Topolino e la doppia vigilia di Natale

09 DIC 2023

Nella tavola di apertura di Topolino e la doppia vigilia di Natale c’è Babbo Natale sulla sua slitta trainata dalle renne volanti che sta giungendo a Topolinopoli: non Topolinia, non Paperopoli, ma Topolinopoli. Nel 1955, anno di pubblicazione della storia (uscita in tre parti su Topolino 129, 130 e 131) scritta da Guido Martina e ottimamente disegnata da Luciano Bottaro, i confini fra le due principali città disneyane non erano ben definiti e Paperi e Topi convivevano allegramente nella stessa città; addirittura lì dimoravano anche Ezechiele e i Tre Porcellini.  

Al suo arrivo Babbo Natale vede all’opera Paperino, Ezechiele e Zio Paperone; i tre compiono azioni vili e meschine: Paperino abbatte l’albero dove vivono gli scoiattoli Cip e Ciop, Ezechiele distrugge la casa dei Porcellini e Paperone sfratta la povera gente che non può pagare l’affitto delle baracche di sua proprietà.

La storia si ispira al Canto di Natale di Dickens e lo Spirito del Natale Futuro viene sostituito da un proiettore che Babbo Natale fa pervenire a Topolino tramite Pippo. Quando inizia la proiezione vengono mostrate le nefaste conseguenze future delle cattive azioni perpetrate da Paperino, Ezechiele e Paperone. Quindi, per evitare il peggio e non per reale pentimento, i tre malvagi della storia cercano di rimediare alle cattive azioni.

Paperone revoca lo sfratto ai poveretti che abitavano nelle sue baracche e viene aiutato da costoro nel ritrovare il bottino che i Bassotti avevano rubato dal suo Deposito (spassosa la gag del finto cieco che è quello che ha visto passare il camion dei Bassotti e del falso sordo che è l’unico ad averli sentiti parlare circa la loro destinazione).

Paperino ed Ezechiele dal canto loro rimediano alle malefatte con la restituzione delle dimore alle loro vittime: l’albero di Cip e Ciop, riportato nella foresta da Paperino, magicamente torna al suo posto senza il segno del taglio mentre la casa dei Porcellini viene ricostruita in un batter d’occhio dal lupo con l’aiuto della sua coscienza, rappresentata come un fantasma.

C’è quindi il lieto fine, anche se suona un po’ amara la frase che Babbo Natale rivolge a Topolino nel finale: nella notte di Natale i miracoli sono possibili, ma poi Paperino tornerà irascibile, Paperone avaro ed Ezechiele il solito malvagio; questa però era la visione di Martina, i suoi personaggi difficilmente uscivano dal cliché abituale: Paperone era irrimediabilmente avaro e gretto, Paperino pigro e irascibile e così via. Solo la notte di Natale potevano cambiare ed essere migliori, ed è proprio questa la magia della festa.

Autore dell'articolo: Cesare Milella