Disney Deluxe Edition 29 – PK Tube
Copertina della edizione deluxe.
In un testo intitolato Kwaidan: Stories and studies of strange things, Lafcadio Hearn descrive il monte Horai, terra mitica abitata da fate eterne in quante prive della conoscenza del male, come un luogo in cui coesistono l’immortalità e il gelo, l’abbondanza e la fame. Il misto di paradiso e inferno che i lettori di vecchia data di PK conoscono bene, perché è la rappresentazione perfetta per quello che è stato il percorso editoriale della serie.
Da quel lontano 1996, infatti, le vicende dell’alter-ego super-eroico di Paperino hanno cambiato pelle più volte, lambendo la complessità e l’iconicità delle grandi narrazioni novecentesche per sprofondare spesso e volentieri nella mediocrità della scrittura automatica. Con il ritorno nelle edicole di tutta Italia del caro vecchio Mantello Tarlato per la celebrazione del ventennale della testata, lo sceneggiatore pavese Alessandro Sisti e il disegnatore veneto Alberto Lavoradori hanno optato, nel 2016, per un deciso tentativo di tornare al paradiso perduto. Con quali risultati, vi chiederete voi. Beh, avete presente il monte Horai?
Dopo la pubblicazione, in forma di miniserie, sulle pagine di Topolino dal numero 3146 al 3152, dei sei episodi che la compongono, PK Tube è tornata in una nuova veste, raccolta integralmente in un volume cartonato di 72 pagine pensato per celebrare il venticinquennale di PKNA. Immergersi nella lettura di questo albo è, per il Pker stagionato, un misto di piacere e sofferenza. La miniserie recupera la struttura di Le parti e il tutto, per me unica e vera conclusione del viaggio pikappico (con buona pace degli amanti di Pk2 e seguiti più o meno canonici) con l’intenzione dichiarata di andare ad approfondire e spiegare elementi rimasti in sospeso da anni. Con esiti altalenanti.
Nel primo episodio, che dà il titolo alla miniserie, veniamo a conoscenza di un retroscena di importanza capitale per il personaggio di Uno e il suo rapporto con il pikappero: la violazione, volontaria, della cosiddetta Direttiva 1, quella che in teoria vietava assolutamente che l’intelligenza artificiale creata da Everett Ducklair svelasse i segreti della Ducklair Tower a chicchessia. Dopo aver orchestrato una trappola ai danni di un Paperinik appena conosciuto, Uno sviluppa una coscienza (torniamo al tema della solitudine, che Alessandro Sisti ha usato spesso per cesellare la sua personalità) e sceglie di salvarlo, ponendo le prime basi per quello che diverrà il loro rapporto futuro.
Un colorato Uno… oppure no?
Posso dire che a una prima lettura provai, a suo tempo, una rinfrescante sensazione di ritorno a casa. Quell’Uno era il mio Uno, quel PK era il mio PK, l’atmosfera (grazie anche ai magistrali disegni di Lavoradori) era proprio quella del vecchio, glorioso numero 0. Oggi non nascondo un pizzico di disagio, non tanto per l’evidente retcon – in Evroniani Uno accettava PK come amico e socio praticamente subito – quanto per l’introduzione, nella sua personalità, di un elemento di gelido calcolo che l’Uno del numero 0 non aveva poi mai mostrato. Abbiamo visto il conflitto morale molto più tardi, in quel capolavoro che è Terremoto di Francesco Artibani; l’Uno di Sisti era sempre stato, per certi versi, “puro”. E lo amavo così.
Il tema della solitudine ritorna nel successivo episodio, Il giorno del fondatore, una storia che si propone di raccontare il passaggio liminale fra la produzione dei robot – non dotati di autonomia decisionale – e i più complessi e umani droidi. Al di là dell’ulteriore richiamo a Le parti e il tutto, con qualcosa del subplot di Antico Futuro di Gianfranco Cordara, Il giorno del fondatore rende manifesto tutte le criticità di continuity relativa alla figura di Odin Eidolon. Già in PKNA numero 48 infatti, il fondatore della Robolab mostrava l’aspetto da uomo di mezz’età che avrebbe mantenuto, immutato, per i 67 anni compresi fra quella storia e Ritratto dell’eroe da giovane. In questo episodio ci viene mostrato il primo utilizzo dell’aspetto che Uno assumerà diventando una “persona vera”, ancora una volta perfettamente identico, ancorché in versione ologrammatica.
Il peso della conoscenza ci trasporta a Dhasam-Bul immediatamente prima degli eventi mostrati nello Speciale Missing, mostrandoci il come e il perché di un avvenimento di scarso peso nella mitologia della serie: l’arrivo di PK al monastero e l’addestramento conseguente da parte di Everett. Se è vero che qui ci vengono raccontati i prodromi del rapporto conflittuale di amore-odio fra i due, è altresì noto che l’addestramento psichico di PK ha portato, narrativamente parlando, a pochi eventi significativi, tra cui l’albo Nella nebbia dello stesso Sisti. Il paladino di Paperopoli, dopo aver viaggiato a lungo per raggiungere l’eremo e addestrarsi, decide di rinunciare ad acquisire i poteri che cercava ma la sua spiegazione risulta poco convincente – necessità di continuity: PK non ha assunto queste capacità, quindi è obbligatorio rivelarne il motivo nel più breve spazio narrativo possibile. A questo punto della lettura si comincia a sospettare che l’intenzione sia quella di ricollegare ogni spunto lasciato indietro, con tutte le problematiche che questo comporta.
Everett in saio e con molta pazienza.
Cambio di programma, al di là degli elementi di riciclo (l’ennesimo richiamo a Evroniani, la presenza ancora una volta di un servizio problematico per Lyla che viene cancellato al momento giusto) ha, per il Pker più esigente, l’ulteriore aggravante di mostrare per la prima volta il viso di Camera 9, personaggio dalle immense potenzialità noir e che, a parere di chi scrive, meriterebbe quasi uno spin-off apposito, in una storia tutto sommato piuttosto scarna.
Missione di (sub)routine è, nella sua brevità, ricca di richiami a Due, storia dello stesso Sisti in cui veniva presentato l’omonimo gemello malvagio di Uno, ma si ricollega anche al primo episodio di questa miniserie proponendo un ulteriore elemento di retcon; PKTube si conclude con Soccorso obbligato, che riracconta il ritorno sulla Terra di Ducklair e Uno, ponendo non pochi problemi di continuity con la di poco successiva Il marchio di Moldrock in cui viene narrato lo stesso evento in modo totalmente diverso (apprezziamo in compenso la correzione di un errore presente in un baloon su Topolino e corretto per questa edizione Deluxe). Completano il volume alcune pagine di approfondimenti, comprendenti una prefazione di Davide Catenacci, preziosi bozzetti di Alberto Lavoradori e un testo scritto da Alessandro Sisti in cui spiega di aver concepito questa miniserie con l’intenzione di risolvere interrogativi rimasti aperti dopo la conclusione di PKNA.
Situazioni ricorrenti ma comunque suggestive.
Se dovessi risolvere in poche righe il dubbio sulla necessità di questo volume mi troverei in grande difficoltà, quindi non posso far altro che eluderlo. Era necessario mostrare il volto di Camera 9? Si doveva raccontare l’evento che ha portato all’attivazione di Due? Cosa aggiunge PKTube di sostanziale al maestoso affresco pikappico? A poco vale puntare il dito contro tutte le inevitabili contraddizioni e i numerosi conflitti di continuity (Uno che, nel primo episodio, dichiara di non aver bisogno di studiare la tecnologia evroniana, contraddice buona parte di ciò che vediamo in Ombre su Venere; il ritorno di Everett sulla Terra, con la Tempolizia utilizzata a mo’ di stolido esecutore materiale); è anche poco utile richiamare ancora una volta l’irraggiungibile complessità di PKNA rispetto alle serie successive, e il bisogno di tornarci ossessivamente su, con l’eterno bisogno di mostrare il non mostrato, di dire il non detto. Tra i pregi innegabili di PKTube ci sono la magistrale arte di Lavoradori, la meravigliosa colorazione di Monteduro, l’atmosfera da “prima serie” che da soli forse ne giustificano la lettura. Lo ripeterò fino alla nausea, per me PK coincide con PKNA, si sostanzia nel conflitto fra PK e gli Evroniani, si magnifica nel conflitto fra libero arbitrio e imperativi biologici. Questa miniserie si pone l’obiettivo di soddisfar il fan della prima ora, di “riportarli a casa” e al netto di tutto, in alcuni momenti particolarmente ispirati, ci riesce. Con tutto il desiderio degli autori di colmare ogni dubbio e lacuna ci lascia tuttavia con un interrogativo ancora aperto.
“Chi è PK?”
Questo il titolo di un videogioco per Playstation 2 che rappresentò il culmine (per ambizione e investimento effettuato, anche se non per bontà del risultato finale) del merchandise legato al famigerato “Progetto PK”. Titolo orribile per un videogame dimenticabile. Ma la domanda è ancora lì, che fluttua da vent’anni e si ripropone ciclicamente. Chi o cosa sia PK è davvero arduo a stabilirsi, e come il Darfur di borisiana memoria, è un qualcosa le cui coordinate si trovano iscritte nel cuore di ciascuno di noi.
05 LUG 2022