Topolino 2953

27 GIU 2012
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Il numero in edicola vede la conclusione della saga olimpica scritta da Gagnor e disegnata da Mazzarello: Londra 2012 – caccia all’oro termina, come prevedibile, con il consueto richiamo ai nobili valori che ispira lo sport, ma l’idea alla base e tutto lo svolgimento sono davvero macchinosi e arzigogolati. Chissà che quell’espressione di Battista, “vi offendete se vi dico che non ci ho capito nulla?”, non sia stata messa apposta per consolare il lettore perdutosi nei meandri dello spazio-tempo.

In apertura di albo ci si era comunque immersi in una classicissima storia di Panaro, con i disegni di De Lorenzi: in Manetta e la maschera della verità la ribalta è tutta per l’ispettore che, fin troppo emancipato anche rispetto al modello faraciano, svolge un’indagine e arriva ad arrestare il colpevole senza aiuti esterni, come farebbe Topolino! La storia comunque è gradevole anche se non originalissima (il compagno di scuola ritrovato e creduto un fuorilegge è un plot abbastanza comune, vedi “Pippo e il compagni di prima” di Savini/De Vita per citare un esempio), ma la lunghissima (e in gran parte inutile) spiegazione finale appesantisce parecchio la lettura.

Due brevi riempitive, funzionale quella dedicata a Eurodisney di Limido, un po’ risaputa Paperino e il riposo sfiancante di Panini e Amendola e finale con una danese scritta dai coniugi McGreal e disegnata da Falmming Andersen. Avventura adrenalinica Paperino e il pallone da un milione, con caccia all’oggetto all’ultimo respiro: Andersen stupiva di più nei lavori passati quando, a storie con questo ritmo, i suoi disegni “schizzati” davano quel qualcosa in più. Ora il suo stile è più tranquillo e anche la storia, non eccelsa per inventiva e per umorismo, ne risente.

Da segnalare nella parte extra-fumetto, una intervista al celebre paleontologo americano John Horner, novello John Hammond, e un articolo olimpico che rievoca la vicenda di Dorando Petri, oltre a presentare il campione italiano e olimpico di marcia, Alex Schwazer.

Autore dell'articolo: Gianni Santarelli

Abruzzese, ingegnere elettronico riconvertito in quel che serve al momento. Il mio rapporto con i fumetti segue tutta la trafila: comincio a cinque anni con le buste risparmio della Bianconi (sovvenzionato da mia zia), poi Disney, i supereroi Corno, i Bonelli (praticamente tutti, anche se abbandonati man mano). Verso i 18 anni scopro le riviste della Comic Art, leggo "Stray toaster" di Sienkiewicz e inizio un giro del mondo fumettistico che ancora non termina. Fumetto franco-belga, argentino, americano, autori celebri e sconosciuti, tutto finisce nella mia biblioteca, molto aspetta ancora di essere letto, nel frattempo dilapido una fortuna. Su due cose sono profondamente ignorante: i supereroi "classici" (ad eccezione di Batman, per cui ho una venerazione, non leggo una storia dell'uomo ragno & c. dagli anni 80) e il fumetto giapponese. Per il Papersera, con il nick "piccolobush", collaboro all'annuale premio, scrivo qualche articolo quando necessario e mi occupo, con puntuale ritardo, del settimanale "Topolino"