Topolino 3102
Topolino 3102 è un numero particolare, per diversi motivi, tutti focalizzati, però, sul personaggio in copertina. Anzi, sui personaggi sulle copertine.
Sì, perchè il numero si presenta in una doppia veste, con due cover componibili che raffigurano le due star della storia principale dell’albo: PK e Lyla Lay, che ritorna a calcare le scene dopo più di dieci anni dall’ultima apparizione in una storia.
L’attesissimo ritorno di PK è ad opera della premiata ditta Sisti/Sciarrone, coadiuvata dall’opera di Max Monteduro che già erano stati all’opera nella prima, storica serie di PKNA.
La storia, bisogna dirlo, sembra promettere bene già a partire dal titolo: Gli argini del tempo si presenta come una storia inserita in uno dei filoni più amati della serie, quello degli intrecciati paradossi temporali. Chiaramente non è facile giudicare la storia dal suo primo “quarto” di tavole, che per forza di cose non possono coprire tutti gli aspetti e i punti rimasti in sospeso, ma l’impressione è senza dubbio quella di un buon avvio, che risulta forse più lento, come ritmo, rispetto a Potere e Potenza, ma non per questo inferiore.
Il numero prosegue poi con storie di stampo più classico e quotidiano. Topolino e il giallo al college (Panaro/Soldati) riprende il nipote di Pippo e lo rende protagonista (un po’ insolito, se vogliamo) di un’avventura dai contorni gialli, simpatica e dal sapore scontato-ma-non-troppo.
Dopo una fin troppo classica e scontata breve, è il turno di Indiana Pipps e i sortilegi di Maga Circe (Sarda/Piras) che, pur prendendo avvio da una situazione vagamente ridicola, e che si spera di rivedere, se proprio ce ne sarà la necessità, il più tardi possibile (Kranz è lo stesso personaggio che una volta minacciava Indiana e Topolino con una pistola, vero?) si sviluppa rapidamente toccando anche tematiche mitologiche. E quando tutto sembra finito, doppio colpo di scena nel finale.
Chiude il numero I Bassotti dalla rapina alla rapa (Arrighini/Gula), storia che, pur trattando temi di un certo peso come i pregiudizi e la possibilità di pene riabilitative, risulta essere alquanto allungata e prevedibile nel finale, anche se i personaggi, a onor del vero, risultano usati sapientemente (eccezion fatta, chiaramente, per lo stesso discorso di prima: come Kranz, anche i Bassotti non sono esattamente dei personaggi secondari neutri ma sono – dovrebbero! – essere dei veri cattivi, non certo i teneroni che si vedono sempre più spesso).
Nell’ambito dei redazionali, largo spazio, ovviamente, alla storia di apertura, a cui si aggiunge un reportage sul MUSE di Trento e un’intervista al cantante Lorenzo Fragola.