Come nasce una serie: il backstage delle Storie della Baia

02 NOV 2021

Da quando nella redazione di via Sandro Sandri era arrivata Claretta Muci, il chilometrico corridoio del tutto simile a quelli dell’Overlook Hotel aveva preso vita. Non più porte chiuse, luci gelide e sussurri da clausura com’era stato per la gestione appena precedente, ma un’atmosfera di generale allegria grazie alla quale, girato l’angolo, non ti aspettavi più di imbatterti nelle gemelline o nel triciclo abbandonato di Danny.

Faro

Lo strepitoso faro delle nebbie realizzato da Davide Cesarello (© Disney)

In quel novembre 2000 era quindi ormai una piacevole consuetudine, quando si andava da qualcuno in redazione, percorrere poi l’intero corridoio a ferro di cavallo per salutare, stanza dopo stanza, tutti gli altri.

E, fermo sulla soglia dei dodici metri quadri di Claretta, io quel giorno vidi per la prima volta il Faro dell’Isola delle Nebbie.

Immaginate, partendo dal fondo, una finestra, una direttrice, una scrivania e, appena entrati sulla sinistra, un tavolo rotondo letteralmente sommerso di giornali, gadget, numeri staffetta, progetti, disegni… ma anche bottiglie d’acqua, sciarpe, cd, spartiti per violoncello (già, oltre che ottima cantante, Claretta è anche musicista), scatole di biscotti, giocattoli per Gina (il suo barboncino), pop-up e via dicendo.

Bene, su mezza risma di scartoffie assortite spiccava la metà superiore di un disegno che sembrava essere stato realizzato graffiando un fondo scuro a cera.

«L’hai visto, eh?», furono le prime parole di Claretta, prima ancora dell’abituale «Albertiiinooo!» con cui mi saluta da almeno quattro lustri.

«Meraviglioso!» devo avere sussurrato a occhi sgranati, avvicinandomi per vederlo meglio.

Venne fuori che Davide Cesarello, uno tra i migliori artisti interni in forza alla Disney (allora lavorava in sede, occupandosi tra l’altro di progettazione, pubblicità e creatività per qualsiasi dipartimento Disney e visualizzava assieme a pochi altri qualunque idea nascesse internamente), quella mattina era passato da lei in ufficio, per mostrarle alcuni disegni che aveva realizzato sua sponte nel tempo libero.

«Secondo te, che cosa potremmo farne?» riprese lei, raggiungendo a sua volta il tavolo. «Davide ha disegnato anche Moby Duck, è lì in mezzo, assieme ad altri disegni… »

Paperino e Paperoga

All’inizio i protagonisti sarebbero dovuti essere Paperino, Paperoga e Malachia (© Disney)

«Paperi o Topi?» chiesi io, incapace di staccare gli occhi da quel capolavoro.

In effetti, oltre al faro, c’erano anche il Moby’s, sorta di locanda di sapore marinaresco, e il Sardina, battello vintage avvolto dalle nebbie del porto. In più, uno studio di Moby Duck, uno schizzo con Paperino, Paperoga e Malachia e un minaccioso personaggio armato di arpione.

Trascorremmo il pomeriggio parlandone a ruota libera in un indimenticabile brainstorming, e finimmo per eliminare Paperino e Malachia e trasportare la vicenda ai primi dell’Ottocento.

Il giorno dopo tornai in redazione con alcune prime proposte scritte: “Il porto di base è quello di Crabtown, a Cheesecake Bay. Cittadina molto simile ad Annapolis, vive di commercio e di pesca. Alle spalle della cittadina vi è un’ampia foresta che fornisce il legname per le imbarcazioni. A sud un tratto paludoso. A nord si alza la scogliera che impedisce l’approdo. Sopra la scogliera la villa del padrone della zona, Azimuth Van Seagul. Naturalmente le storie potranno anche allontanarsi dalla zona, pur rimanendo sempre in ambiente marinaro.”

Per i personaggi, proposi:

  • Moby Duck, “Protagonista della serie, è un coraggioso marinaio per il quale il mare non ha segreti. La sua vita è tra le onde ed è capace di condurre per mare praticamente qualsiasi tipo di imbarcazione. Che poi, spesso e volentieri, faccia naufragio, be’, questa è un’altra storia. Moby si occupa principalmente di pesca di ostriche – la baia ne è ricchissima – ma, all’occorrenza, può adibire il suo sloop Carbonella a barca da trasporto. Non gli piace viaggiare via terra e, se si allontana troppo dal mare, comincia a soffrire di mal di terra.”
  • Paper Hoog, “In tutto e per tutto uguale all’odierno Paperoga – probabilmente è un suo antenato, ma non lo espliciteremo – ha identiche caratteristiche fisiche e comportamentali. Comincia come ‘tassista marittimo’ – trasportando clienti da una città all’altra della baia – e diventa socio di Moby Duck nel corso della prima avventura della serie.”
  • Azimuth Van Seagul, “Proprietario di mezza Crabtown, ha le mani in pasta in qualsiasi impresa commerciale della città e l’esclusiva della vendita del legname all’ingrosso. Non è un nemico giurato di Moby Duck ma, dato che non sopporta di essere ostacolato nella sua ricerca di profitto, non esita a servirsi di qualsiasi mezzo pur di eliminare eventuali ostacoli ai suoi obiettivi. Ha modo di confrontarsi – sia pure indirettamente, tramite il fido/infido Triglia – con Moby nella prima avventura, mentre tenta di monopolizzare anche il settore della pesca delle ostriche. Abita in una splendida villa a picco sulla scogliera, alla periferia settentrionale di Crabtown.”
  • Aretha, “Bellissima e misteriosa barista nera, proprietaria del Black Oyster, taverna del porto, conosce tutto di tutti e il suo locale è il punto di ritrovo dei marinai di mezzo mondo. Sa leggere il futuro nelle carte ma le sue predizioni, che pur si avverano sempre, non sono mai immediatamente comprensibili o sembrano impossibili da realizzarsi. Il nome del locale deriva da uno dei due orecchini che Aretha indossa: infatti, incastonate in una montatura d’oro, Aretha ha due grosse perle, una bianca – trovata in un’ostrica normale – e una nera – trovata in una misteriosa ostrica nera.”
  • Wang, “Commerciante cinese viscido e truffaldino, fa la sua prima apparizione nel primo episodio quando lo si scopre al soldo di Azimuth. A lui non importa per chi lavora, gli interessa solo che ci sia da guadagnare. Inizialmente è lui che compera in esclusiva dai pescatori di Crabtown le perle ritrovate nelle ostriche.”
  • Triglia, “Poco di buono al soldo di Azimuth, si occupa dei ‘lavori sporchi’ per conto del suo padrone impiegando anche, alla bisogna, sue vecchie conoscenze carcerarie. È più furbo che intelligente e sa che se vuole mantenere il posto non deve mai deludere il padrone o, comunque, deve riuscire a far ricadere la colpa di eventuali fallimenti su altri o su cause di forza maggiore. Graficamente, lo vedo somigliante al Giancarlo Giannini al tempo dei film con la Melato.”
  • Isidor, “Abilissimo mastro d’ascia, è un lentigginoso gigante dai capelli rossi. Personaggio positivo, se può non lesina favori ai marinai di Crabtown anche se, essendo in fin dei conti un artigiano che vive del proprio lavoro, non può per esempio fare credito o vendere in perdita le proprie barche. Come tutti gli altri carpentieri, deve rifornirsi da Azimuth Van Seagul che detiene il monopolio del legname.”
  • Lazy Jack, “È il guardiano del porto, dove vive in una baracca di legno che sa di nafta. Ottimo meteorologo, racconta meravigliose storie di mare. Quando arriva una barca, lui è sulla banchina, pronto a raccogliere le cime di ormeggio e le ultime novità della baia. È la memoria storica di Duckport. Facciamone un tipo alla Carlo Chendi.”

Studi preliminari di Cesarello per Moby Duck (© Disney)

Ne parlammo per un po’ e, qualche ora dopo, Aretha aveva cambiato nome («Uhm… Aretha come la Franklin, vero? Manteniamo una cantante ma rendiamola più facile per i bambini… forse… Ella come la Fitzgerald? No. Sarah come Sarah Vaughan? No. Nina Simone? Sì, dai, chiamiamola Nina!»), così come la sua locanda.

La città diventò Duckport, Triglia fu ribattezzato Sagola e il cognome di Azimuth divenne Van Quack. Poi venne la parte ancor più divertente: una serie di sette soggetti scritti di getto, dopo febbrili conciliaboli con Silvia Banfi, la mia editor dell’epoca. Avevo parecchio materiale da utilizzare: oltre alle suggestioni dei disegni di Davide, c’erano anche i racconti di mio nonno, che per i mari di mezzo mondo aveva trascorso una trentina d’anni, fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

I soggetti filarono via lisci. Due furono affidati ai bravissimi Marco Bosco e Augusto Macchetto, e io sceneggiai a tempo di record gli altri cinque. Claretta voleva uscire per sette settimane di fila, così mettemmo ai pennelli in parallelo gli immensi Silvio Camboni, Marco Palazzi, Alessio Coppola e Stefano Turconi. Luana Ballerani diede meticolose indicazioni ai coloristi e… il resto è storia.

Villain con arpione

Studio di personaggio, una prima versione di Azimuth? (© Disney)

Da notare che, come per tutte le cose migliori che accadono nella vita di ognuno di noi, anche in questo caso l’assoluto protagonista è stato il fato. Se io non fossi passato quel giorno in redazione non avrei mai adocchiato il disegno di Davide. E se Davide la sera prima avesse trovato qualcosa di interessante in TV, forse non si sarebbe messo a giocare con i pastelli a cera. Aria fritta? Può darsi, ma noi pescatori del Mare delle Idee crediamo ciecamente al destino.

Chi mi conosce sa che chiudo ogni mia storia cercando di sorprendere il lettore. A volte ci riesco, più spesso forse no. Quando scrissi questo articolo nel 2013, in occasione dell’uscita dello straordinario Topolino Tremila edito dagli amici del Papersera, avevo deciso di non svelare ufficialmente agli appassionati il soggetto che avevo pensato per quella che sarebbe stata l’ultima avventura delle Storie della Baia.

Questo perché proprio in quel periodo Valentina aveva chiesto nuovi soggetti e tre di essi erano sulla scrivania di Mara Ghinelli, la mia straordinaria editor di quegli anni (e, grazie al cielo, anche di questi, per tutti i progetti editoriali che sto seguendo per Panini). Pensavo che il vento non avrebbe giocato brutti scherzi e che la Carbonella sarebbe nuovamente salpata.

Così non è stato, probabilmente da qualche parte l’idea di una comunità che deve combattere unita contro il cattivo di turno per avere qualche speranza di successo non piaceva più. Serviva l’eroe assoluto, il protagonista senza macchia e senza paura, che però secondo me avrebbe snaturato l’idea base della serie (ovvero “solo l’unione fa la forza”). E così, mentre negli anni successivi altre saghe, altri eroi solitari e altri sogni hanno imboccato la rotta delle edicole veleggiando sulle pagine del Topo, alghe e molluschi hanno ricoperto pian piano la chiglia della Carbonella XXL che è rimasta agli ormeggi.

Ma ho un debito verso chi ha amato le Storie della Baia quanto le ho amo io. Quindi salite a bordo, vi porto a fare un giro, offro io…

Le Storie della Baia

“Moby Duck e la Moneta del Capitano Abacabowsky”

by Alberto Savini 2013

Duckport.

Novità al porto. La Ambush, una baleniera nuova di pacca alla sua prima uscita in mare, ha infatti appena attraccato. Neanche il tempo di calare la passerella che una decina di uomini dell’equipaggio si buttano fuori bordo, fuggendo poi a gambe levate sotto gli occhi sbalorditi della popolazione locale, tra cui possiamo notare Moby e Paper Hoog.

Incatenato nella stiva il resto della ciurma (per evitare ulteriori diserzioni), il comandante Abacabowsky, capitano della Ambush, fa letteralmente irruzione con un pugno di fedelissimi alla Perla Nera, lamentandosi di quelle mammolette dei suoi marinai che non hanno retto alla disciplina di bordo. Con un sorriso mielato, chiede poi se qualcuno del posto si vuole arruolare. Il silenzio è totale. Il capitano passa allora a interrogare personalmente uno a uno gli avventori (O’Connors, Isidor, eccetera) che rifiutano spiegando di non essere uomini di mare. Anche Moby, che non vuole guai, dà una risposta del genere ma Paper Hoog lo corregge. “In realtà, noi due abbiamo già la nostra barca e peschiamo perle!” Il capitano, cacciato fuori da Nina (“Non ci piacciono i cacciatori di balene!”) se ne va lanciando una strana occhiata a Moby e al suo socio.

A sera i due escono dalla taverna per tornare alla Carbonella ma una botta in testa li spedisce nel mondo dei sogni. Alla scena assiste Sagola che sta per tornare alla casa di Azimuth. “Ah, ah!” esclama radioso. “I due impiccioni finalmente fuori dai piedi! Chissà come sarà contento il padrone quando glielo riferirò!”

Stacco. Il mattino seguente Moby e Paper Hoog si svegliano ai ferri, nella stiva della Ambush che è ormai in alto mare.

Un ragazzino, tale Hermann, mentre li disseta con un mestolo spiega loro che sono stati arruolati con la forza (metodo denominato “Costa dei Barbari” = storico). Il ragazzino racconta che anche lui, che pure si era arruolato volontario in cerca di avventure, lontano dalla sua noiosa Nuova York, è ormai pentito della scelta fatta e spiega che avrebbe disertato a Duckport se Abacabowsky in persona non l’avesse acciuffato per la collottola e rinchiuso nella stiva.

I due vengono liberati e condotti al cospetto di Abacabowsky che messi loro in mano degli spazzoloni ordina la pulizia del ponte (tanto per cominciare a capire che quello non è un albergo). Abacabowsky annuncia inoltre che avranno vitto e alloggio e che il primo che avvisterà una balena (SOFFIAAA!) riceverà in premio la moneta d’oro che lui stesso si premura, parlando, di inchiodare all’albero maestro.

Studio preliminare per il Moby’s, prima versione della locanda La Perla Nera (© Disney)

Stacco. Duckport. Sagola, che la sera prima non ha ricevuto alcun premio, tranne una pacca sulla spalla da Azimuth (che già pregusta il futuro radioso che lo attende senza i due impiccioni) ci resta male (almeno qualche soldino gli avrebbe fatto comodo). In paese per una commissione, entra con aria cupa alla Perla Nera. Nina, alle prese con le sue carte, si accorge subito che qualcosa non va e riesce a fargli confessare ciò che ha visto.

Stacco. Sulla Ambush, Abacabowsky (di nobile e ricca famiglia di origine europea) freme per catturare la sua prima balena. Se non altro per dimostrare al fratello (da sempre cocco di mamma e ora valente ufficiale plurimedagliato dell’esercito) e ai genitori (che lo hanno accusato di non sapersela cavare da solo e quindi di non essere meritevole di metà del patrimonio di famiglia) di non essere un completo fallito. A tale scopo la disciplina diventa sempre più pesante e le razioni vengono addirittura dimezzate per spingere gli uomini a fare l’impossibile per trovare una balena.

Il rapporto tra Moby, Paper Hoog e Hermann si stringe e i tre diventano amici. A sopperire alle scarse razioni ci pensa Trippa che, sia pure a malincuore, divide il frutto delle sue razzie in cambusa con i tre (ovviamente 90% a lui e 10% ai tre che, però, si accontentano).

Stacco. O’Connors, Lazy Jack e Isidor salpano all’inseguimento della Ambush prendendo a prestito la Carbonella XXL di Moby e Paper Hoog (“C’è un posto dove le balene sono numerose”, spiega Lazy che ha girato in lungo e in largo i sette mari, “Il Cielo di Plancton”, una zona che di notte diventa fosforescente. “Speriamo che quell’Abacabowsky ne abbia sentito parlare!”).

Stacco. Due giorni dopo (e venti lavaggi del ponte più tardi) Paper Hoog avvista per primo una balena. Moby decide che è il momento di agire (sono contrari alla caccia alle balene: questo Moby è un antenato del Moby anni Sessanta!): rubano con l’aiuto di Trippa la chiave della cambusa e trafugano un paio di sacchi di pepe nero (una delle punizioni preferite di Abacabowsky: quando qualche marinaio sgarra, lui gli propina un beverone di latte e pepe) e li trasportano in cima all’albero maestro. Quando anche un marinaio (uno degli sgherri di Abacabowsky) si accorge della balena, dà l’allarme e guadagna la moneta, i nostri si tengono pronti ad agire.

Stacco. Perla Nera. Sagola decide di tornare a casa senza rivelare ad Azimuth che ha parlato a Nina del rapimento di Moby e Paper Hoog: e comunque non è detto che O’Connors e gli altri riusciranno a liberarli, magari finiranno imbarcati a forza pure loro.

Stacco. Ambush. Abacabowsky si dirige verso la balena e quando sta per calare la piccola scialuppa (la caccia vera e propria avveniva a bordo di scialuppe, non dalla nave maestra), Moby e Paper Hoog rovesciano il pepe sulla barca, causando starnuti a nastro e confusione a bordo.

La balena si avvede del pericolo e sperona la Ambush: passando nella nuvola di pepe, si colora leggermente di nero. La Ambush viene gravemente danneggiata ed è ora ingovernabile. Fermo sul ponte, affascinato dallo spettacolo, Hermann ha assitito con occhi sgranati all’impresa della balena.

Ma il furibondo Abacabowsky, avendo capito da dove è arrivato il pepe, ordina ai suoi uomini di catturare Moby e Paper Hoog che, ancora sull’albero, cercano inutilmente di mimetizzarsi tra le sartie e le vele.

La Sardina, prototipo della Carbonella XXL (© Disney)

Fortuna che arriva la velocissima Carbonella. Moby e Paper Hoog si tuffano in mare e, mentre stanno salendo sulla barca, incitano Hermann a seguirli. Il ragazzino non se lo fa dire due volte: strappata la moneta bucata allo sgherro di Abacabowsky (“L’aveva vista prima Paper Hoog!”) si tuffa e si mette in salvo sulla Carbonella (al gruppo si accoda anche Trippa). Agli altri naufraghi viene lanciata una scialuppa che viene poi trainata verso Duckport dove – annuncia O’Connors – Abacabowsky e i suoi sgherri finiranno in prigione per rapimento e gli altri marinai saranno liberi di andarsene.

Stacco. Duckport. Alla Perla Nera, Hermann dichiara di averne, per il momento, avuto abbastanza di navi e che ha deciso di tornare a Nuova York da sua madre

E poi l’avventura l’ha talmente colpito che gli piacerebbe provare a scrivere un racconto o un romanzo su quella balena nera (di pepe). Certo, per rendere le cose più intriganti potrebbe anche cambiare qualche particolare: la balena potrebbe non essere nera ma magari rossa, o verde…

“Oppure bianca (suggerisce Moby) così sembrerebbe ancora più grossa!”.

“Ma certo!” esclama il ragazzino. “Il nome del capitano potrebbe essere accorciato in Abacab o qualcosa di simile…” continua. “Però ci vorrebbe un bel nome per la balena, qualcosa che mi ricordi anche dei miei compagni di avventura!”

“Che ne diresti di chiamarla… Paperwhale?” suggerisce Paper Hoog.

“Naaa, meglio Duckwhale… o Moby Whale… o Moby Duck o qualcosa di simile…” borbotta il ragazzino. “Scusa, Paper Hoog… ma Moby è un nome che suona meglio!”

Al momento del congedo, davanti alla carrozza che lo porterà verso casa (viaggio che si pagherà con un paio di perle che Moby gli ha donato) il ragazzino ricambia con la moneta bucata (“l’avete vista prima voi! E poi così avrete un mio ricordo!”) e parte. Moby gli urla dietro che non sanno nemmeno il suo cognome, nel caso uscisse il libro. E il ragazzino, ormai lontano, urla dal finestrino qualcosa che finisce con …lville.

“Orville!” suggerisce Paperhoog mentre i due vanno con Trippa verso la Carbonella.

“Naaa! Forse Belville?” propone Moby.

“Bah, inutile stare a scervellarsi! Tanto, credi veramente che un libro su una balena nera…”

“Bianca…”

“… del colore che ti pare, potrebbe mai avere successo?”

Dissolvenza.

FINE

Autore dell'articolo: Alberto Savini