono molte di meno rispetto a quelle con cui ci eravamo abituati nelle ultime storie. Hai trovato delle difficoltà, hai dovuto fare degli aggiustamenti particolari per far stare un’avventura di PK in sole 44 tavole?
È un ritmo diverso. Artibani e Sisti hanno un ritmo loro, io ho usato il mio: non ci si ferma mai. Tu sali su questo ottovolante e per 44 tavole non ci sono pause perché succedono un sacco di cose. Personalmente io vedo le storie così: non scrivo mai storie con delle grandi pause, mi piace quel ritmo lì nel bene e nel male. Può essere anche un difetto, però mi piace farle così e non l’ho trovata una costrizione, anzi! Di solito io tendo sempre ad accorpare, a dare ritmo e velocità.
In base ai piani a lungo termine che hai, sai cosa aspetta il “vecchio mantello” e quali sono le avventure che troverà da adesso in poi?
Allora, vi dico solo che io amo gli X-Men di Lobdell, gli X-Men di Morrison… amo quel tipo di mondo lì che ho portato dentro, diciamo. Quindi succederanno tante cose supereroistiche e… non posso fare spoiler! Però posso dire che saranno cose molto vicine a me. Non nel senso che si riderà con pernacchioni e basta ma si allargherà ancora di più l’orizzonte di PK.
Per concludere, a parte PK cosa ci aspetta da Roberto Gagnor?
Storie con Claudio Sciarrone con Qui, Quo e Qua che parleranno di un universo molto preciso, ma non dico di più. Poi dovrebbe uscire un Brigittik che è lì da un po’, con Mangiatordi. C’è ancora un episodio dei “Tesori di Serie B” di Brigitta e Filo che deve ancora uscire, ma penso che sarà imminente. Ho già preparato con Alex e Davide dei piani: non vi dico di più perché devo materialmente scriverli, ma in realtà ho già mappato un po’ di cose che voglio fare.
Grazie mille, Roberto!
Grazie a voi! Ciao Papersera! Mi raccomando: calmini, ecco, ci capiamo… ci vediamo lì! Buon divertimento, buona Lucca e grazie!