Topolino 3416
Ecco, questo è un numero assolutamente medio di Topolino. Non mediocre, badate bene, ma composto da storie buone e da quelli che considero poco più che fastidiosi inciampi nel processo di lettura del fascicolo che comunque mi hanno fatto realmente cadere addormentato durante la prima lettura.
Zio Paperone e la Ventiquattrore di Paperopoli, la storia di apertura collegata al gadget (per il quale rimando a poche considerazioni in chiusura di recensione), è meglio, molto meglio, di come me l’aspettavo, forse “scottato” dalle precedenti esperienze di corse “corali” della Banda Disney.
Sisti riesce ad introdurre sia il tema della corsa sia i partecipanti in maniera davvero brillante, non facendo la solita sequenza di “vediamo cosa fa Paperino”, “vediamo cosa fa Paperoga”, etc., ma facendoci accompagnare nel giro di Paperopoli dai nipoti in monopattino, che, al pari nostro, assistono alla nuova mania paperopolese da spettatori, incontrando per primi due caratteristi anonimi, e poi con tutti gli altri personaggi canonici (ho apprezzato anche il fatto che ci siano solo i Paperi senza allargare l’ambito ai loro amici di Topolinia, espediente sempre un po’ forzato).
Particolarmente divertente la “convocazione” di Paperino da parte dello Zione che ricorda gli arruolamenti coatti tipici di Cimino. Il prosieguo della storia spero possa essere ricco di gag e spunti brillanti, per ora è promossa con l’auspicio che anche la parte grafica – non ancora del tutto convincente – possa riuscire a dare il suo contributo.
Sempre legato alla 24 ore paperopolese troviamo un articolo ricco di curiosità relative al numero 24, che vanno dalla banale suddivisione del giorno in 24 ore alle decisamente più complesse 24 chiavi tonali maggiori e minori nella musica occidentale(!). Un articolo che, come è giusto che sia, fornisce nozioni spicciole e stimola la curiosità di chi volesse approfondire una delle tantissime tematiche toccate.
Promossa a pieni voti è anche la brillante storia di Mastantuono, Paperino, Archimede e la minaccia musicale, divertente commedia di breve respiro ma dai ritmi densi ed impreziosita sia dalle consuete trovate comiche che ormai d’abitudine Bum Bum Ghigno ci regala (a proposito… ho trovato una differenza molto marcata nell’espressività del Bum Bum della prima storia e quello di Mastantuono, ovviamente a favore di quest’ultimo, a dimostrazione di come pochi tratti possano completamente cambiare la “presenza scenica” di un personaggio) sia dalle citazioni musicali, tutte ben collocate nel mio stesso periodo di interesse musicale e nelle quali mi ritrovo appieno. Menzione d’onore per la riproduzione della copertina di Animals dei Pink Floyd con il profilo dell’iconica centrale elettrica Battersea.
Altra storia che mi ha divertito – centrando di fatto il suo obiettivo – è Topolino e la logica illogico-provvidenziale (D’Antona/Usai), dove l’imprevedibilità del comportamento della gens Pippide è talmente fuori dagli schemi da non risultare forzato o semplicemente “stupido”, ma così colossale da oscurare il contorno della storia. Anche l’aspetto di indagine/thriller relativo alla sparizione della pietra dei Pippidi (sarà la Gemma Pippolina?) è assolutamente secondario ai fini della narrazione (a dimostrazione di questo valga il fatto che la pietra non viene mai mostrata) e grazie alla “logica” propria dei protagonisti la confusione è tale che chiunque potrebbe essere il colpevole…
Per approfondire un po’ il commento alla storia vi consiglio la (breve) lettura dell’articolo di Gianluigi Filippelli.
Quali sono, quindi, le note stonate dell’albo? Ci vuole poco ad indovinare: Young Donald Duck sarà anche per un target diverso dal mio, ma non vedo perché questo disgraziatissimo target debba essere bersaglio di storie un po’ approssimative, dai ritmi discontinui con passaggi dove si accusano se non dei salti logici, quantomeno delle evoluzioni un po’ affrettate; dove la caratterizzazione dei personaggi è così monocorde e prevedibile che non c’è un vero motivo che spinga a leggerle per vedere “come va a finire”. Gli stessi disegni, appesantiti da una colorazione ricca di eccessive sfumature e riempimenti con effetti gradient, risultano poco gradevoli.
Poco significativa, infine, la prima puntata de Il viaggio del dollaro d’argento di Panini e Gottardo.
Chiudo questa mia recensione con due righe relative al gioco La 24 ore di Paperopoli: non ho ancora letto le istruzioni, e non amo molto i giochi di carte, ma questo sembra fatto bene, con le pedine monocolore – al momento ho potuto vedere solo quella di Paperone e di Rockerduck – che ricordano quelle dei giochi Clementoni anni Settanta (Colpo grosso a Topolinia, Mondo Papero, Paperino il postino, e molti altri), con le carte in materiale sufficientemente robusto ed una scatola forse un po’ troppo piccola per i miei gusti ma ben decorata. Varrà la pena tenere d’occhio le prossime uscite per completarlo.