Almanacco Topolino 12

18 APR 2023
Voti del fascicolo: Recensore: Medio: (14 voti) Esegui il login per votare!

Almanacco 12

Siamo giunti alla fine anche di questo secondo anno di pubblicazioni di questa nuova serie di Almanacco Topolino. Lo scorso anno abbiamo visto il metaforico passaggio di consegne dal compianto Luca Boschi a Davide Del Gusto. Passaggio, certo, non facile inizialmente, ma che ha saputo trovare una dimensione ottimale già con il numero 9.

Questo nuovo numero della testata conferma l’ottima tendenza registrata con la nuova curatela e permette anche di capire perché Almanacco Topolino è stata votata come miglior testata regolare Disney nei recenti TopoOscar del Papersera.

Numero che stupisce già dall’inizio, con una buona serie di curiose inedite. Ma per cominciare (e senza dimenticare la copertina di Emanuele Baccinelli con i colori di Mario Perrotta, con ancora una bella ispirazione dalle copertine classiche), la storia di apertura non deriva dalle classiche di Almanacco prima serie, ma è un’inedita della (all’epoca) rinnovata testata Paperino Mese.

Pippo e il Carnevale di Topolinia (Salvatori/Pujol) stupisce per essere anzitutto una storia con protagonisti i Topi… sul mensile dei paperi! La storia si caratterizza per una buona interazione tra i personaggi, ed in particolare tra Pippo e Nocciola, che qui recuperano il classico tormentone di pippide scetticismo circa i poteri stregoneschi di quest’ultima. Una buona interpretazione anche da parte del maestro catalano, che prova a portare espressioni degne di un film d’animazione Disney e rende vita ai personaggi della storia.

Ciccio

Un insolito Ciccio in questa inedita danese

Pujol si ritrova anche in un’insolita interpretazione di Ciccio nella successiva storia che apre la sezione delle inedite, Ciccio e la dolce emergenza (testi di Nordberg).

Non la solita raffigurazione di Ciccio, l’aiutante scansafatiche e pigro di Nonna Papera, ma quasi un’introspezione, che colpisce in positivo e rende il personaggio meno piatto di quel che si conosce. Tre tavole dense di dettagli, profondità di pensiero e di espressioni ritrovate (ovvero il Ciccio apparso in Just in Time for Dinner, di Karp e Taliaferro). Pujol nettamente migliorato nel tempo, e con un tratto che omaggia degnamente il mondo disneyano.

Meno felice dal punto di vista grafico, ma intrigante come storia, la seguente Paperino e il tesoro del Doge (Kruse/Verhagen), ennesima storia Disney ambientata a Venezia, ma con risvolti avventurosi che sembrano rievocare Carl Barks.

Tuttavia, sono diversi i punti deboli di questa storia: dallo stereotipo dell’italiano mangiatore di pasta (il sig. Tortellini, chiaramente originario di Venezia), ai disegni grossolani e forse troppo calcati nella china. Anche il colore, per quanto interessante l’esperimento di mantenere una composizione a tonalità di grigio, appare molto piatto. Una trama che intriga in molte parti, ma che fa molta fatica a portare il lettore in fondo alla storia.

Lupo

Il ritorno di (un modesto) Lupo

Un giallo giudiziale è quello che si presenta successivamente. Topolino e la trappola difensiva (Markstein/Petrossi) vede il ritorno come villain di Lupo, uno dei primi antagonisti di Topolino. Qui, però, sembra forse essere meno convincente che nella Valle Infernale e si serve solo di mezzucci legali per cercare di incastrare Topolino.

Interessante però l’ambientazione della storia nella città di Brutopia, da intendere qui come omaggio alla nazione autocratica creata da Barks nel 1957. Belli anche i disegni di Petrossi, che dimostra comunque una buona osservanza dei canoni classici disneyani.

Riprende anche la proposizione delle one pages sulle tre nipotine di Paperina. Emy, Ely, Evy – La sfida (de Graaff e Heymans/Barreira) vede anche il ritorno di Herbert, compagno di giochi di QQQ in I tre sporchi piccoli paperi di Barks (1944). Gag divertente, benché forse con una facile ironia, ma gradevole.

Il secondo dei nuovi capitoli dei Diari di Paperone, curati da Kari Korhonen, ovvero L’oro del faraone, prova ad essere l’ennesima avventura risolutiva del papero più ricco del mondo.

Oro

Che l’abbia trovato veramente?

Anche in questo caso, forse la trama appare molto piatta e con buchi di trama evidenti (benché si debba considerare la stessa come una lettura rappresentativa delle pagine del diario), ma si vedono nelle sequenze delle vignette alcuni tentativi di rendere la storia in maniera cinematografica, e conferire maggiore scorrevolezza e gradevolezza. Permangono comunque i soliti problemi legati ai disegni molto piatti e non definiti di Korhonen, ma il risultato comunque rimane apprezzabile.

Due sezioni tematiche che riportano storie frizzanti e con buone chicche. La prima viene dedicata al piccolo aiutante di Archimede, Edi, che nel corso degli anni ha assunto sempre meno la caratteristica di comparsa o “personaggio sullo sfondo” ed è diventato sempre più protagonista di storie a lui dedicate.

Tra queste, troviamo qui quel piccolo capolavoro dei coniugi McGreal (disegni di Rota) che è Il piccolo aiutante smarrito. Storia per lo più senza dialoghi, come ricorda l’editoriale, ma che sembra essere impostata proprio come un corto cinematografico.

Fantascientifica in ogni suo aspetto, dalla macchina che produce pozzanghere per lo spostamento temporale, fino al viaggio avanti nel tempo di Edi stesso, fino al loophole temporale in cui questo finisce e che è Archimede stesso ad anticipare nelle prime vignette della storia. Immaginifica sotto ogni punto di vista, drammatica e tenera nell’azione di Edi per cercare di sfuggire alle mille peripezie in cui finisce. Un capolavoro riscoperto.

Edi

Una delle scene più strazianti della storia

Nella successiva one gag page (Archimede Pitagorico – Lo scambio), Edi torna ad essere il personaggio di accompagnamento tipico delle storie di Barks, questa volta con i disegni di un altro epigono, Daan Jippes. Una tavola nel puro stile barksiano: un concentrato di ironia e situazioni equivoche. I disegni di Jippes non particolarmente esaltanti, ma efficaci nel rendere appieno la visualizzazione della vicenda.

L’ultima sezione che chiude questo albo è dedicata a due storie sul piccolo popolo dei folletti, tema molto caro alla produzione disneyana, sia cinematografica che fumettistica (come ci ricorda l’editoriale). La prima delle due, Paperino e la fortuna in pentola (Korhonen/Branca), ha il pregio di avere dei validi disegni del maestro argentino.

La storia in sé è molto gradevole, con un happy ending che rende giustizia sociale a Paperino. Molto insolito il comportamento di Paperone (più nelle corde di sceneggiatori italiani, come Martina o Dalmasso), mentre Gastone appare solo come mera comparsa fortunosa in questa storia. Si apprezza anche il tentativo di voler fornire dettagli ulteriori alla lore di Cornelius Coot.

A chiudere questo albo, troviamo una S-code apparsa nella prima serie di Almanacco Topolino. Zio Paperone e i folletti giganti (soggetto di Davie, testi di Gentilini, disegni di Scarpa) si caratterizza per essere una storia divertente, ma forse molto poco logica sotto molti punti di vista, da quello narrativo fino a quello dello svolgimento di trama.

Lepricauni e paperi

L’insolita fortuna che arriva a Paperino

Forse una delle poche storie dove nella famiglia dei Paperi manca all’appello Paperino, ma dove i nipotini vengono sfruttati a dovere come spalle agili di Zio Paperone, meno come controparti nei dialoghi (un po’ troppe volte viene detta la frase “sei un bell’indovino, zio!”).

Eccelle qui anche il colore, che molto spesso appare essere chiaro e con tonalità e sfumature a pastello. Si tratta di una storia che poteva ben figurare all’epoca nella pubblicazione collaterale di Topolino, benché oggi dimostri alcuni segni del tempo.

Anche con questo albo, Almanacco Topolino rimane una delle migliori testate del panorama editoriale Disney attuale. Pur sempre con alti e bassi nelle storie, il risultato finale è comunque quello di un volume ben confezionato, corredato da un buon impianto editoriale e che dimostra di valere pienamente il prezzo che si paga.

Al di là della possibile filiazione dal modello di Zio Paperone serie bianca, la testata attualmente costituisce forse un unicum di cui difficilmente ci si potrebbe privare, e che ci si augura prosperi per molti numeri.

Autore dell'articolo: Luigi Sammartino

Giurista, accademico e nerd, sono un Pker dormiente della prima ora, ridestatosi assieme alla mia passione per il fumetto Disney. Anche se l'ultimo arrivato, mi piace avere comunque un piglio analitico sui prodotti della nona arte. Sperimentatore perenne, sono sempre disponibile a parlare di tutto.