Sandopaper – Intervista ad Alessandro Sisti

13 AGO 2024

In occasione dell’uscita su Topolino 3586 dell’avventura Sandopaper, remake della famosa storia uscita su Topolino a fine 1976, il Papersera intervista i due autori: Alessandro Sisti nel ruolo di sceneggiatore e Andrea Freccero come disegnatore e inchiostratore.

Iniziamo con l’intervista al Premio Papersera 2024! Seguirà poi una chiacchierata con Andrea Freccero.

Sandopaper - Intervista a Sisti

Il disegno usato per la copertina del volume dedicato dal Papersera ad Alessandro Sisti, realizzato da Andrea Freccero.

Redazione Papersera: Da chi è nata l’idea di ripescare il personaggio? C’entra qualcosa il remake televisivo di prossima uscita?

Alessandro Sisti: Un volta in più l’artefice del progetto è stato il direttore Bertani, non tanto sulla scia del remake TV (almeno da quel che ne so), quanto per il fatto che – come anche tu rilevi più avanti – le parodie precedenti presentano contenuti estranei a ciò che è oggi il nostro modo di raccontare. Da qui la volontà di conservare quella che è stata un’ispirazione di successo anche nella sua versione disneyana, ancora amata dal pubblico d’allora e apprezzata da chi l’ha scoperta nelle ristampe, adeguandola alla sensibilità attuale. Alex Bertani mi ha proposto d’occuparmene e io ne sono stato entusiasta, poiché letteralmente dall’infanzia sono un salgariano di ferro!

RP: Sandopaper fu conseguenza dell’enorme successo dello sceneggiato RAI, che all’epoca videro tutti. Oggi non c’è il rischio che molti lettori non abbiano idea di chi siano né Sandokan né Sandopaper?

AS: Ahimè sì. D’altra parte considera quante parodie sono andate a una platea che non aveva mai letto Guerra e Pace, L’Isola del Tesoro o Moby Dick (per citare solo qualche titolo) e che magari proprio da quelle ha deciso d’affrontare gli originali. A mio avviso il nostro compito è interessare e divertire, ma talvolta con il bonus extra di proporre una scoperta. Nondimeno il ritorno di Sandokan sul piccolo schermo potrebbe agevolare la conoscenza del personaggio… e quella di Sandopaper.

Sandopaper - Chi si rivede!

Anche a noi vecchi cornacchioni fa piacere rivederti, Sandopaper!

RP: In un mondo, anche dell’intrattenimento, profondamente diverso non solo da quello dei tempi di Salgari ma semplicemente da quello di cinquant’anni fa, credi che le opere dello scrittore veronese potrebbero ancora essere apprezzate da una generazione di ragazzi abituata a contenuti e a una fruizione dei medesimi che appaiono molto lontani da esse?

AS: Domanda difficile, che ha una doppia risposta. Per quanto riguarda le trame, intricate e dense di colpi di scena, senza dubbio sì: paragoniamole a qualunque serie e non ne usciranno sconfitte. Purtroppo no invece per quanto compete allo stile di scrittura, che per il linguaggio desueto, gli incisi didascalici e addirittura situazioni e temi che al presente sarebbe difficile accettare, sono quantomeno ostici, per i ragazzi del XXI secolo come per gli adulti che già non li conoscano. A meno che non si tratti di quelli che Umberto Eco definiva “lettori di secondo livello”, interessati non solo alla storia e in grado di gustarne la lingua e i dettagli proprio per la loro relativa obsolescenza.

Sandopaper - La Tigre della Malesia

La Tigre della Malesia!

RP: Il titolo di questa nuova storia è estremamente semplice: “Sandopaper”. Cosa c’è dietro a questa scelta?

AS: Concedimi un’incursione in un ambito che in apparenza non c’entra. Ludwig Mies van der Rohe, grande architetto e designer del secolo scorso, ha dichiarato “less is more”, ossia “meno è di più”, nel senso che l’essenziale è spesso più efficace di ogni sovrastruttura barocca. Salgari, nell’intitolare il romanzo in cui debutta Sandokan, aveva bisogno di colpire l’immaginazione del pubblico d’allora, citando tigri e promettendo scenari esotici a chi non aveva mai visto le une né gli altri, per cui il libro prima uscì come La Tigre della Malesia e successivamente divenne Le Tigri di Mompracem. Ai nostri giorni le tigri sono di richiamo giusto come animali a rischio d’estinzione e da quelle parti si va in vacanza, o si sogna d’andarci. “Sandopaper” invece è pulito, incisivo e dice cosa attendersi da questa avventura. Perché aggiungere altro?

RP: Sandopaper e la perla di Labuan è basata principalmente su Le Tigri di Mompracem, primo romanzo salgariano con Sandokan. Le due tigri ricalca, con le dovute licenze, l’omonimo romanzo dello scrittore veronese. Questa nuova avventura riprende direttamente qualcuno dei titoli dei cicli malese/indiano di Salgari o è qualcosa di più originale, mutuando da questi solo personaggi e ambientazioni?

Sandopaper - L'edizione originale

La copertina originale del romanzo di Salgari, opera di Alberto della Valle, principale illustratore dei suoi romanzi

AS: Nelle mie intenzioni si rifà – per quanto possibile – a Le Tigri di Mompracem, che a tale scopo ho riletto per l’ennesima volta. Ho dovuto tagliare scene e sfrondare snodi narrativi, altrimenti non sarebbe mai entrata in un accettabile numero di tavole, pure ho cercato di preservare gli ingredienti fondamentali. Non voglio spoilerare di più, né so se ci sono riuscito, ma quando avrete letto la storia vi propongo un esperimento. Provate a riassumerla in cinque righe e fate lo stesso con Le Tigri della Malesia. I due distillati hanno qualcosa in comune? Se non li riterrete neanche lontanamente parenti, lo spirito di Salgari verrà a punzecchiarmi con un kriss avvelenato.

RP: Il personaggio di Sandopaper è molto diverso nelle due storie precedenti: fiero, indomito, capo indiscusso come il vero Sandokan nella prima (con giusto qualche imbranataggine a ricordarci che lo interpreta Paperino). Nella seconda è proprio Paperino, con tanto delle consuete dinamiche familiari con Paperone e i nipotini. Anche la storia ha un tono più farsesco. Questa nuova avventura che Sandopaper presenta? Una delle due versioni o magari una terza?

AS: Direi una terza, generata dal fatto che secondo me Sandokan e Paperino hanno non poco da spartire. Daccapo vi invito a leggere o rileggere l’originale: ci troverete un protagonista che si lancia in imprese sconsiderate convinto di potercela fare e a chi gli fa notare gli ostacoli che lo aspettano (di solito il più assennato Yanez), in buona sostanza risponde “qualcosa m’inventerò”. È Sandokan o è Paperino? La Tigre è impulsiva, votata all’azione perché – ammettiamolo – ha un caratteraccio… come quello che la sua incarnazione pennuta sfodera facilmente. Che poi sia difficile immaginare dei Tigrotti disposti a seguire ciecamente Paperino come fanno con Sandokan è innegabile, tuttavia potrebbero avere le loro ragioni.

La Perla di Labuan con Lord Paperon

Il “povero” Lord Paperon alle prese con la Perla di Labuan

RP: Il cast delle storie originali era così composto: Paperino interpretava Sandokan, Paperina Lady Marianna, Paperone Lord Guillonk, i Bassotti i Thug, Paperoga Tremal-Naik, Qui, Quo e Qua i tigrotti mentre Yanez era impersonato da un anonimo corvo riutilizzato poi da Carpi ne Il mistero dei candelabri. Rimane lo stesso anche in questa nuova avventura?

AS: Solo in parte. Che a Paperino tocchi il ruolo di Sandokan è già nel titolo, chi se non lui? Di conseguenza Marianna doveva essere Paperina, ma non quella della prima parodia, di nuovo perché i tempi sono cambiati, come pure perché la logorroica Paperanna è lontana dal mio immaginario per i personaggi femminili. Quanto agli altri, qualcuno ho conservato e qualcuno ho omesso secondo le esigenze del testo, poiché questa è una rilettura e un omaggio, a Emilio Salgari non meno che a Michele Gazzarri e a Giovan Battista Carpi, ma è anche – come dici – un’avventura nuova.

RP: Le prime due storie di Sandopaper, vista l’epoca in cui sono state realizzate, presentano moltissimi elementi oggi certamente non più pubblicabili perché ritenuti politicamente scorretti. Come hai affrontato questo problema?

Yanez e i pericoli del fumo

L’irresistibile tormentone di Yanez

AS: Non solo le prime due storie, anche l’originale e in entrambi i casi ciò si deve appunto al periodo in cui le vicende sono state scritte. Personalmente sono fra quei lettori di cui dicevo, che le amano anche per questo, ma vivo e scrivo nel presente, dunque non è stato così complesso aggirare quelle scorrettezze che forse meglio sarebbe definire anacronismi. Tanto più che nella maggior parte dei casi si trattava di gag che ormai non hanno riscontro nella realtà dei lettori. Chi ha mai visto sigari esplosivi come quelli che Sandopaper rifila al tabagista Yanez?

RP: Nella tua carriera ti sei già cimentato altre volte con delle parodie, da Paperopoli Graffiti, a Il fantasma di Canterville e La guerra dei mondi, per finire con Droidi e quasi sempre hai scelto di rimanere piuttosto fedele all’opera originale. Possiamo aspettarci qualcosa di analogo anche questa volta?

AS: Laconico: sì. Non mi dilungo perché ne ho parlato più sopra, d’altra parte credo che una storia scritta in omaggio a un’opera di riferimento non debba discostarsene più di tanto, per conservare l’intento elogiativo e favorirne la divulgazione. Sceneggiare le vicende d’un tale che vaga da un ristorante all’altro a ordinare baccalà in umido e credere che siano una palese parodia de La Cantatrice Calva di Ionesco sarebbe pretendere troppo. Lasciami però sottolineare che per me Droidi non è mai stata una parodia, ma un racconto incentrato sulle affinità fra Blade Runner e il mondo futuro di PK. Tante che valeva la pena svilupparle e accostarle.

RP: Tu e Freccero vi siete sentiti spesso durante la realizzazione della storia? Se sì, che input ti ha dato? Come vi siete trovati a lavorare insieme?

AS: Partiamo dalla fine. Con Andrea mi sono trovato splendidamente, né poteva essere diversamente, perché è un formidabile artista, un impeccabile professionista e perché ci conosciamo da un pezzo e dunque è facile trovarci in sintonia. Ci siamo sentiti, ma non condizionati a vicenda, perché essendo il professionista di cui dicevo lui mi ha lasciato piena libertà d’azione. Durante la creazione delle tavole è stato poi così gentile da inviarmele fin dalle matite, non certo perché si aspettasse qualche obiezione (come avrei potuto?), bensì affinché fossi fra i primi a goderne. Cosa che immancabilmente ho fatto. Grazie, Andrea.

Sandopaper - L'equivoco della perla

L’equivoco della Perla, tema portante della storia del 1976

RP: Carpi ha realizzato Sandopaper e la perla di Labuan mentre curava anche la serie di Topolino Kid e, se vogliamo, le due storie di Paperino alle prese con il revival e la difesa dell’indipendenza, rari esempi di “continuity” nella produzione Disney di quei tempi. Vi sono mai arrivate delle voci dell’epoca sull’ipotesi di rendere le storie di Sandopaper una serie vera e propria? E stavolta? Questa idea nasce come avventura/omaggio a sé, con eventuali seguiti dettati dal gradimento dei lettori oppure come un progetto più strutturato, con già altre avventure in cantiere?

Via verso nuove avventure...

In viaggio verso nuove avventure…

AS: Per una volta ho la soddisfazione di rispondere che ai tempi di Sandopaper e la Perla di Labuan non m’arrivò alcuna voce, perché ero troppo giovane! Avevo sedici anni ed ero un lettore, non un addetto ai lavori, e se successivamente c’è stata qualche idea in proposito non ne sono al corrente. Salgari però è sempre nell’aria e non per nulla Le Due Tigri di Carpi è di dodici anni (se ricordo bene) posteriore alla prima parodia. Questo nuovo “Sandopaper” è destinato a inaugurare una serie che s’avventuri in profondità nel ciclo indo-malese? Me lo auguro, te l’ho detto che sono un salgariano convinto, ma dipende appunto dal fatto che vi piaccia. Se il contenuto è il re, come affermava Bill Gates, l’approvazione dei lettori è l’imperatore.

RP: In conclusione ti chiediamo come definiresti in poche parole la storia che avremo modo di leggere a partire da domani.

Non sta a me definirla, ma a voi. Spero direte “bella” e magari abbiate perfino voglia di rileggerla.

Autore dell'articolo: Redazione Papersera

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