Topolino 3450
Spicca, nel primo numero dell’anno, l’avventura del Kon-Tiki rivisitata con i personaggi Disney da parte di Sergio Cabella (sceneggiatura) e Ivan Bigarella (disegni).
In attesa di vedere se lo svolgimento della storia seguiterà ad essere simile a quello del film che narra le gesta dell’avventuriero Thor Heyerdahl e del suo equipaggio, alla ricerca della conferma della sua teoria sulle migrazioni dei popoli precolombiani verso le isole del Pacifico, prendiamo atto del fatto che Il viaggio del Pippon-Tiki si inserisce nel ricco filone di storie di viaggio, sempre più presenti sul settimanale: dalla serie di Topolino giramondo, una delle più interessanti novità degli ultimi due anni, alla recente Paperin Pigafetta.
Spesso però – come in questo caso – non sono i personaggi Disney veri e propri a vivere le avventure, ma dei loro alter-ego che vengono utilizzati per interpretare i protagonisti di vicende già narrate in altri ambiti, rischiando di non riuscire sempre a far combaciare il character originario con quello che siamo abituati a conoscere.
In questo caso un Pippo forse fin troppo compassato nel ruolo di Heyerdahl sembra non essere la scelta migliore; eccellente invece la scelta di Gancio per la parte di Hesselberg, perfetto Orazio-Haugland, e divertente Topolino-Watzinger.
Un comandante molto sereno…
La storia inizia con una scelta abile ed originale sul piano narrativo, cambiando in poche pagine tre ambiti temporali diversi, con agilità e senza disorientare il lettore, e trova il suo punto migliore nella prima vignetta di pagina 13, con una prospettiva che consente a Bigarella di fare sfoggio delle sue abilità di disegnatore, che non sono poche: la New York del 1947 è resa magnificamente, si scorge anche il Guggenheim Museum nella 5th Avenue, sempre nella già citata pagina 13; un’altra notevole panoramica si trova a pagina 17. Aspetto con curiosità le prossime puntate per vedere qualche altra bella tavola, stavolta a tema marinaresco.
Un plauso anche all’articolo di approfondimento della storia, sia per i contenuti, sia per la forma, che accompagna ai paragrafi di divulgazione una serie di mini schede con disegni e frasi brevi che abbattono gli ostacoli alla lettura dei più giovani.
Proseguono le Cronache degli antichi regni (Sisti/D’Ippolito), che portano avanti il loro compito di “accompagnare” il gadget legato ai segni zodiacali: il numero dei personaggi coinvolti, la novità delle ambientazioni e i frequentissimi cambi di set non aiutano né la scorrevolezza della lettura, né il coinvolgimento del lettore, tranne che per la parte centrale, la missione di Paperhin a Ondalya, dove lo sviluppo narrativo continuato in un numero adeguato di tavole riesce a essere maggiormente fruibile. D’Ippolito ai disegni realizza allo stesso tempo cose egregie, in particolare le ambientazioni, e cose che mi convincono meno, come il Topolino di pagina 45, eccessivamente “filiforme”.
A proposito delle ambientazioni di D’Ippolito, ho notato una certa similitudine nell’approccio con quanto visto in Mickey e la terra degli antichi, e mi piace pensare che la pubblicità del volume che la propone anche in Italia sia stata posta non a caso immediatamente dopo la tavola conclusiva di questa puntata con una bella pagina di pubblicità: le vignette estratte dall’albo sembrano delle figurine per quello che potrebbe essere un album di tutto rispetto!
Le altre storie, che vedono come protagonisti Malachia, Battista e il Gran Mogol sono ben poca cosa: se questi personaggi sono da sempre considerati secondari un motivo ci sarà, volersi sforzare a farli diventare a tutti i costi protagonisti è una scelta che non è nuova, e che mi riporta alla mente storie veramente di scarso valore che si sono succedute sul settimanale da… sempre: i più giovani non ricorderanno Prospero Chiacchiera, o i Bassottini, o ancora il Prode Cavaliere, ma – ahiloro – hanno ben presenti Battista e Lusky supereroi, Pipwolf, i Duckies… Tutti fallimenti più o meno annunciati, e il motivo è chiaro: non sono personaggi con uno spessore narrativo sufficiente a reggere una storia.
Il Gran Mogol fu una brillante intuizione di Barks per deridere il pomposo potere autoproclamato e autocelebrante, Battista era una “spalla” di Paperone utile a dare il tempo comico ai momenti di disperazioni esagerate del suo datore di lavoro, Malachia era un geniale espediente di Kinney per fare il “controcanto” razionale alla follia di Paperoga o per spostare il focus di un disastro “fuori campo” su un’altra vignetta. Volerne fare dei protagonisti non credo possa portare a risultati di rilevo, e finisce con il penalizzare l’impressione complessiva del settimanale tout court.
Mi astengo infine dal commentare l’ennesimo WTF rappresentato da Topolino le origini, non perché questa serie di storia compia chissà quale delitto di “lesa maestà” nei confronti di Gottfredson (… in realtà lo compie, ma non è questo il punto) ma perché sembra scadere spesso e volentieri nel puro fan service, con imbarazzanti strizzate d’occhio agli autoproclamati lettori-filologi, inserendo episodi e personaggi in maniera del tutto gratuita.
Lo zio Mortimer di questa settimana ne è la dimostrazione più elementare: appare in una sola vignetta ed è esattamente lo stesso Zio Mortimer, abiti compresi, di Topolino contro Wolf, storia che dovrebbe svolgersi in un’ambientazione precedente di… cinquant’anni rispetto a questa, a giudicare dal look di Mickey. Beffa finale, la tavola di chiusura accanto alla pubblicità della ristampa di Mickey Mouse Mistery Magazine, quella sì un’opera capace di lasciare emozioni e creare nuovi appassionati alla lettura di Topolino.
Chiude il fascicolo l’anteprima della prossima storia di autrice completa di Silvia Ziche, verso la quale nutro la speranza che si possa finalmente godere di una bella prova dell’autrice vicentina, da fin troppo tempo “reclusa” nell’ambito del Che aria tira a…, operazione che dopo tanti anni inizia a mostrare un po’ la corda.