Le Grandi Saghe 28 e 29 – Le avventure della Gemma Pippolina
Le due copertine inedite di Alessandro Perina per i volumi dedicati alla Gemma Pippolina
Negli anni Novanta abbiamo assistito (e in parte Grandi Saghe ce lo ha illustrato) ad una profusione di storie lunghe e articolate, che hanno fatto la fortuna del settimanale.
Già alla fine degli anni Ottanta, con il passaggio da Mondadori a Disney Italia quale licenziatario per la produzione delle storie, la produzione di quelle che abbiamo definito “saghe” è cominciata sotto ottimi auspici. Dopo un “periodo d’oro”, che arriva fino agli inizi del 1994, vi sono state forse poche occasioni di vedere simili storie fare capolino su Topolino.
Ma quelle poche che arrivavano ridavano spazio a quella tendenza fortunata degli anni precedenti. Non fa eccezione Le avventure della Gemma Pippolina, uscita in sei episodi alternati nel 1995, durante la gestione di Paolo Cavaglione.
La Gemma Pippolina, come molte altre saghe, riesce ad evidenziare una caratteristica fondamentale: riuscire a calare i personaggi tradizionali in dinamiche e trame più complesse, più sfaccettate e con risvolti che possono essere ulteriori rispetto alle normali storie pubblicate su Topolino.
Anche in questo caso, da un topos narrativo secondario delle storie del fumetto Disney italiano, ovvero la soffitta di Pippo, si possono ricavare spunti narrativi ulteriori e imbastire una storia lunga, articolata e che ci tenga col fiato sospeso. E tendenzialmente questi spunti ci possono arrivare dagli oggetti che in essa sono contenuti. Ognuno di questi ha una storia, una provenienza e, perché no, può avere anche poteri magici che servono a dare il via alle interazioni dei personaggi, ai loro viaggi, rimanendo comunque al centro del focus originario.
Quando la caratterizzazione (grafica) di Pippo è dominante ai fini della saga
Non è un caso, quindi, che Pierpaolo Pelò e Sergio Asteriti imbastirono questa saga itinerante partendo da quella palla di vetro, che è la gemma del titolo, per la quale il primo episodio è interamente speso nello spiegare come arrivò in mano pippide.
Come sottolineato anche nell’editoriale del primo volume (ad opera di Alessandro Sisti), Pippo in questo caso rimane a casa sua (complice un infortunio), ma lo ritroviamo, almeno nello spirito, nei suoi parenti sparsi in giro per il mondo. Non i pro-prozii di cui molto spesso si è parlato nelle storie italiane (definiti, nella famosa saga sistiana, semplicemente bis-bis), ma bis-bis cugini (“laterali”, per usare una reference colta), ognuno con un problema da risolvere, ognuno legato agli altri parenti proprio per mezzo della gemma.
È, peraltro, una caratterizzazione di Pippo in linea con la produzione di storie di quel periodo: non il solito citrullo suonato delle storie di Martina, né il soggetto dal grande pensiero laterale che si è visto in molte altre storie, ma un Pippo “candido”, sincero, abbastanza schietto, nonché una persona di fine intuito.
Tutte qualità che vengono sottolineate nell’editoriale di Sisti, che giustamente ricorda anche come questa sia la miglior saga del decennio con protagonista Pippo (o meglio, i suoi parenti), nonché la prima saga avente come protagonista proprio questo personaggio, e dove Topolino svolge un ruolo di traino del filo conduttore.
Saga che, pur nella sua brevità (appena sei episodi), riesce comunque a tenere il lettore incollato. Degne di nota (benché tutte possano esserlo, per vari motivi) possiamo segnalare le storie Mistero nel deserto, Il pestifero Pipplin e Finale a Mosca, dove si sente sempre una certa tensione, si percepisce un’anima umoristica particolarmente sagace e si vedono risvolti anche insoliti.
Un apprezzabile scorcio di Mosca
In definitiva, la Gemma Pippolina, allora come oggi, merita di essere scoperta o riscoperta. Benché i disegni siano un tantino statici (che sembrano fare il paio con il periodo “vaporoso” di Asteriti, nome che potremmo dare per il tipo di disegni che offriva), si notano parecchi dettagli ricercati dal disegnatore veneziano, come nel caso (ben illustrato sempre da Sisti) del castello di O’Pippy, o addirittura nell’illustrazione della foresta delle fate.
Al contempo, la sua struttura ad autoconclusive, che si collegano sempre e solo per il finale “luminoso” della gemma che dà il là ogni volta alla ripartenza di Topolino, la rende perfetta e godibile anche recuperando una storia alla volta, senza fretta e senza necessità di ricordarsi i particolari dalle storie precedenti.
Alcune curiosità:
- In sei storie, Topolino compie viaggi attorno al mondo, ma vengono toccati solo i continenti nordamericano (dove si trovano inizialmente i nostri protagonisti e ne Il grande Cimento, ambientata nell’arcipelago hawaiano), europeo (nell’ambientazione del racconto iniziale, I Cavalieri della Zangola rotonda, ne Il pestifero Pipplin e in Finale a Mosca) e asiatico (Mistero nel deserto e i Draghi di Kobbodo);
- La prima storia in realtà viene raccontata da Pippo e descrive come la gemma entrò in possesso della sua famiglia. È anche l’unica storia delle sei ambientata nel passato;
- Il personaggio di Sport Goofy (di creazione francese, ma reso celebre in Italia dalla storia Il segreto di Sport Goofy, scritta da Massimo Marconi e disegnata da Giorgio Cavazzano) farà la sua ultima apparizione sulle pagine di Topolino proprio in Finale a Mosca. Ventidue anni dopo sarà utilizzato da Massimo Marconi per una storia, Pippo e il carburante dello sportivo, inserita in un volume edito da Giunti in collaborazione con Conad a fini educativi;
- Le tematiche affrontate dalla saga sono diverse, ma sicuramente quella ambientale è la tematica tipica del periodo, su cui la direzione di Cavaglione aveva puntato molto (anche con la testata parallela delle Giovani Marmotte).
1 commento su “Le Grandi Saghe 28 e 29 – Le avventure della Gemma Pippolina”
Papersera dixit: Le Grandi Saghe 28 e 29 – Le avventure della Gemma Pippolina – afNews
(17/08/2023 - 11:50)[…] il resto su Papersera https://www.papersera.net/wp/2023/08/17/le-grandi-saghe-28-e-29-le-avventure-della-gemma-pippolina/ Luigi […]
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