Intervista a Davide Cesarello e Paolo Mottura
Ultima tappa degli incontri con i vincitori del TopoOscar 2024. Chiudiamo intervistando Davide Cesarello e Paolo Mottura, ovvero i disegnatori che hanno ottenuto i riconoscimenti di categoria più ambiti del nostro sondaggio.
Due chiacchierate ricche di spunti, nelle quali i due artisti ci illustrano le tecniche impiegate nel loro lavoro e i riferimenti utili per realizzare al meglio le tavole e le copertine di Topolino.
TopoOscar 2024 – Miglior disegnatore e Miglior storia da 16 a 50 pagine
Davide Cesarello

Redazione Papersera: Ciao Davide, congratulazioni! Sei il miglior disegnatore su Topolino per il 2024 per il Papersera! Che effetto ti fa ricevere questo riconoscimento?
Davide Cesarello: Mi sono veramente commosso. È stata una rivalsa ad un lungo periodo negativo e in seguito di sacrifici e duro lavoro. Sapere che il mio lavoro viene apprezzato dalla critica ma soprattutto dai colleghi mi carica di entusiasmo e voglia di fare sempre meglio.
RP: Il tuo stile si è evoluto in maniera notevole negli ultimi anni. Chi ti ha ispirato e come sei giunto a questa sintesi grafica?
DC: Sai, quando sono uscito dalla Disney davo per scontato di essere in grado di poter disegnare questo genere di fumetto con molta facilità, dato che avevo passato molto tempo a disegnare al dipartimento creativo, ma sono stato all’epoca molto superficiale e mi sono reso subito conto di avere parecchie difficoltà sia con i personaggi ma anche con la gestione della tavola. Così mi sono rimesso a studiare.
Ho guardato un sacco di fumetti: ovviamente prima di tutto Disney, con tutti i suoi grandi maestri, ma anche fumetti realistici come Sin City, Corto Maltese ecc… per cogliere tutti i “trucchi” del mestiere (e lo faccio ancora adesso) ho rispolverato vecchi libri sulla tecnica del fumetto e infine mi sono ricordato degli insegnamenti del corso di scenografia all’Accademia di Belle Arti, dove si diceva che il teatro è luce e ombra e solo con questi elementi si può costruire una scena, una regola che ho voluto applicare alla tavola a fumetti, creando quinte di chiaro e scuro attraverso tratteggi o neri pieni e aprendo la vignetta al bianco della tavola. Ho pensato inoltre che il testo potesse diventare più protagonista nella tavola e non fosse solo una scritta per leggere la storia ma potesse diventare in alcuni casi un elemento grafico che esaltasse alcune frasi o concetti.
Non nego infine di essere un grande fan di Massimo De Vita, che ha ispirato notevolmente il mio tratto, come si può facilmente notare, e per questo non smetterò mai di ringraziarlo.
RP: Per quale motivo, secondo te, sei stato selezionato anche sopra a disegnatori amatissimi come Casty, Mottura o Freccero? In cosa sei riuscito a “sopravanzarli” in questa annata, perlomeno nella selezione degli utenti?
DC: La verità è che vivo in un paesino di 5.000 abitanti, la metà sono miei parenti o amici e li ho costretti tutti a votarmi! A parte gli scherzi, non so…forse sono solo una novità o forse le sceneggiature delle storie che ho disegnato erano talmente forti che mi hanno spinto a dare il massimo. Ad ogni modo per quanto riguarda i miei colleghi artisti è un po’ come una gara sportiva dove si vince per millesimi di secondo.
La professionalità è la qualità di ogni singolo artista che oggi lavoro per Topolino sono altissime.
RP: Tra le storie che hai disegnato quest’anno troviamo Top de Tops e il segreto dei Montignac che è stata eletta miglior storia “standard” del 2024. Ti va di raccontarci com’è stato interpretare graficamente questa storia di Giorgio Pezzin?

DC: Per la serie di Top de Tops ho sempre pensato che fosse giusto mantenere un legame con la produzione di De Vita, soprattutto attraverso elementi grafici che la caratterizzano, come ad esempio la cornice che appare sempre nella tavola del titolo o i vari pippidi che interpretano diversi ruoli.
In particolare, per questa storia, Giorgio aveva chiesto esplicitamente che ci fosse una pagina di apertura in cui fossero presenti personaggi e ambientazioni comparsi nelle vecchie storie. Questa tavola introduttiva dovrebbe comparire all’inizio di ogni nuova storia per presentare e spiegare alle nuove generazioni la serie.
Per la realizzazione grafica mi sono mosso come sempre, facendo prima di tutto una ricerca iconografica su tutto quello che doveva essere disegnato: ambientazioni, outfit personaggi, auto e oggetti vari.
Ritengo che questo sia fondamentale, voglio avere sempre molto chiaro quello che sarà il mood della storia. In particolare la ricerca si è concentrata sulla casa, che doveva avere un aspetto spettrale…e dopo aver selezionato alcune proposte mi sono basato sulla ghost house dei parchi Disney.
RP: Hai ereditato la saga di Top de Tops dall’immenso Massimo De Vita: che tipo di emozioni si provano a continuare l’opera di uno dei più grandi autori del Topolino made in Italy?
DC: aura, preoccupazione, felicità… insomma un insieme di cose che possono rappresentare un karakiri o un podio. Mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensa Massimo, le uniche due volte che lo ho incontrato mi ha sempre sostenuto e apprezzato… ma ancora non gli avevo toccato le sue creazioni.
RP: La collaborazione con Bruno Enna continua ad andare a gonfie vele: dopo l’incredibile lavoro su Gli Evaporati lo scorso anno, quest’anno un’altra lunga saga (500 piedi), anch’essa molto apprezzata dai lettori, ti ha visto protagonista assieme a lui. Com’è stato disegnarla?
DC: Quando mi hanno parlato per la prima volta di 500 piedi non stavo più nella pelle, era un tema che calzava perfettamente non i miei interessi, perché dovete sapere che con l’argomento ufo e misteri storici sono veramente un Nerd. Non ci potevo credere! La serie si prospettava ancora meglio degli Evaporati ed io ero già carico prima di aver letto le sceneggiature. Mentre la disegnavo non vedevo l’ora di arrivare a quei punti salienti che avrebbero stupito il lettore come me la prima volta che ho letto il testo.
RP: A che punto della tua carriera pensi di essere al momento, e cosa possiamo aspettarci per il futuro? Sei al lavoro su nuovi progetti?
DC: Mi sento in continua evoluzione, vorrei continuare a ricercare e sperimentare, nel limite del possibile. Vorrei che questo settimanale, Topolino, diventasse la piattaforma di nuovi spunti artistici e che si evolvesse in qualcosa di più particolare e unico. Nuovi progetti ce ne sono sempre, fortunatamente,
Con Bruno a Lucca ci siamo divertiti a sparare a raffica su potenziali nuove storie e chissà se queste idee voleranno fuori dai cassetti prima o poi…
TopoOscar 2024 – Miglior copertina
Paolo Mottura

Redazione Papersera: Ciao Paolo, complimenti! La tua cover variant di Topolino 3572 è stata eletta dagli utenti del Papersera come migliore copertina del 2024.
Paolo Mottura: Grazie, è sempre un piacere ricevere l’apprezzamento dei lettori del Papersera!
RP: La copertina raffigura il personaggio di Pippo Holmes protagonista della storia che vedeva sempre le tue matite al servizio della sceneggiatura di Bruno Enna. Ti va di raccontarci la genesi di questa cover?
PM: È stato il mio art director Andrea Freccero a propormi questa copertina, suggerendo di farla con uno stile particolare. Abbiamo pensato a qualcosa che fosse intonato con l’epoca storica di Sherlock Holmes, e in particolare alle vecchie incisioni di fine ‘800.
RP: L’aspetto di “finta antichità” che sei riuscito a conferire all’illustrazione sembra dare al volume un’aria da libro di fine ‘800. Ci sono riferimenti iconografici da cui hai preso spunto per lo stile, particolarissimo? Che tecniche hai utilizzato per rendere più evidente l’effetto invecchiamento? Come è stata scelta la colorazione monocromatica su toni seppia?

PM: Sul web ci sono migliaia di immagini che possono servire da ispirazione. La lavorazione è stata abbastanza semplice: ho disegnato la composizione a matita e poi l’ho ripassata a pennello e pennarello, cercando di creare i chiaroscuri con il solo tratteggio, più o meno fitto, alla maniera degli incisori. Il resto della lavorazione è stato fatto al computer applicando un primo livello color ocra e un secondo livello con un pattern di carta antichizzata. Avevamo a disposizione alcuni effetti speciali, così ho disegnato un elemento decorativo in stile liberty che è stato stampato in rilievo in tinta oro e che ha impreziosito l’immagine.
RP: La storia e la copertina comunque raffigurano una Londra a cavallo tra il XIX e il XX secolo: quanto apprezzi il disegnare con ambientazioni “d’epoca”? E quanto ti sei divertito a disegnare una storia con protagonista Sherlock, pardon Pippo Holmes?
PM: È sempre divertente disegnare storie ambientate nelle varie epoche storiche, anche se è necessario superare un certo attrito iniziale dovuto al fatto che molte epoche non sono perfettamente familiari e richiedono un certo lavoro di documentazione e uno sforzo di “ambientamento”. Poi quando si è superato l’ostacolo iniziale ci si immerge in quel mondo e tutto fila liscio. L’epoca di Holmes è particolarmente interessante da disegnare perché in quegli anni ci fu una trasformazione velocissima dell’estetica urbana, come mai si era visto prima. Nuove architetture, mezzi di trasporto e scoperte tecnologiche che hanno rivoluzionato le abitudini e hanno imposto nuovi modelli.
RP: Anche il secondo posto della classifica annuale è stato attribuito ad una tua copertina, quella di Topolino 3559. Le due copertine sono state realizzate in modo molto diverso fra loro. Ci racconti le differenze? Come hai realizzato i toni acquerellati della seconda?

PM: Anche la seconda copertina è partita da un input di Freccero che mi ha inviato un’immagine acquerellata di un paesaggio giapponese. Di qui l’idea di inserire Topolino in quel contesto rappresentandolo con la stessa tecnica dello sfondo, e cioè senza la classica linea nera del contorno. In pratica il lavoro è stato fatto in digitale ma tenendo presente il gusto tipicamente orientale di quella prima immagine.
RP: Che ne pensi del fatto che la vittoria della migliore copertina sia stata attribuita ad una variant? Pensi che in questi casi il disegnatore possa permettersi libertà creative maggiori rispetto a una copertina regular che è invece pensata per attirare un pubblico più generalista?
PM: Sicuramente nelle variant c’è più libertà. In questi giorni ad esempio ne sto disegnando una in stile futurista che difficilmente sarebbe stata approvata per la serie regolare. Però è importante che le cover regolari continuino ad affermare un’immagine classica del giornale, e proprio per questo una sporadica variant fuori dagli schemi può avere un effetto deflagrante.
RP: Disegnare fumetti e fare illustrazioni si potrebbero definire due mestieri distinti. Ma tu spesso nella tua opera tendi a fondere le due cose arricchendo le storie che disegni con vere e proprie illustrazioni disseminate tra le tavole. Quali dei due aspetti preferisci come disegnatore? Il racconto o l’immagine?
PM: Quando si disegnano fumetti non bisognerebbe mai lasciarsi andare ad un eccesso di “gusto per l’ornamento”, perché si rischia di ostacolare la narrazione che è la spina dorsale di ogni storia. Anche qui, peró, una singola vignetta decorativa può essere molto efficace se inserita al momento giusto.
RP: Un’ultima domanda. Progetti in cantiere? Quando ti rivedremo all’opera per Topolino?
PM: Nel gran finale di Circus e nella seconda avventura di Pippo Holmes, prima di buttarmi in un progetto che è rimasto nel cassetto per molti anni, ma di cui è prematuro parlare.
09 MAR 2025