Da non lasciare in ombra
Premessa
Il seguente contributo si ispira a In terms of black and white, articolo realizzato da Bruce Hamilton e pubblicato sul volume X della Carl Barks Library di Another Rainbow (USA, 1990).
Introduzione
Figura 068 – Due silhouette ben riconoscibili.
Una silhouette è la rappresentazione di un qualcosa tramite i suoi contorni esterni. Sebbene esistano esempi di raffigurazioni di questo tipo anche nell’arte antica egizia e greca, la silhouette intesa in senso moderno si diffonde nella seconda metà del 1700 e prende il nome dall’allora ministro delle finanze francese Étienne de Silhouette, famoso per la sua politica amministrativa essenziale e improntata all’estrema parsimonia (questo non ci ricorda qualcuno?).
Originariamente utilizzata solo per realizzare miniature di profili, la silhouette diventò molto popolare per un centinaio di anni prima di essere lasciata in ombra(!) dalla fotografia.
Le origini
Sebbene siano comunemente immaginate come semplici ritagli di carta nera su sfondo bianco, le variazioni nell’ambito delle silhouette sono moltissime, come ebbe modo di dimostrare Carl Barks, che in pochi anni riuscì a sviluppare un approccio molto raffinato ed evoluto a questa forma d’arte.
Figura 001 – Occhio alla mira….
Negli anni Quaranta l’art director e managing editor dei fumetti della Western Publishing era Oscar Lebeck, un convinto sostenitore dell’uso del nero nei fumetti a colori Dell; fu lui a spingere affinché gli autori in forza alla Western utilizzassero questa soluzione per le vignette in cui volevano ottenere effetti di maggiore impatto. I due collaboratori allora più giovani, Carl Barks e John Stanley (autore di Little Lulu) iniziarono quindi ad usare largamente – e con buon profitto – i neri pieni nei loro lavori, ma fu l’Uomo dei Paperi ad ottenere con le sue silhouette effetti paragonabili a quelli che all’epoca erano lavori più maturi di grandi autori come Will Eisner con The Spirit e Hal Foster con Prince Valiant.
Fonti e ispirazioni
Il famoso illustratore inglese Arthur Rackman nel 1919 e 1920 realizzò le illustrazioni per due libri di fiabe – Cinderella e The Sleeping Beauty – utilizzando solamente silhouette. Probabilmente Barks ebbe occasione di vedere questi libri, ma quello che effettivamente gli servì da ispirazione e formazione non è noto. Possiamo ipotizzare che un consistente contributo lo diede la sua attività presso i Disney Studios, dove fu impiegato negli anni 1935-42 nella realizzazione di cartoni. Tra quelli cui collaborò direttamente troviamo Good Scouts, della serie Donald Duck: il finale vede Paperino inseguito da un orso su un masso rotolante, entrambi rappresentati in silhouette e racchiusi in un cerchio che si stringe via via (tecnica detta iris shot, cioè l’utilizzo di un cerchio che si chiude in nero per terminare una scena). Gli stratagemmi dell’inseguimento finale e dell’iris shot colpirono molto Barks, che li usò frequentemente per chiudere le sue storie o per sottolineare momenti di particolare agitazione, come nel caso della gag della fuga in Back to the Klondike (figura 024): questo tema ricorrente, come possiamo vedere dalle numerose immagini riportate qui di seguito, venne usato da Barks durante tutta la sua carriera di autore di fumetti, ed è indubitabilmente un lascito dei tempi dell’animazione.
Considerando quindi il passato di animatore di Barks, non è certo sorprendente realizzare come il suo uso delle silhouette nei primi anni sia stato orientato ad un approccio tipicamente cinematografico, uso che però l’autore evolverà adeguandolo all’ambito del medium fumetto e mostrando un’eccellente comprensione delle tecniche di quest’arte, che andiamo ad illustrare con dovizia di esempi in questo articolo.
Ambito cronologico della sua produzione
Da un punto di vista cronologico, il primo personaggio ad apparire in silhouette in una storia di Barks non fu Paperino, né nessun altro componente della “famiglia dei paperi”, bensì il minaccioso Pietro il Nero.
Figura 061 – La prima silhouette di Paperino.
Figura 053 – La sagoma di Pietro il Nero si staglia contro la luce.
Questo avvenne proprio nella storia d’esordio dell’autore statunitense Donald Duck Finds Pirate Gold, e l’effetto drammatico reso dalla vignetta (figura 053) probabilmente non fu abbastanza soddisfacente per Barks, che in effetti non utilizzò più questo effetto di “retroilluminazione” per introdurre un personaggio o una scena dopo questa sua prima prova.
Per vedere la prima silhouette di Paperino però non si dovette attendere a lungo: nella sua prima storia breve risalente al 1943 (l’esordio delle sue famose ten-pager), già a pagina 4 appare in campo lungo l’inconfondibile sagoma del papero (figura 061).
L’ambientazione delle paludi delle Everglades in Mistery of the Swamp rappresenta invece il primo utilizzo creativo fatto da Barks delle silhouette. Come possiamo vedere nella figura 050, l’autore utilizza le acque della palude in contrasto con l’oscurità delle ombre notturne per dividere gli spazi, e la “luce” proveniente dalle acque serve anche a spiegare come sia possibile per il lettore vedere in controluce i paperi all’interno della loro tenda mentre si preparano per la notte.
Figura 050 – Preparativi per la notte nella palude.
Alla fine degli anni Quaranta Barks gestisce al meglio la tecnica delle silhouette, ed è probabilmente in Vacation Time (1950) che l’artista raggiunge il suo livello più alto di raffinatezza e comunicabilità nell’uso di questa tecnica.
L’ultima silhouette barksiana, che è anche la sua ultima realizzazione inchiostrata e realizzata appositamente per essere pubblicata, è apparsa quarantasei anni dopo la prima, nel 1988, sulla retrocopertina del volume VII della Carl Barks Library di Another Rainbow, riprendendo con alcune modifiche l’ultima vignetta della storia Fireman Donald (1947).
L’evoluzione nell’utilizzo delle silhouette
I manuali ci dicono che «la realizzazione di silhouette è una forma d’arte bidimensionale che elimina i dettagli come occhi, orecchie o capelli», ma la silhouette nei cartoon è una forma d’arte diversa, che segue le sue proprie regole, andando oltre – quindi – la restrittiva definizione del manuale, e può permettersi di alternare zone nere di riempimento con bianchi in grado di sottolineare l’espressione o i dettagli rilevanti di un personaggio: così come le persone reali spalancano gli occhi quando sono al buio o quando sono spaventati o sorpresi, così fanno anche i personaggi di Barks negli esempi qui riportati, ed inoltre vediamo anche come sia utilizzato il contrasto bianco/nero per evidenziare particolari importanti per la narrazione come i denti, gli occhiali, la barba e la stella da sceriffo.
Barks fu probabilmente l’unico autore di fumetti con funny animals ad utilizzare la scelta artistica della “silhouette inversa”, cioè rendendo la figura in bianco, anziché in nero, e dedicando quest’ultimo colore allo sfondo, che viene delimitato “naturalmente” dai confini della vignetta o, come nella seconda immagine, da una soluzione grafica dell’autore.
La capacità di Barks nel bilanciare silhouette di effetto con ambienti in piena luce funziona altrettanto bene in ambientazioni sia interne sia esterne. In particolare si notino le figure 03 e 04, dove le giunture tra i blocchi di pietra che costituiscono i muri sono mostrate sempre nel colore opposto a quello delle pietre stesse, mentre secondo le già citate regole delle silhouette avrebbero dovuto seguire anche loro lo stesso schema di colore delle pietre, impoverendo così il livello di dettaglio e la resa grafica delle vignette.
Figure 003 e 004 – Esempi di dettagli all’interno di una silhouette.
Guida alla lettura della vignetta
Barks utilizzò le silhouette e le ombre anche per indirizzare i tempi e le direzioni di lettura delle sue storie. Ne commentiamo alcuni esempi, come quello della figura 042, dove possiamo vedere i quattro personaggi in una scena sotterranea, ed uno di questi esclama «Louie! Long time no see!». Il rendere in silhouette tre di loro dà a Barks la possibilità di gestire l’attenzione del lettore guidandola non verso chi effettua il dialogo, bensì deviandola immediatamente verso la figura illuminata che si avvicina al gruppo in ombra.
La vignetta panoramica riportata in figura 046 viene fruita dal lettore come se fossero due vignette uguali, grazie all’utilizzo delle silhouette in mezzo piano che danno profondità a tutta la scena.
Nella figura 055 è la schiuma delle onde a mescolarsi alla scia della nave per dividere nettamente l’acqua (nera) dalle silhouette dei personaggi che cadono, anch’essi in ombra, mentre il nipotino sulla destra, per non perdersi nella sagoma scura della nave, è rappresentato in negativo.
La figura 069 – che conclude la storia di cui fa parte – permette al lettore di essere guidato nel giusto senso di lettura verso la fine, descrivendogli una situazione allo stesso tempo riassuntiva delle vicende narrate (la sconfitta di Cuordipietra) e permettendo la chiusura “circolare” della narrazione, con la battuta di Paperino che riprende quella fatta nella prima tavola.
Coinvolgere il lettore
Un utilizzo ricorrente delle silhouette nelle storie lunghe è quello fatto per sottolineare l’arrampicata (o la discesa) della famiglia dei paperi verso posti e situazioni di pericolo, lasciando al lettore il compito di immaginare le espressioni dei personaggi in quel momento, così da coinvolgerlo maggiormente durante un momento della narrazione strutturato come “passaggio” e quindi teoricamente di “stacco” tra una fase di attenzione ed un’altra.
Parte del fascino delle silhouette di Barks consiste proprio nel fatto che il loro livello di dettaglio minimale, richiede al lettore di usare la sua immaginazione, e delle migliaia di vignette disegnate da Barks quelle che maggiormente sortiscono questo effetto sono quelle raffiguranti scene di caos e confusione.
Comunicare le emozioni
Figura 066 – Un’ombra furtiva alle spalle.
Abbiamo detto che le silhouette sono una forma di arte antica, con esempi che possono essere trovati già nelle nelle pitture rupestri del Paleolitico; del resto la prima “silhouette” venuta a contatto con il genere umano – a pensarci bene – è stata senza dubbio la sua stessa ombra, accompagnata dagli strani pensieri che questa silenziosa presenza doveva indurre nei cavernicoli. L’uomo ha sempre avuto il timore delle ombre, specialmente di quelle degli sconosciuti, come dimostra Paperone, il quale si accorge presto dell’ombra che lo minaccia: «Somebody is following me!», ed inizia a correre spaventato in una reazione estremamente umana.
Le cattive azioni avvengono tipicamente nell’oscurità, con il favore delle tenebre. Quale migliore occasione per usare le silhouette se non l’esigenza di rappresentare movimenti furtivi eseguiti in punta di piedi (figura 057)? Si noti inoltre il linguaggio del corpo dei protagonisti: c’è forse qualche dubbio che queste figure stiano facendo qualcosa di non legittimo?
Figura 057 – Strani movimenti notturni…
Un altro esempio dell’utilizzo delle silhouette in caso di attività “losche” si può osservare nella storia del vello d’oro (The Golden Fleecing, 1955) dove l’arpia Agnes per tre volte complotta con i paperi per raggiungere i suoi scopi tramite incontri clandestini, e tutti e tre gli incontri sono rappresentati con questa tecnica.
Figura 067 – Complotti nell’ombra.
Figura 038 – La divisione dei protagonisti in due gruppi divisi dalla luce.
Barks amava disegnare, lo sappiamo, ed amava anche sperimentare nuovi modi per rappresentare le sue idee o per approcciare una scena; fu lui stesso a dichiarare che si “tuffava” nella realizzazione grafica di ogni idea che aveva avuto in fase di sceneggiatura senza preoccuparsi per le difficolta che poteva incontrare nel doverla poi realizzare in fase di disegno. Mostrare una canoa che scivola in parte sotto le ombre di un albero era una sfida cui non poteva resistere, realizzata sapientemente dedicando la parte illuminata per sottolineare l’avvenuto pentimento dello Zione, e quella in ombra per la “voce della coscienza” rappresentata dai nipoti.
Concludiamo con una scena famosissima: la commovente partenza di Doretta e poi quella della famiglia dei paperi alla fine della già citata Back to the Klondike. Questa sequenza ci mostra come Barks fosse in grado di definire e comunicarci le sensazioni che voleva trasmettere da una vignetta anche grazie all’utilizzo delle silhouette.
Figure 025 e 026 – Le emozionanti vignette di “uscita di scena”.
La differenza in ciò che il disegno è in grado di comunicare risiede ovviamente anche nel raffronto tra il dignitoso e drammatico silenzio di Doretta (in luce) e la scenografica ed eccessiva disperazione di Paperone (in ombra): entrambi sono nello stesso punto del sentiero, ma mentre la silhouette ben si adatta all’imbarazzato silenzio dei paperi nella prima vignetta, mettendo al centro della scena la drammatica figura di Doretta, l’utilizzo che ne fa Barks nel rappresentare Paperone nella seconda lo rende ancor più “lontano” dalla scena vera e propria, chiuso nel suo lamentarsi; evento sottolineato anche dal fatto che nella vignetta la suddivisione dello spazio e la disposizione dei paperi pongono al centro della scena e dell’attenzione del lettore i due nipotini raffigurati in mezzo piano, caratterizzati dalla presenza di luce mentre tutte le altre figure sono in silhouette.
Molte altre sono le vignette in cui Barks utilizzò con maestria questa tecnica, spesso penalizzate da rese a colori troppo pesanti (per questo ho provato a riportare in bianco e nero le immagini dell’articolo): propongo una selezione abbastanza ampia a chiusura dell’articolo.
Conclusioni
Chiudiamo questa sicuramente lacunosa ma rinfrancante passeggiata tra le silhouette barksiane con una “sfida” per quelli tra voi che hanno avuto la pazienza (ed il piacere, spero) di leggere sin qui. Come forse avete notato, salvo alcuni casi, non ho inserito di proposito riferimenti alle storie dalle quali ho preso le numerose vignette che illustrano questo articolo. Infatti vorrei sfidarvi ad indovinarle tutte, inviandomi per email o per messaggio privato sul forum, l’elenco di tutte le immagini con l’indicazione delle corrispondenti storie dalla quale sono state prese. Per semplificare le cose, qui c’è una pagina con tutte le immagini. Quelli che le indovineranno tutte (e sono sicuro che non saranno pochi) parteciperanno all’estrazione di un piccolo premio: una copia del non comune National Donaldistic Magazine del febbraio 2009, contenente articoli (in inglese) su Barks e Scarpa, che gli verrà inviato a casa.
Buon lavoro!
25 OTT 2020
2 commenti su “Da non lasciare in ombra”
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