Topolino 2764

12 NOV 2008
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SPOILER a vagonate! Un Che Aria Tira… (Ziche) che doveva stare sul numero scorso e un Topolino e la Rapina del Millennio – Terza Puntata (Ziche) che non aggiunge molta carne al fuoco e che in pratica traduce in fatti le parole del precedente episodio. Ok, divertente Topolino che sveglia i pargoli nel cuore nella notte puntandogli la luce in faccia ed esordendo candidamente con un Ehi, bimbo! Scusa… o che sta male in una serie di espressioni fantastiche pensando di essersi schierato seppur inconsapevolmente dalla parte… dei… cattivi, ma il tutto è ancora molto inconcludente. Il sottoscritto comunque tende a vivere sempre in modo ansiogeno i primi capitoli delle saghe zichiane, salvo poi rivalutare il tutto nella rilettura complessiva. Poi c’è Topolino in: L’Ultimo Caso (Faraci/Cavazzano), creata con l’apposito scopo di celebrare Topolino in occasione dell’anniversario dei suoi 80 anni. E se la cosa traspare da ogni singola vignetta, non traspare per nulla in un albo ed anzi in una Disney Italia che sembra voler trascurare un evento così importante quando invece si era prodigata in lungo e in largo per il sessantenario di Paperone, con tanto di saghe e volumi celebrativi, per non parlare della dovuta propaganda televisiva. Risulta davvero difficile credere che il colpevole sia l’onnipresente crisi tanto più a quegli appassionati che si vedono apparire in edicola raccolte che definire insignificanti è poco. Rammarico, incazzatura e una buona dose di interrogativi dietro questa scelta davvero incomprensibile che sfiducia ancora una volta noi del fandom, che d’altro canto esprime pareri contrastanti: chi pone esageratamente l’accento sulla questione pur essendo nel giusto, chi invece minimizza e chi se ne esce con oscure dietrologie che di sicuro procureranno a zio Walt un paio di rigiramenti nella tomba. Poi però ci si accomoda sul divano, si apre la copia nuova di zecca del nostro settimanale preferito, si inizia a leggere e tutte le considerazioni di cui sopra spariscono. Quello che rimane è un omaggio sentito a un personaggio che ai suoi autori ha dato tanto, ma che essi hanno saputo indubbiamente ripagare con il loro lavoro. Se Il Fiume del Tempo riprendeva gli episodi di Steamboat Willie integrando gli avvenimenti con delle aggiunte inedite, anche L’Ultimo Caso vanta una simile operazione mettendosi in continuity con Topolino Poliziotto e Pippo suo Aiutante di Gottfredson (pazzesco, nell’articolo introduttivo sono riusciti a non citarlo!). Un’operazione di retcon riuscitissima e che ci presenta dei flashback, illustrati da un Cavazzano superbo con uno stile anni ’30 incantevole, che per nulla stonano con l’ambientazione moderna della storia, dimostrando la malleabilità dell’eterno Universo Disney e la futilità di certe operazioni di riattualizzazione cui si è assistito di recente; anzi Tito ci scherza pure su: se ne Il Fiume del Tempo i pantaloncini classici del Mickey primordiale erano giustificati dalla canicola, qui la si butta sul ridere con gag degne di quella sui guanti di Topolino sulla Scena del Delitto. Faraci è ardito nel puntare tutto non già sulla trama principale della storia gottfredsoniana (solo accennata con una frecciatina scherzosa al successivo remake martiniano), ma su un episodio secondario, una serie di gag interlocutorie come tante ce ne sono nella produzione a strisce: l’idea di far passare il sindaco Scott e consorte dalla parte dei cattivi funziona proprio perché fa capire che non esiste una vera e propria "parte dei cattivi", ma aggiunge molta ambiguità ai personaggi disneyani. Ma il perno della storia è un altro. Il villain dopotutto non è molto temibile ed anzi è volutamente un po’ scemotto, anche se ha il pregio di regalarci una buona dose d’azione (in cui stona solo, anche se minimamente, il classico bluff): la vera tematica è il rapporto d’amicizia tra Pippo e Topolino, che va a sostituirsi a quello tra quest’ultimo e Gambadilegno nel Fiume del Tempo e in Dalla Parte Sbagliata. Pippo è davvero Il Genio nell’Ombra che sta alle spalle di Topolino e Tito ci mostra l’inossidabile rapporto tra i due con una serie di gag fantastiche tra cui spicca la scena iniziale del cacciavite e l’intramontabile tormentone dei nani di gesso, qui implicito. L’elemento di novità rispetto alle succitate produzioni faraciane è che in alcuni punti il rapporto Mickey-Goofy viene accantonato puntando i riflettori sul solo Topolino, che in una scena di amabile quotidianità tra i suoi amici ha l’occasione di dichiarare cosa pensa di sé stesso e del suo ruolo di pseudodetective e nel finale, quando con un uso delle didascalie tanto caro a Tito, si dimostra il personaggio che abbiamo sempre conosciuto e che di tanto in tanto Faraci & Co. ci ricordano essere assai diverso dallo stereotipo affermatosi negli anni. Un Ultimo Caso che pur ponendosi idealmente, assieme al Fiume e alla parentesi andervilliana, all’inarrivabile fine della saga topolinesca sa molto di dichiarazione di eternità del personaggio, delle tematiche e delle storie. Ed eterne lo sono di sicuro, come il genio di certi Artisti del Fumetto.

Autore dell'articolo: Marco Travaglini

Giornalista pubblicista, vivo e lavoro a L'Aquila. Appasionato e collezionista di fumetti, libri, film, audiovisivi e tutto quanto riporti il marchio Disney, incontro per la prima volta all'età di 7 anni sia il Mickey Mouse delle daily strips sui supplementi del quotidiano romano Il Messaggero, sia le storie di Carl Barks sul glorioso mensile Zio Paperone. Nel 2009 ho avuto la fortuna di lavorare per qualche mese presso la Nintendo of Europe a Francoforte. Dal 2006 contribuisco attivamente a tutti i prodotti editoriali e alle iniziative del Papersera.