Topolino Fuoriserie 8 – PK: Makemake
Il secondo capitolo della nuova “Era Sistiana”, Makemake (che si pronuncia “mache-mache”, quindi scordatevi il figo inglesismo che ultimamente spopola un po’ dappertutto), mostra i frutti del lavoro dell’autore seminati in questi ultimi anni e mai raccolti del tutto.
Fino ad oggi.
Per cogliere al meglio buona parte dei riferimenti di questa storia vi consigliamo vivamente di recuperare o ripassare Cronaca di un ritorno.
Ebbene sì, ci sono voluti ben sei anni per capire e riprendere buona parte delle cose lasciate in sospeso nel filone narrativo della coppia Sisti-Sciarrone (gli autori, appunto, di Cronaca di un ritorno) e soprattutto la risposta a tante domande.
Perché il ritorno di Xadhoom?
Perché gli En’toMek?
Prima di entrare nel vivo della nostra analisi è giusto fare una piccola ma doverosa precisazione proprio sul titolo di questo albo. Direttamente da Wikipedia: “Makemake è il terzo pianeta nano per dimensioni del sistema solare ed è appartenente alla classe dei plutoidi. Il suo diametro è pari all’incirca a 3/4 di quello di Plutone”.
Il buon Sisti ha voluto in qualche modo continuare ad ambientare le avventure di Pikappa sia in luoghi reali che immaginari.
Bene, torniamo a noi, cari Pkers.
Dove eravamo rimasti? Sì ecco, Xadhoom e gli En’toMek saranno i protagonisti di questo secondo capitolo che sarà un lungo (si fa per dire) ponte di raccordo tra La danza del ragno d’oro e il prossimo volume Il principio di Voyda.
Questo perché bisognava riesumare le trame lasciate in sospeso ed intersecarle a quelle nuove, una su tutte il filone narrativo di Dunia Voyda che abbiamo avuto modo di conoscere nel precedente volume.
L’unica certezza è che ormai “occhi belli” Xadhoom si è trasferita in pianta stabile a Paperopoli, accasandosi al 150° piano della ex Ducklair Tower dopo essersi mostrata e dichiarata dinanzi alla popolazione paperopolese nel numero precedente.
Rivediamo finalmente la Pi-Kar, oscurata però in un batter d’occhio dalla nuova new entry: il Pi-Kaccia! Un astrocaccia ex evroniano personalizzato dal buon Uno, proprio il mezzo di trasporto che servirà a Pikappa per raggiungere l’orbita di Makemake, con tanto di necessario balzo iperspaziale.
L’interferenza di Dunia e successivamente quella di Uno non permetteranno a Xadhoom di ottenere le risposte che cercava dagli En’toMek, ma la vicenda viene lasciata aperta a diverse strade percorribili, sintomo che il nuovo ciclo pikappico guidato da Sisti potrebbe finalmente prendere una direzione più idonea alle caratteristiche di questo universo narrativo.
Tornare sui suoi binari insomma.
Ma come direbbe Paperon de’ Paperoni, non tutto è oro quello che luccica. E come dargli torto.
Il volume che oggi ci ritroviamo tra le mani è un prodotto esternamente di “pregio” e da “collezione” grazie alla copertina cartonata e accattivante, ma il contenuto non è assolutamente all’altezza del contenitore, come del resto spesso accaduto recentemente con questa serie.
Assenza di articoli di approfondimento, una mezza paginetta di riepilogo del numero precedente, pagine di cortesia vuote: delle 48 indicate sono solo 43 quelle relative alla storia vera e propria.
Ma non è una novità.
Marco Mazzarello (questa sì che lo è invece), esordiente come disegnatore nel mondo di Pikappa, si ritrova tra le mani una patata bollente, se non incandescente. I ritmi serrati e soprattutto stretti per la realizzazione di queste storie non consentono di poter definire e riempire le tavole, ottenendo un risultato deludente in tutto e per tutto.
I disegni di Makemake sono la cosa più lontana dal mondo di Pikappa che si siano mai visti in tutti questi anni, nonostante gli alti e bassi. Una serie che ha sempre avuto come punto di forza l’aspetto grafico e della colorazione anni luce avanti a tutto e tutti. Colore che risulta anch’esso debole e piatto in questo caso.
Osserviamo i volti dei personaggi a noi noti e familiari: una Xadhoom gommosa che sembra appena uscita da una scatola di Lego, sempre (e sottolineiamo sempre) sorridente.
Che fine ha fatto la temibile xerbiana piena di collera e con sete di vendetta? Confrontatela con quella raffigurata in copertina da Paolo Mottura, due personaggi completamente diversi.
Il becco di Paperino/Pikappa e le sue movenze soprattutto nelle scene d’azione che dovrebbero essere un must di questa serie sembrano del tutto fuori luogo in questo contesto.
Tavole su tavole vuote, prive di dettagli; e quando sono presenti sembra di trovarsi dinanzi ad una classica avventura di Paperinik targata anni Ottanta-Novanta. Con tutto il rispetto per Paperinik.
Inoltre il colore di Irene Fornari (tra l’altro presente nei credits come colorista della storia) non è all’altezza della sua bravura che abbiamo avuto modo di apprezzare e godere sulle pagine del settimanale (chi ha detto “L’esilio dei Van Coot”?)
Anche lei forse vittima della fretta e della poca considerazione che ha ad oggi Pikappa in casa Panini/Disney?
Purtroppo bisogna ponderare determinate scelte, soprattutto quando si tratta di affidare il timone di una serie storica a chi non conosce a fondo i personaggi, il loro mondo, la loro casa. La dimostrazione è sotto gli occhi di tutti, soprattutto dei lettori più esperti ed affezionati.
Il mondo del fumetto disneyano si è ribaltato completamente, oggi la sperimentazione e l’investimento sono presenti in pianta stabile sulle pagine di Topolino settimana dopo settimana raggiungendo apici mai visti prima, relegando l’universo di Pikappa ad una sua vita editoriale tribolata e senza un vero progetto corale.
Questo è il modo meno nobile per far svanire l’amore e la passione che hanno tanti lettori verso questo personaggio ed il suo mondo.
Non se lo merita.
Non ce lo meritiamo.