Topolino 3613

22 FEB 2025
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Topolino 3613 si apre con quella che è stata la storia al centro dei teaser pubblicati sui numeri precedenti, i quali hanno creato, unitamente agli ultimi editoriali del direttore e al redazionale in calce al numero scorso, una considerevole aspettativa nei suoi confronti. Per ora, dopo la lettura di questo primo episodio, possiamo dire che Le Maschere non hanno deluso tale aspettativa.

Alla sua prova del fuoco, ovvero la prima esperienza quale autore completo su di una trama di ampio respiro, Andrea Malgeri pare avere colpito nel segno. La narrazione di questo Atto primo sa dipanarsi in modo coerente ed interessante, sviluppando bene tutte le sottotrame che la coinvolgono. Se gran mistero non pare esservi sull’identità delle Maschere, che si rivelano un coeso gruppo di vendicatori ante litteram in una Venezia cinque/seicentesca preda di furfanti che hanno saputo farsi assumere quali guardie statali alle dipendenze di un Doge assolutamente inetto ed imbelle, nondimeno la curiosità del lettore è tanta nel voler sapere di più sulle motivazioni del gruppo e sul come si dipanerà la parte romantica della vicenda, vero fulcro della trama.

Neppure il comparto grafico tradisce le aspettative, dato che si rivela di altissimo livello non solo per quanto concerne espressività e dinamismo dei personaggi, dai più classici a quelli creati per l’occasione, ma anche per quel che riguarda gli sfondi veneziani d’epoca, ben dettagliati e definiti. Il tutto, ovviamente, crea ancora più attesa per la prossima puntata: puntiamo sul fatto che la fiducia del lettore sarà ben ripagata.

Uno scorcio veneziano non banale e ottimamente rappresentato

Delude invece, e spiace dirlo, il ritorno di Fabio Michelini sul settimanale, ai testi di Zio Paperone e il frusciante, sonante stortodeposito, per i disegni di Francesco Guerrini. La vicenda si rivela purtroppo assai confusionaria, senza raggiungere nemmeno quei livelli di umorismo demenziale cui mirava e che l’avrebbero salvata. Neanche l’uso dei personaggi sembra consono al classico tenore delle storie Disney e al loro vero potenziale (per esempio, non si capisce perché Paperone chiami in suo aiuto anonimi scienziati anziché Archimede), e neppure i classici disegni “sporchi” di Guerrini aiutano, per questa volta, la lettura, che probabilmente avrebbe necessitato di un artista più lineare e meno dettagliato. Persino la risoluzione della vicenda pare steccare, dipendendo più da un deus ex machina sfavorevole che da una vera presa di coscienza del problema venutosi a creare.

Ozzy sta meglio nelle sue vesti di sempre!

Passando oltre, torna la serie dedicata a Pippo pubblicitario con una storia tutta farina del sacco del suo creatore Alessio Coppola. Pippospot – Una carica di tutto rispetto si rivela essere una riempitiva di media lunghezza più che gradevole, sia per i testi, sia per i disegni. La trama scorre via bene ed invita molto a riflettere su come potremmo risparmiare un po’ d’energia elettrica se solo lo volessimo, seppure le trovate dello scultore Ozzy siano così bizzarre da rasentare il surreale: ma proprio tale “carica” di surrealismo è ciò che fa stare il lettore incollato alle tavole, per la curiosità di sapere dove si andrà poi a parare. I disegni sono perfettamente adeguati allo spirito della trama: semplici, leggibili, scorrevoli, ma mai banali od inespressivi, rappresentano un vero valore aggiunto. Una menzione speciale va al bizzarro (a dir poco) scultore Ozzy, autentico viceprotagonista a tutto tondo della storia, che si è guadagnato con merito lo spazio dedicatogli.

Piacevole è anche la più breve del numero, Paperino e l’assistenza totale. Marco Bosco sembra scrivere un’ennesima, per quanto divertente, sfida all’ultima vigliaccata tra Paperino e Anacleto, salvo farle prendere una direzione parzialmente inattesa già in corso di sviluppo, per poi divergere dal cliché da un lato senza abbandonarlo completamente, e dall’altro, in modo quasi paradossale, facendo prendere alla storia una piega del tutto inaspettata, fino ad una sentita risata finale. Ottavio Panaro ai disegni pare in questa occasione avere smussato alcuni suoi tipici eccessi, facendone sicuramente guadagnare l’espressività dei personaggi.

Giusta osservazione Topeo, ma speriamo che tu sia più avventuroso in futuro!

Il numero termina con quello che sembra essere l’inizio un nuovo ciclo di storie. Topeo scienziato viaggiatore vede protagonista, a quanto pare, un antenato di Topolino dei tempi dell’antica Grecia, affamato di conoscenza scientifica e geografica. Questa sua prima avventura, scritta da Sergio Cabella e disegnata da Marco Palazzi, reca il più che adatto titolo di Ai confini del mondo, giacché chiede al lettore di accompagnare Topeo ed i suoi amici a scoprire cosa vi sia al largo delle Colonne d’Ercole, sfidando miti e superstizioni dell’epoca, come se gli eroi fossero degli emuli dell’Ulisse dantesco.

L’intento educativo della storia è palese (e sicuramente meritevole, sia chiaro); tuttavia non possiamo non rilevarne l’eccessiva didascalicità in una trama dove, in fondo, ben poco succede. Ci auguriamo molta più azione nei canovacci a venire, elemento che non consideriamo certo incompatibile con le velleità didattiche del ciclo. Buoni i disegni, dettagliati ed espressivi il giusto per una trama del genere. La storia si lascia quindi leggere, ma poco lascia al lettore che inevitabilmente la scorderà subito, nonostante i buoni intenti.

Molto interessanti sono un po’ tutti i redazionali di questa settimana, da quello che tratta delle maschere della Commedia dell’Arte (e che molto rivela sulla storia di questi iconici personaggi e sul come in fondo anche i characters del mondo Disney, volendo, siano delle maschere perfette), fino a quello dedicato alla figura di Marco Ballarè e all’importanza di conoscere l’etimologia ed il significato delle parole più o meno comuni che siano, passando per la scheda che insegna a disegnare Orazio a figura intera, a cura di Giuseppe Zironi.

Completano il tutto il canonico Che aria tira a… Paperopoli di Silvia Ziche, il tradizionale editoriale del direttore Alex Bertani e la piacevole one-page finale opera di Carlo Panaro e Valerio Held.

Segnaliamo, infine, che la splendida copertina di Francesco D’Ippolito e Andrea Cagol, ispirata alla prima storia del numero, è stampata su carta plastificata: se trattasi di nuova linea editoriale costante o di scelta estemporanea è cosa che sapremo solo nel tempo a venire.



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Autore dell'articolo: Alberto E. Lunghi

Leguleio da tribunale, si è avvicinato al mondo Disney alla tarda età di dieci anni nel 1985, e da allora non ha più mollato “Topolino”, acquistando a spaglio qua e là le altre pubblicazioni dove e quando era più interessato. Appassionato di fantascienza robotica anni ’70 e ’80, con qualche capatina verso serie più recenti, si interessa del modellismo da esse derivato, e pratica molto più sport di quanto la gente sia portata a pensare. Rossonero praticamente da sempre grazie alla nonna che lo ha ben educato sotto tale profilo, voci attendibili vogliono che sia uno dei dodici Onniscienti Supremi Pikappici sparsi nell’universo, e che la sua missione sia, sotto sotto, quella di diffondere ovunque la totale conoscenza del supereroe più beccuto del mondo, unitamente a quella di Goldrake e del Grande Mazinger.