Paperino e la sposa promessa
Lo scaltro espediente concordato da zio e nipote riuscirà a placare le mira di conquista di Brigitta?
Nel corso della sua carriera fumettistica, Romano Scarpa ha dato i natali a numerosi personaggi disneyani, che sono entrati nel cast di Paperi e Topi ritornando frequentemente al fianco degli storici interpreti della commedia Disney. Tra questi si annoverano l’integerrimo Gedeone de’ Paperoni (1956), direttore del giornale Il Grillo della Sera e fratello minore del multi-miliardario Uncle Scrooge; il tenero esserino azzurro dagli strepitosi poteri Atomino Bip-Bip (1959); la cara Zia Topolinda e la storica fidanzata di Pietro Gambadilegno Trudy, entrambe apparse per la prima volta nel capolavoro scarpiano Topolino e la collana Chirikawa (1960); il folle cugino di Paperino, Sgrizzo Papero (1964) e tanti altri nuovi interpreti delle storie a fumetti di Paperino e Topolino.
Tra questi, una delle sue creature più celebri è sicuramente il personaggio di Brigitta Mac Bridge, ideata dal cartoonist veneziano nel 1960. Sin dal suo debutto all’interno dell’iconica avventura Zio Paperone e l’ultimo Balabù, la papera è animata da uno e un solo obiettivo: quello di fare breccia nel cuore del vecchio Scrooge McDuck e di riuscire a strappargli la tanto agognata promessa di fidanzamento!
“Paperonuccio, vuoi sposarmi?”
Nel corso della sua epopea fumettistica, la vivace papera coi capelli a forma di cuore ha messo in atto svariati tentativi di impalmare l’irreprensibile scapolone, dando vita a delle avventure effervescenti che sono rimaste scolpite nella memoria dei lettori. Una delle migliori interpretazioni della ferrea volontà di Brigitta di giungere al suo scopo è sicuramente concentrata all’interno di un classico della commedia paperopolese, datato 1969: si tratta della storia Paperino e la sposa promessa, che esordisce sulle pagine del Topolino libretto sul numero 720 della rivista, in edicola il 14 Settembre di quell’anno.
Considerata a lungo un’opera realizzata interamente da Scarpa tanto ai testi quanto ai disegni, si è appreso recentemente che la sua paternità a livello di soggetto e sceneggiatura spetterebbe invece ai fratelli Abramo e Giampaolo Barosso, due tra le più fulgide menti creative che l’epopea fumettistica disneyana made in Italy abbia mai annoverato tra le proprie fila.
E leggendo questa storia si comprende appieno il motivo per cui essa è stata per così tanti anni ritenuta opera completa del Maestro veneto. Al pari delle migliori storie dello straordinario artista di Cannaregio, Paperino e la sposa promessa si rivela essere un racconto brillante, intriso di una simpatia e di una vivacità narrativa che lo rendono squisitamente dinamico e che muove i personaggi protagonisti in maniera tanto effervescente quanto variegata e credibile.
Presto, sanitari! Mio nipote è uscito di senno!
Collezionato l’ennesimo diniego da parte del vecchio arpagone, la bionda papera rimugina su quale strategia possa mai mettere in campo per indurre il suo amato a capitolare. Lo spunto per ritornare prepotentemente alla carica del “suo” Paperonuccio le viene offerto da un’amica che lavora presso il club culturale cittadino e che ricerca due bravi attori per completare le riprese di un film. Un barlume di speranza, misto ad una energica e ritrovata determinazione, rianima di colpo lo spirito di Brigitta, la quale, senza frapporre alcun indugio, corre dietro alla sua amica per accettare, per sè e per… lui l’invito a partecipare ai provini.
La scaltra papera riuscirà , lavorando finemente d’astuzia, a strappare a Paperone una soffertissima promessa di fidanzamento, lui che pensava fosse soltanto una battuta del personaggio che doveva impersonare e che ha già fatto una fatica tremenda a dire pensando si trattasse di sola finzione. Altro che messinscena! Stavolta Brigitta ha davvero colpito nel segno in quanto la promessa di Paperone è stata pronunciata al cospetto di testimoni e romperla genererebbe l’ira funesta della bionda papera che, per fargli un cocente dispetto, non avrebbe remore nel chiedere in risarcimento la metà delle sue sostanze!
Il lieto fine della vicenda per i due “Paperoni” condensato nello spazio di una solare e gaia vignetta.
Questo è il micidiale spunto che fa da propellente a tutta la vicenda, coinvolgendo il potere giudiziario impersonato dal classico giudice Gufo, passando per travestimenti, un viaggio alle Hawaai e l’inevitabile coinvolgimento, suo malgrado, di Paperino.
Quanta ingegnosità e quanta maestria sono racchiuse nella concezione di una storia movimentata e deliziosa come questa. Una trama semplicemente stupenda per il modo di mettere in scena un insieme di situazioni e di stratagemmi che sembrano funzionare per poi essere puntualmente “smontati” dalla furbizia dell’avversario. Questi a sua volta vi oppone una contromossa, come se fosse una partita a scacchi giocata a distanza, ammaliando il lettore con un intrigante impianto narrativo, supportato da una regia briosa e incalzante, intelligente e dinamica.
Contrattazioni matrimoniali.
Un’avventura disneyana che regala, ad ogni rilettura, un divertimento genuino per la caratterizzazione frizzante del suo plot e dei suoi tre personaggi protagonisti, interpreti tridimensionali e più che mai umani con i quali è facile immedesimarsi nei comportamenti e nelle reazioni, calandosi nei panni delle ambizioni, delle paure e della volontà di restare liberi che appartiene loro in accordo con la propria personalità .
La storia brilla poi, oltre che di vividezza della sceneggiatura, anche di un ammirevole virtuosismo grafico che esalta la vivacità del triangolo Paperino-Brigitta-Zio Paperone animandolo di una verve che rende i tre degli interpreti vivi, energici, iper-dinamici, dalle reazioni a volte più che normali e comprensibili ed altre talmente esagerate e teatrali da strappare inevitabilmente una risata! Si pensi allo Zione affranto che attende, tutto scoraggiato ed afflitto, di ricevere una “pugnalata” metaforica dal nipote salvo poi rivitalizzarsi di colpo quando quest’ultimo gli rivela che l’affare che ha patteggiato per lui è andato ben oltre le più rosee aspettative. Oppure al vigoroso balzo che stacca da terra lo scapolo plutocrate al solo sentire la nuova richiesta dell’importuna Brigitta di fidanzarsi con lei all’inizio di questa adrenalinica vicenda o ancora ai suoi occhioni a forma di statuette da premio Oscar che si ravvisano nel suo sguardo allorquando risponde con gioia al suadente richiamo della Settima Arte.
I complici hippy.
Si tratta di preziosismi che si estendono anche agli interpreti one-shot e di contorno che rimangono scolpiti nell’immaginario del lettore per la loro squisita vividezza.
Come dimenticare, ad esempio, la singolare amica di Brigitta, Pussy, che senza volerlo dà il la a tutta la vicenda e che, col suo particolare abbigliamento, è una degna rappresentante della corrente hippy pienamente in voga alla fine degli anni ’60? E ancora, come oblìare il simpaticissimo personaggio dell’ubriacone incontrato dal duo di finti sosia Paperino-Paperone nel bar dell’albergo in cui i nostri alloggiano e che, prima al solo guardarli e poi al toccarli con mano, si rende conto non soltanto di vederci doppio ma pure di… toccare doppio e che scappa via terrorizzato giurando di non bere mai più un bicchiere per il resto della sua vita?
Sotterfugi allo specchio
Personaggi, situazioni, risvolti e scene indimenticabili di una storia iconica, la cui conclusione lieta ed affettuosa con il reciproco sostegno di zio e nipote – i quali vanno lietamente incontro al caldo abbraccio del sole delle isole Hawaii – illumina di una luce brillante e rasserenante la perfetta riuscita di questa turbolenta e dinamicissima avventura e la splendida scena finale di un irresistibile capolavoro della comicità disneyana made in Italy!
23 OTT 2023