I Grandi Classici Disney 336
Buon numero anche se non eccellente questo di novembre. Il difetto sta, come al solito, nel comparto estero, anche se non ai livelli di altri mesi. Le tre statunitensi prima delle Superstar non muovono molti sorrisi, tranne qualche situazione riuscita e paradossale nella prima, Superpippo contro Spennacchiotto. Se confrontate con il gioiello che le inframmezza, Paperino e il colpo maestro (Cimino/Scarpa), impallidiscono di brutto.
La parte del leone la fa Zio Paperone e il segreto degli Incas, grande lavoro di Byron Erickson e Giorgio Cavazzano, dal ritmo molto disteso ma mai sprecato, una Brigitta perfetta e tavole semplicemente supreme.
L’altro pilastro del numero è rappresentato dal triplo Martina: Paperino e il sogno profetico con i disegni “arrabbiati” di Giuseppe Perego, e poi Paperino di Münchhausen, uno dei capolavori supremi di Martina e non solo, che assorbe alla perfezione la follia dell’originale confezionando un delirio che fa morir dal ridere ad ogni rilettura. E non dimentichiamo la formidabile Paperino e i nipotini protestatari (“Che fai tu luna in ciel, muta ed inutile? Perché non prendi un mitra e spari in mezzo ai missili?” L’ha scritta Giac, del complesso I Leopardi), sublime presa in giro della beat generation.
Folle ma non da scartare Topolino e il volo del dragone, quanto meno perché non banalizza lo spunto (pure non altissimo), un po’ sprecata Paperino e l’ipnotizzatore, sia per un Moores un po’ sotto tono sia per la prevedibilità dello scioglimento.
E per chiudere, un asciutto giallo-avventura missagliano, Topolino e il campeggio movimentato, non però di quelli celebri e avvincenti, ma piuttosto sperimentale nell’uso di Minni; non fra le vette dell’autore, ma comunque non scontato.