Topolino 3483
Topolino 3483 è idealmente divisibile in tre parti. Le prime due storie fanno parte della saga del pianeta ramingo, le ultime due danno vita al ciclo di Cornelius Coot. Al centro, una breve storia straniera per la rubrica Finestra sul mondo. Futuro, presente e passato si intrecciano sulle pagine di (spoiler) uno dei migliori numeri dell’anno.
Al futuro sono rivolti gli sguardi dei personaggi scritti da Francesco Vacca. Un domani insidioso e inquieto, che inizia ad incombere dapprima sui nipotini e poi su tutto il mondo. Le Giovani Marmotte e il bislacco coacervo faunistico, su disegni di Simona Capovilla, conclude al secondo episodio la sua corsa, con una serie di gag zoologiche che rapidamente lasciano il posto alle conseguenze del fenomeno cosmico che sta sconvolgendo l’universo Disney.
Una piccola nota di colore la dà una sequenza che vede come protagonista Alvin, una delle GM che la storia prende in prestito direttamente dal cast dell’omonimo magazine degli anni Novanta. Il revival, avviato già da Nucci con la ripresa del nome proprio del Gran Mogol nella Calisota Summer Cup, chiude finalmente il cerchio, con il cast di giovani esploratori al gran completo. Sul finale, la storia passa il testimone al secondo episodio di Minaccia dallo spazio.
Messe all’opera Amelia e le streghe vulcaniche, la storia passa ad una lunga carrellata di reazioni worldwide: da Topolinia a Paperopoli, da Quack Town al Sudafrica, tutto il globo è col naso (o il becco) all’insù e i vari personaggi reagiscono a modo proprio. Se Pico è troppo impegnato ad ostentare le proprie conoscenze per realizzare di star causando il panico, Cuordipietra è invece fin troppo conscio di quanto egoista sia la sua soluzione di fuggire da solo (e col suo maggiordomo Fiorenzo) su un planetoide artificiale.
Passi da gigante ha fatto Casty nel giro di poche pagine: se all’inizio dell’episodio precedente i suoi paperi sembravano fare un po’ di fatica, qui sembrano quasi essere la parte migliore del cast: sia i succitati Pico e Cuordipietra, che Paperino e Amelia trasudano espressività e recitazione, sottolineate dalle atmosfere evocative delle scene notturne. Sul finire dell’episodio torniamo al punto di partenza, lasciando poco materiale per il prossimo che, a questo punto, rappresenta un salto nel vuoto: il Doomsday Clock di watchmeniana memoria occupa come sempre l’ultima vignetta, a ricordarci che il tempo scorre.
Come in un intervallo a metà film, lo scorrere del magazine ci trascina fuori verso una breve molto gradevole di Jaakko Seppälä. Gli eccellenti disegni di Zio Paperone e la caccia al tesoro gastronomica ci portano in giro per l’Europa alla ricerca di una leccornia dimenticata da un giovane Paperone. Dalla Torre Eiffel a quella di Pisa, dalla Spagna alla Grecia e alle Alpi, gli innumerevoli scorci del vecchio continente sono anche una scusa per conoscerne le varietà alimentari, fino a sfociare in una vera e propria mappa gastronomica da acquolina in bocca, che sembra quasi invitare il lettore ad esplorare i mille e mille gusti che i bei paperi di Francisco Rodriguez Peinado assaporano avidamente, fino a concludersi con l’immancabile fetta di torta di Nonna Papera.
La chiusura della rivista tocca a una storia in due parti poco pubblicizzata precedentemente. Cornelius – L’esilio dei Van Coot nasce dall’idea dell’ormai prolifico Alex Bertani di setacciare il passato di Cornelius Coot, l’etereo fondatore di Paperopoli che da statua ha adornato innumerevoli panoramiche della città, ma che abbiamo raramente visto all’opera di persona.
La mirabile sceneggiatura scritta da Alessandro Sisti rappresenta un certosino lavoro di ricostruzione, che oltre a riprendere tradizioni ormai consolidate come il secondo nome Ermogene (dalla prima traduzione italiana di Paperino e il maragià del Verdestan, successivamente ripreso in Paperino e la iella in passerella), mette in scena un perfetto scorcio degli Stati Uniti di inizio Ottocento. Trame politiche dall’Olanda si intrecciano a drammi familiari di parenti distanti la lunghezza d’un oceano, con tutte le complicazioni che la comunicazione e il trasporto “lento” dell’epoca provocava.
Cornelius viene rappresentato come il giovane attivo e positivo che abbiamo imparato a conoscere nei pochi scorci affrontati in precedenza, qui accompagnato da personaggi come Perceval de Roquerduc (ipoteticamente parente di Howard e John D. Rockerduck?) e Aloysius Luff, tutti spaccati degli adolescenti dell’epoca, a metà tra la nobiltà morente e il mercato ascendente, desiderosi di costruirsi un futuro. Tra gli altri personaggi da segnalare ci sono i genitori di Ermogene Jeroen e Elis, lo zio Marteen e il capitano Ledoq, novello Javert. Un cast folto, ma perfettamente coordinato.
Ai disegni troviamo Ivan Bigarella, artista approdato su Topolino da un paio d’anni, ma che ha rapidamente fatto carriera fino a diventare copertinista prima della testata maestra e poi delle parodie in formato Deluxe. Ciò che sicuramente colpisce di più della sua resa grafica è l’ottima regia di stampo cinematografico, che riesce ad equilibrare la claustrofobia dei tanti personaggi in scena con piccoli scorci di cielo, senza mai distrarre il lettore dalle vicende, e l’uso dei neri d’atmosfera, perfettamente posizionati soprattutto nelle scene notturne.
Un’ulteriore nota positiva va al contesto: costumi e ambientazioni, dettagli e paesaggi forniscono uno sguardo al lettore su un periodo credibile, veritiero, che non lascia spazio a fraintendimenti storici. Leggendo, non siamo portati lungo un’aleatoria città del passato Disney, ma in una perfetta New York del primo Ottocento. Da segnalare anche gli splendidi colori di Irene Fornari e di Gaetano Gabriele D’Aprile.
Topolino 3483 è, in conclusione, una vera gioia per gli occhi dei lettori, con un livello qualitativo che, sia sul versante delle storie che dei disegni, rappresenta il culmine di un anno che già puntava in alto, ma che così si avvia ad essere uno dei migliori dell’ultimo decennio.