Le interviste ai TopoOscar 2021
Lo scorso 6 febbraio sono stati pubblicati i risultati del TopoOscar, il sondaggio del Papersera che premia di anno in anno alcuni tra i più amati autori Disney. Per celebrare degnamente i vincitori nelle varie categorie abbiamo quindi deciso di raccogliere le impressioni dei diretti interessati, chiedendo inoltre qualche considerazione relativa alla loro opera e qualche anticipazione di ciò che ci aspetta in futuro.
E di cose interessanti ne sono uscite fuori parecchie! Di seguito trovate delle piccole interviste, augurandoci che sarà divertente per voi leggerle quanto per noi è stato formulare le domande.
Come dite? Manca qualcuno? No, non ci siamo dimenticati: stay tuned!
Enrico Faccini
Ciao Enrico, il Papersera ti ha voluto premiare con il TopoOscar per la miglior storia breve con L’esperimento!: un tuo commento su questo riconoscimento?
Risposta banale, perché l’avrete di sicuro già sentita da qualche collega: il vostro premio non solo è graditissimo, ma… vale DOPPIO, perché viene dalla “base” dei lettori che comprano e leggono Topolino. Mentre i “premi ufficiali” – un po’ come il festival di Sanremo – obbediscono talvolta a criteri per così dire “politici”. Noialtri fumettari dobbiamo ringraziare voi lettori perché ci avete regalato la possibilità di fare questo lavoro, forse il più bello del mondo… se non il più bello, tra i primi cinque posti, va. Anche perché essere pagati per divertirsi è come non lavorare.
A proposito di Pico de Paperis, quanto ha influito sulla tua interpretazione di questo personaggio la sua versione animata? Il livello di “follia” ci sembra simile a quello dei corti in cui compare.
Il “mio” Pico è infatti quello dei cortometraggi, disegnato da Ward Kimball nello stile nervoso dell’animazione Xerox inaugurata con La carica dei 101, dove il personaggio sfodera un buffo accento teutonico. Nei fumetti, anche per via della grande mole di storie richiesta dal settimanale, Pico si è a volte un po’ appiattito nella macchietta del protoquamquam, un po’ come il Topolino poliziottesco o l’Archimede deus ex machina. Trattato con attenzione, diventa un personaggio ricco di sfumature: ricordo che nella storia Pico de Paperis e l’antico pediluviante ho – con grande soddisfazione – volutamente omaggiato la fantastica storia Zio Paperone e l’anfora angolare di Pier Carpi e Romano Scarpa.
Le tue storie brevi sono ormai passate alla storia e hanno ormai stabilito uno standard per qualità varietà e genialità. Quanto è difficile riuscire a condensare un’avventura in poche pagine rendendola comunque divertente e facendo in modo che rimanga impressa?
Ahia. Quando “si passa alla storia” di solito si è anche passati a miglior vita… L’unica regola è: acchiappare l’idea. Quindi: antenne tese, essere curiosi di tutto, approfittare di impreviste finestre di grazia creativa in cui si visualizzano mentalmente situazioni bizzarre. Acchiappata l’idea: prendere appunti ma senza fretta, lasciar decantare. In un secondo tempo, revisione, quadratura del cerchio e rifiniture. E divertirsi a disegnare.
La miglior follia facciniana del 2021
Inoltre, ti siamo debitori della creazione delle brevi “mute”: come ti è venuto in mente e quanto sono difficili da fare?
Vedi risposta precedente. Se si ha l’idea buona e non si lavora troppo precipitosamente, le storie escono da sole. L’esperienza di oltre trent’anni aiuta, ovviamente.
Ti vedremo nuovamente alle prese con avventure di più lungo respiro, magari inquietanti e misteriose come ad esempio Il mistero di Borgospettro?
Nel cassetto ho diversi progetti di genere fantastico, che adoro. La storia Topolino e il mistero di Borgospettro è forse la mia storia preferita. Ci sono debolezze nel disegno (con i Topi ho meno esperienza rispetto ai Paperi), ma mi ha dato la possibilità di riversare in una storia disneyana la mia passione per il cinema fantastico/horror italiano di Bava, Freda, Margheriti, insaporendola con spunti alla Hoffmann e Grimm, e una citazione da Escher in una sequenza onirica. Questo mio penchant per il fantastico e il surreale con sfumature un pizzico inquietanti credo sia evidente anche nella storia Paperoga, Teneroga, Tenebroga!, un’altra che considero tra le più riuscite.
So che il Borgospettro ha avuto successo anche fuori dei confini nazionali: un lettore mi ha spedito la traduzione brasiliana. Al festival del fumetto di Beja di alcuni anni fa, in Portogallo, durante un incontro con il pubblico la storia è stata citata, e mi è stato chiesto se avessi altri progetti del genere. L’interesse del pubblico quindi c’è. Vedremo in futuro.
La principale difficoltà che riscontro in questo tipo di storie è che, se da una parte ho una certa facilità a immaginare situazioni surreali, all’altra faccio fatica a inserirli in trame che siano anche solidi meccanismi a orologeria. Invidio questa capacità al mio amico e collega Casty: le storie realizzate in tandem mi hanno dato grande soddisfazione. In particolare, la storia Topolino e il dottor Tick Tock era nata da una mia idea ispirata a un racconto di Harlan Ellison e da altre esperienze comuni a tutti… ho passato il mio materiale zoppicante ad Andrea, che ne ha tratto un plot a mio giudizio formidabile.
Un altro nostro sogno comune sarebbe recuperare il Topolino di Walsh e Gottfredson in chiave e linguaggio attuale. In alcune chiacchierate, il direttore Alex Bertani ha mostrato interesse e apprezzamento, quindi in futuro, compatibilmente con i numerosi impegni… chissà!
Giorgio Pezzin
Giorgio, è stato un grande ritorno il tuo: subito premiato con il TopoOscar per la miglior storia di lunghezza standard, grazie a Topolino e la fonte della giovinezza, che ti è valso anche il secondo posto nella classifica degli sceneggiatori. Che effetto fa ritornare sulla cresta dell’onda?
Sono molto contento. Credevo di poter fare a meno di continuare a scrivere, anche perché, non avendo avuto alcun successo con l’autopubblicazione e con i miei libri, avevo deciso di metterci una pietra sopra. Inoltre, ho avuto dei problemi di salute un po’ pesanti, ultimamente, con una grossa operazione chirurgica (adesso vivo con un rene di meno) per cui avevo altro a cui pensare. E poi c’è stata anche la pandemia, che ha distolto tutti da ogni cosa.
Poi però tutto si è risolto per il meglio e quindi ho accolto con piacere l’invito della Panini di collaborare per il volume Writers dedicato a me. Dopo di quello è arrivato il messaggio di Alex Bertani, che mi è sembrato un direttore della pasta giusta e quindi… sì, sono contento e penso che sia bene continuare per vedere cosa ne viene fuori.
Per quanto riguarda la storia della fonte della giovinezza e anche Il X Klum erano ancora delle vecchie sceneggiature, di vent’anni fa, e quindi il merito è di quel Pezzin di allora. Ma anche adesso mi sento pimpante e in forma, la testa sembra funzionare, per cui spero di fare ancora qualcosa di buono. Anche perché Alex mi ha chiesto storie un po’ “particolari”, che abbiano spunti di riflessione… insomma stimolanti per il lettore, ma anche per me.
La tua storia ha ripescato il personaggio di Sir Top de Tops che sembra avere ancora molto da dire, a cominciare dall’episodio uscito a gennaio su Topolino, Il X Klum: un commento su questa avventura?
De Tops ha certamente ancora molto da dire perché l’epoca vittoriana e soprattutto il periodo a cavallo tra ‘800 e ‘900 sono stati fecondissimi di scienza, avventura e grandi scoperte per cui la fonte e il substrato delle storie sono quasi inesauribili.
La storia su Nazca mi sembra riuscita bene. Ad Alex è piaciuta molto, soprattutto perché la revisione che gli ho fatto rispetto alla versione di venti anni fa, virando verso lo stile steampunk, l’ha resa più interessante e Davide Cesarello ha fatto un ottimo lavoro. Originariamente i cattivi erano i biraniani (una specie di nazisti) ma adesso non si può parlare di Birania (credo perché troppo simile alla Germania) per cui i cattivi sono… cattivi e basta. In una prossima storia diventeranno una organizzazione malvagia tipo Spectre o giù di lì, contro cui de Tops dovrà lottare anche in altre occasioni.
Top de Tops alle prese con la fonte della giovinezza nella storia del grande ritorno di Giorgio Pezzin
Attualmente la Disney (cui Panini deve rendere conto continuamente, sia per i soggetti che per le sceneggiature) ha ristretto molto i paletti e creare le storie che vorrei è molto più difficile, ma comunque vale la pena provarci. A pensarci è incredibile che abbiano pubblicato La fonte della giovinezza, dove, in fondo, si parla della morte e della vita eterna. In ogni caso considero la mia “fonte della giovinezza” la storia migliore. Questa del Klum è più banale, se vogliamo, ma la figura di Sergej Piposky è stata molto divertente.
La collaborazione con Topolino sembra essere ripartita con reciproca soddisfazione, cosa possiamo aspettarci per i prossimi mesi?
Ho già consegnato una prima sceneggiatura sull’Intelligenza Artificiale, che considero un argomento importante e degno di riflessioni. Di un’altra ho proposto un soggetto che è in fase di approvazione, ambedue con Paperone. Anche questa sull’AI, ma riflessiva sotto altri aspetti. Spero vi piaceranno. Non so chi sarà il disegnatore. Poi continuerò con de Tops, ovviamente. Ho altri due bei soggetti pronti e altri nel cassetto.
Il bello della ristampa in corso è che, insieme alle storie di de Tops che già conoscete, verranno pubblicati anche i soggetti originali, cioè quelle che erano state veramente le mie storie. Come sapete alcune di queste sono state pesantemente modificate in corso di pubblicazione e proprio per questo ad un certo punto avevo smesso di scriverle.
Quelle pubblicate sono venute bene, non dico di no, ma alcune contenevano notevoli varianti e anche errori rispetto alla concezione originaria che mi hanno molto indispettito, a suo tempo. Mi pare giusto che i lettori sappiano come le avevo immaginate. Adesso, leggendo i soggetti sui quali avevo sviluppato la sceneggiatura poi consegnata, questo sarà finalmente possibile e ognuno potrà fare le sue valutazioni. Ringrazio la Disney e soprattutto Alex Bertani di questo. Finalmente quello che è di Cesare sarà di Cesare, senza polemiche e sempre in amicizia, naturalmente, ma con la giusta chiarezza.
Grazie a tutti dei vostri commenti, del vostro affetto e dell’interesse che avete per me. Vi assicuro che sono ricambiati.
Casty
Casty, nonostante le pochissime pagine sceneggiate quest’anno gli utenti del Papersera non si sono dimenticati di te e ti hanno assegnato a larga maggioranza il TopoOscar per il miglior disegnatore. Segno inequivocabile che il tuo tratto ha avuto grandi apprezzamenti a prescindere dal disegnare storie sceneggiate da te o da altri. Volevamo chiederti un commento a questo riconoscimento.
È stato un grande piacere per me, poiché negli ultimi tempi ho lavorato molto per evolvere e migliorare il mio segno. È stata anche una bella sfida in quanto ero abbastanza digiuno di disegno in digitale e per questo vorrei ringraziare Luca Giorgi, con il quale negli anni passati ho approcciato per la prima volta questo tipo di lavorazione e soprattutto la preziosissima Michela Frare che attualmente cura quasi tutte le inchiostrazioni.
Negli anni i tuoi disegni si sono affinati moltissimo, soprattutto nelle ambientazioni, nell’atmosfera. Quanto lavoro c’è dietro, quanto pensi sia importante che le “pagine disegnate” riescano a trasportare in maniera credibile il lettore all’interno della storia?
Mi piace leggermente variare il tono del disegno in relazione, appunto, al tono della storia. Quelle realizzate quest’anno sono quasi tutte storie d’atmosfera, molto tenebrose e dark. E, ovviamente, non sarebbero state sufficientemente credibili se fossero state disegnate nella mia usuale maniera… “puccettosa”. Ho quindi lavorato molto sui dettagli, sulle ombre e i chiaroscuri, facilitato in questo dall’inchiostrazione digitale che mi ha permesso di sperimentare soluzioni che su carta non sarebbero state possibili.
Pur se a grande maggioranza apprezzato nel tuo lavoro di disegnatore quest’anno, non possiamo dimenticare le emozioni che ci hai fatto vivere negli anni come sceneggiatore e autore completo. Continuerai solamente coi disegni o possiamo aspettarci altro?
Direi che per un po’ il mio ruolo su Topolino sarà quello del disegnatore. La direzione conta molto su un lavoro coordinato e di squadra e io do il mio contributo nel miglior modo possibile. Mickey & Co. sono comunque in buonissime mani e trovo stimolante disegnare e parallelamente leggere storie nuove con Topolino.
Corrado Mastantuono
Corrado, il Papersera quest’anno ha voluto attribuirti il TopoOscar come miglior autore completo. A questo si accompagnano il podio come miglior sceneggiatore e l’ottimo piazzamento come miglior disegnatore. Segno tangibile della costanza di rendimento delle tue prove in questi anni e dell’anno passato in particolare. Complimenti!
Grazie al contributo del Papersera che segue sempre con partecipazione e passione il lavoro di noi autori.
Il tuo lavoro di autore completo è sempre stato presente ma in maniera meno assidua rispetto agli ultimi anni, cosa ti ha convinto a tornare e con questa frequenza?
Ci sono stati anni, in un lontano passato, in cui la mia partecipazione era copiosa e, anzi, avevo iniziato a scrivere anche per altri disegnatori, Intini in primis, Cavazzano, Freccero, Faccini, ma è vero che erano realizzazioni che procedevano a strappi, spesso funestati, com’è successo con le ultime due direzioni femminili, da divergenze con la casa editrice che mi hanno allontanato per anni. Bertani ha avuto il merito di affidarmi la serie anni Settanta del Papersera per rinverdirne i fasti, e darmi, a tutti gli effetti, carta bianca per i possibili sviluppi. Per Bum Bum il processo è stato più controverso in quanto il personaggio non stava in cima al suo gradimento ma ha voluto assecondarmi concedendomi un approfondimento del personaggio e della sua famiglia.
Le cronache del Papersera e Bum Bum sono i due filoni principali che stai trattando, continueranno anche nel 2022?
Certamente! Procedendo a spron battuto e arricchendosi via via di ramificazioni che riserveranno molte sorprese.
Cosa ci stai preparando?
Già in Topolino 3456, la serie Papersera news presenta ha subito una sterzata. Per la prima volta sono state presentate storie ad ampio respiro con sviluppo in due tempi da 24 tavole.
Le origini del Papersera
Si è esplorato l’occulto, il mistero, trascinando i nostri due reporter ai confini del reale. Le storie rappresentano uno sviluppo interno alla serie che, senza stravolgerla, vuole comunque aumentare la portata dell’offerta.
Ti spingerai anche a lavorare con altri contesti e personaggi?
Riguardo Bum Bum, sarà prevista una serie dal titolo Fumetti muti: Don’t Worry, Bum Happy, in cui il nostro, rigorosamente in bianco e nero, si misurerà con brevi storie di dieci pagine assolutamente mute. Vedrà il suo esordio su Topolino 3460.
Mentre per il Papersera si sta pensando a uno spin-off in cui approfondire i racconti di Zio Paperone giornalista ai tempi del Klondike, in una saga ad ampio respiro e su più puntate che riveleranno dettagli sorprendenti.
Il lavoro di autore completo è sempre complicato ma presenta il vantaggio che lo sceneggiatore conosca molto bene chi andrà a disegnare la sua storia. Qual è il tuo modus operandi nella produzione delle storie scritte e disegnate da te?
È mia abitudine appuntare impressioni, idee, spunti vari che poi possono tornare utili per un canovaccio. Scrivo un dettagliato soggetto in cui sono messi a fuoco già tutti gli snodi e gli sviluppi narrativi. Il soggetto viene proposto alla redazione che, se approvato, ne discute i dettagli e le correzioni necessarie. A quel punto passo alla sceneggiatura con tutto quello che mi servirà per rendere il mio lavoro di disegnatore il più agile possibile: divisione in vignette, tempo, luogo, stato d’animo e recitazione dei personaggi e loro battute. A quel punto si arriva alle tavole disegnate. Ultimamente, prima di consegnare il lavoro, sottopongo la storia a un test. Scansiono e faccio il lettering sull’intera storia quando ancora è nella fase a matita, per rendermi conto se il fumetto procede fluido e ha qualche intoppo. Mi concedo di essere il primo lettore delle mie storie. 😉
Fabio Celoni
Ciao Fabio, il tuo ritorno come copertinista su Topolino si tinge già di riconoscimenti, in quanto la cover che introduce la prima puntata di Io sono Macchia Nera si è aggiudicata il TopoOscar per la miglior copertina!
Ciao a tutti e grazie davvero per il riconoscimento, è sempre un onore!
Intanto ti facciamo i nostri complimenti e vogliamo domandarti se ti fossi reso conto di aver prodotto un piccolo capolavoro.
No! E per la verità nemmeno adesso, ho una natura distorta e masochista che fatica ad essere compiaciuta di qualcosa che ho realizzato, cerco sempre di pensare al modo di migliorarlo e di domandarmi come poteva venire meglio; quindi, figuriamoci se riesco a pensare di aver fatto un capolavoro. Ma sapere che qualcosa che ho fatto è piaciuta mi fa molto piacere, anche perché dietro ogni disegno c’è sempre molto impegno e lavoro. Quindi, grazie ancora.
A cosa ti sei ispirato nella realizzazione? E quanto i colori hanno fatto la differenza per ottenere questo riconoscimento che condividi con il bravissimo Luca Merli?
Quando realizzi una copertina non generica ma legata a una storia, come in questo caso, devi per forza prendere visione della storia stessa, quindi di disegni, atmosfere, scenografie, e a quel punto cercare di trovare una sintesi grafico/narrativa che sia la più efficace possibile per veicolare il messaggio di quella storia e incuriosire il lettore. Non è mai semplice. C’è un grande lavoro di studio dietro una cover, il disegno in sé è in fondo parte minore, se vogliamo. La parte più difficile e lunga è proprio il concept, e anche in questo caso non è stato diverso. Quindi mi sono studiato le pagine di Casty e Nucci e ho cercato di trovare un mix di elementi che fosse caratteristico della storia e delle situazioni, che in questo caso sono piene di atmosfera.
Ho cercato di dare al tutto un taglio dinamico e potente, suggestivo, puntando lo sguardo sia sulla situazione di pericolo che sulle condizioni atmosferiche che lo potevano amplificare. Anche l’inquadratura è sempre importante per sottolineare un messaggio, quindi mi sono messo all’altezza di Topolino che vede incombere su di sé Macchia Nera, che gli copre il cielo come un’ombra enorme e minacciosa. Ogni dettaglio racconta, non è semplicemente decorativo, quindi anche l’albero scheletrico di quinta suggerisce una determinata atmosfera e una localizzazione, oltre a intervenire nella dinamica grafica ripresa dalla direzione della pioggia. E via dicendo.
Il lavoro di Luca è stato al solito eccellente e fondamentale, il cielo giallo acido calca bene la mano sull’atmosfera lugubre e “tossica” della fabbrica, e contribuisce a raccontare al lettore una storia che deve colpire d’impatto, alla prima occhiata. I dettagli si osservano dopo, ma se una cover non ti colpisce subito dall’edicola, vuol dire che ha fallito lo scopo.
Ti vedremo nei prossimi tempi anche alla prova con storie più sostanziose? Che cosa hai in serbo per noi?
Sto terminando la mia prima opera come autore unico per Disney, testi e disegni, un grooosso lavoro che vedrà la luce alla fine dell’anno e avrà come protagonista assoluto Paperone. Per ora non posso rivelare nulla di più, ma sono felice di poter avere di nuovo ai colori il mio socio cromatico preferito, Luca Merli. Avremo modo di riparlarne ampiamente, promesso!
10 MAR 2022