Topolino e il Pippotarzan

31 OTT 2023

Una Grande Avventura sta per avere inizio…

Durante una conferenza, il professor Leone mostra al suo pubblico (tra cui Topolino e Pippo) una particolare fotografia. Essa immortala un novello Tarzan della giungla, intento a balzare fulmineo di liana in liana con fare particolarmente scimmiesco e primitivo.

Quando vede Pippo, però, il professor Leone si rivela ben poco coraggioso e non può fare a meno di nascondersi sotto il tavolo per l’autentica fifa che lo attanaglia. La spiegazione è presto detta: il tarzanide e Goofy si somigliano come gocce d’acqua.

È questo l’avvio di Topolino e il Pippotarzan, un’appassionante storia scritta e disegnata da Romano Scarpa che si compone di due episodi e che fu pubblicata per la prima volta sui numeri 158 e 159 della testata ammiraglia dei fumetti Disney italiani, datati rispettivamente 10 e 25 Marzo 1957. 

Davvero l’amico di Topolino è parente di quell’esemplare dai comportamenti scimmieschi che i nostri hanno osservato durante la conferenza? È quanto avranno modo di appurare i due una volta che lo avranno individuato nell’album di famiglia che Pippo tiene in casa. Si tratta nientemeno che di Pappo, fratello del celebre pippide, allontanatosi da Topolinia vent’anni fa perché… non gli piacevano le noci di cocco che vendevano in città e quindi andò a cercarsi un luogo migliore dove gustarsele per bene! 

Qualcuno ha detto… Mbangi?!

Da questo punto prende il via un lungo viaggio irto di pericoli, insidie e bizzarrie assortite, che Scarpa propone con scioltezza in una sceneggiatura fresca e vivace. Le trovate che mette in scena in Kanya, (omologo disneyano del territorio kenyota) sono fenomenali: aerei che danzano in cielo, terreni pieni di spine giganti, leoni come assistenti, complessi veicoli con ingombranti istruzioni: questo e altro ancora si dipana lungo le 55 tavole della storia.

Pappo, finalmente ti ritrovo!

Non vogliamo rivelare troppo, ma non possiamo non citare la scena in cui i due fratelli si ritrovano. Essa riesce ad emozionare per la naturalezza con cui si stringono forte l’un l’altro dopo ben vent’anni dall’ultima volta in cui ebbero modo di stare assieme, in un abbraccio che avvolge anche il lettore per il sentimento che è in grado di restituire non solo ai due personaggi, ma anche a chi sta leggendo e sta avendo modo di appassionarsi a questa avventura così coinvolgente. Ma la genialità e la fantasia di Romano Scarpa hanno ancora tanto da mostrare ai suoi lettori nel corso di questa intrigante vicenda. Basti citare l’elegante casa costruita dal noto architetto Gright  (parodia del celebre Frank Lloyd Wright) oppure di un improbabile cinema all’aperto dove ammirare i più recenti capolavori, come la parodia di Bus Stop con Norylin Nonroe.  

Questo strano scenario si lega al motivo dietro la presenza di Gambadilegno, ed è la molla scatenante per le movimentate sequenze di azione, inclusa una lotta senza esclusione di colpi tra Topolino e il suo mortale nemico, in perfetta continuita con l’opera di Floyd Gottfredson.

Scarpa non esita a costruire la tavola per massimizzare la tensione narrativa. La vignetta finale mostra l’inquadratura dello sparo lasciato partire da Gambadilegno, lasciando al lettore attimi di puro terrore nel capire come Topolino riuscirà a salvarsi.

Gambadilegno messo alle strette dai due forzuti pippidi… o quasi!

È incredibile come il cartoonist veneziano riesca a far convivere in un meccanismo pressoché perfetto tanto i momenti di concreta e palpabile tensione, culminanti in dei climax  avvincenti come quello raggiunto dalla suddetta scena, quanto le sequenze squisitamente umoristiche da lui messe in atto, nella concretizzazione di un bilanciamento ideale tra i momenti di tangibile pericolo che minacciano gli eroi del racconto e le scene più allegre, spensierate o semplicemente bizzarre (come dimenticare la rivelazione del tenore di vita di stampo occidentale mostrato da Pappo ai suoi due increduli ospiti?) che animano di un brio e di una simpatia eccezionali delle avventure memorabili come questa.

Topolino e il Pippotarzan  è appunto una delle tante, indimenticabili, storie a fumetti nate dell’ingegno creativo e dalla sapiente mano figurativa di Scarpa che, dopo sessanta e più primavere dal suo debutto nel mondo della carta stampata, non manca mai di regalare intrigo, emozione, suggestione, allegria e coinvolgimento ai lettori di tutte le età. 

E quando una storia può fregiarsi di riuscire ad amalgamare in maniera organica e così ben strutturata tanti aspetti così diversi, eppure squisitamente complementari tra loro, ecco che si può parlare a tutti gli effetti di un classico senza tempo, un’avventura iconica la cui bellezza non potrà mai sfiorire perché essa stessa rimarrà per sempre connaturata nella sua trama e nella splendida regia con cui è stata portata avanti dal suo brillante autore.

Il sentito momento di commiato del Pippotarzan dai suoi “fratelli” acquisiti…

C’è una scena, in particolare, che racchiude in sé la vividezza comunicativa con cui Romano Scarpa riesce ad esprimere l’umanità dei suoi personaggi ammantando al contempo di ironia e sentimento lo scenario in cui essi si muovono: nella sequenza in cui, verso la fine del racconto, Pappo si congeda dal suo amato popolo Mbangi si avverte infatti appieno quanto sia realistica e tridimensionale la commozione che li addolora l’un l’altro nel doversi dire addio. Ed è la scelta di far avvenire questo congedo proprio sotto al cartello in cui viene riportato quanto siano ‘tremendi” quegli stessi nativi che adesso non riescono a smettere di piangere per la partenza del loro carissimo amico, che sa infondere un’intensità maggiore al tutto, facendo coesistere in maniera ammirevole ironia ed emozione all’interno di una delle scene più belle e significative di una storia semplicemente meravigliosa.

La scena finale venne ripresa, in maniera davvero simile, in un celebre film di Ettore Scola con Alberto Sordi e Nino Manfredi: Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa? Non sappiamo se sia una semplice coincidenza, ma certo conferma la qualitá dell’opera scarpiana.

Autore dell'articolo: Samuele Lo Galbo

Leggo Topolino e i fumetti Disney da quando ero bambino, passione che si è rinnovata da qualche anno e che porto avanti con orgoglio anche grazie al confronto con la community del Papersera. Sogno, un giorno, di scrivere storie di Paperi e di Topi sul mio amato giornalino e di vedere la mia firma tra gli autori del settimanale.