Topolino 2923

30 NOV 2011
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Negli anni ’90 una storia firmata Sarda/De Vita avrebbe fatto la felicita’ di qualsiasi lettore ma Topolino e l’isola di Bombracem si rivela ben al di sotto delle aspettative che una tale coppia di autori fa sorgere. Sul comparto grafico nulla da dire anche se De Vita da’ l’impressione di essere molto meno “esplosivo” di un tempo (in particolare continua a rappresentare le bocche dei topi in maniera abbastanza sgradevole) ma è la trama il tallone d’achille: zio Jeremy sa di gia’ visto, un incrocio tra Digging Bill, Corto Maltese e Indiana Jones/Pipps. La vicenda scorre via senza imprevisti, l’indizio risolutivo è nascosto in modo strarisaputo e il finale è gia’ scritto dall’inizio nelle fisionomie fin troppo esplicative dei protagonisti (e qui il disegnatore potrebbe avere una buona dose di colpa). Insomma una storia buona per un lettore minore di 10 anni, ma il pubblico più navigato difficilmente rimarra’ a bocca aperta.
Su La storia dell’arte di Topolino bisogna essere chiari: è ovviamente una iniziativa didattico-promozionale. Fin ora i due episodi pubblicati fanno il loro dovere, cioè illustrare con un sorriso e senza essere troppo pesante, i diversi tipi di scrittura: pretendere di più da storielle di una ventina di tavole gravate da tale fardello non è giusto, non è evidentemente richiesto loro. Meglio accontentarsi della timida risata che Il romantico papiro di Paperinubi di Gagnor/De Lorenzi riesce a strappare e approfittare dell’articolo a corredo per imparare/ripassare qualcosa sulla scrittura geroglifica.
Anche la storia della new entry Chantal Pericoli non è di quelle che lasciano il segno: in Zio Paperone e le salsicce vecchio stile non si ride, l’accoppiata Paperino/Paperoga non va oltre i propri stereotipi e la risoluzione è tutt’altro che chiarificatrice forse perchè l’intera vicenda è stata orchestrata in maniera leggermente confusa. I disegni di Luciano Gatto a tratti alquanto appannati non contribuiscono certo a risollevare il tutto.
Chiude il numero Paperino e la gigantesca discordia dei coniugi Mc Greal e disegnata da Cavazzano: una sorta di citazione dei viaggi di Gulliver (almeno di una parte, quelli ambientati a Lilliput), gradevole ma anch’essa con un finale abbastanza telefonato.
In definitiva, dopo diverse uscite di ottima fattura, un numero abbastanza deludente, almeno per il lettore che ha svariati anni di militanza disney alle spalle.

Autore dell'articolo: Gianni Santarelli

Abruzzese, ingegnere elettronico riconvertito in quel che serve al momento. Il mio rapporto con i fumetti segue tutta la trafila: comincio a cinque anni con le buste risparmio della Bianconi (sovvenzionato da mia zia), poi Disney, i supereroi Corno, i Bonelli (praticamente tutti, anche se abbandonati man mano). Verso i 18 anni scopro le riviste della Comic Art, leggo "Stray toaster" di Sienkiewicz e inizio un giro del mondo fumettistico che ancora non termina. Fumetto franco-belga, argentino, americano, autori celebri e sconosciuti, tutto finisce nella mia biblioteca, molto aspetta ancora di essere letto, nel frattempo dilapido una fortuna. Su due cose sono profondamente ignorante: i supereroi "classici" (ad eccezione di Batman, per cui ho una venerazione, non leggo una storia dell'uomo ragno & c. dagli anni 80) e il fumetto giapponese. Per il Papersera, con il nick "piccolobush", collaboro all'annuale premio, scrivo qualche articolo quando necessario e mi occupo, con puntuale ritardo, del settimanale "Topolino"