Topolino 3154

04 MAG 2016
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Il crossover è un espediente narrativo abbastanza inconsueto nel fumetto italiano, dove infatti tale termine viene spesso usato con un’accezione non proprio esatta (proprio come nel caso di cui stiamo per parlare). E in effetti, quando per presentare Timecrime nell’editoriale dello scorso numero si sono portati come esempio i due MM&DD (non Mickey Mouse & Donald Duck ma Martin Mystère & Dylan Dog!), la cosa non sembrava cominciare sotto i migliori auspici dato che i due summenzionati “incontri” sono stati decisamente poco riusciti dal punto di vista dell’equilibrio narrativo. Per fortuna (in realtà non è fortuna, è bravura dell’autore), in questo caso il risultato è indiscutibilmente ottimo: i due universi di PK e DD si fondono con grande naturalezza fino ad arrivare, nell’epilogo, ad abbracciarne persino un terzo (che poi sarebbe cronologicamente il primo). Sicuramente è una storia complessa, che merita una lettura attenta e, anzi, ben più di una, tanti e tali sono gli elementi richiamati e fatti incrociare tra loro, ma il bello è che è tutto perfettamente sensato e coerente. Artibani realizza una storia pregevole fornendo contemporaneamente spunti per ulteriori eventuali avventure, dalla definizione di un villain che sembra avere le carte in regola per essere un avversario realmente pericoloso su entrambi i piani temporali, alla storia sempre più intricata della famiglia di Kay K, al tenero sentimento che unisce PK e Lyla. Compimenti agli autori (notevole anche la prova di Mottura) quindi.

Il resto del numero è piuttosto interlocutorio.

Per dare un giudizio corretto sul ritorno di X-Mickey, bisognerebbe sapere con precisione a quale pubblico si rivolge. Da questa prima nuova avventura, il target di riferimento sembra essere molto giovane: la storia non presenta reali elementi “paurosi” o di tensione, più che horror siamo dalle parti del fantasy abbastanza scanzonato (chi ha detto “Pacuvio”?). Lo svolgimento stesso della storia non ha un andamento definito, l’intreccio complessivo prende forma senza quasi che ci si renda conto del come accade. Per certi versi è curioso: nelle pagine iniziali ci si perde in una critica abbastanza qualunquista, oltre che fin troppo risaputa, sull’arte moderna, nel seguito invece è la storia stessa ad avere una struttura non canonica, quasi una accumulazione di sequenze non tutte apparentemente collegate che infine vanno a costituire il mosaico completo che comunque lascia perplessi chi si aspettava una indagine più lineare. Viene quasi da scrivere “ceci n’est pas une histoire”. Ma dopotutto nel modo dell’impossibile, probabilmente una indagine classica sarebbe stata fuori luogo. Dando per scontato che atmosfere più cupe e inquietanti probabilmente non se ne vedranno, è il caso di sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda trasmessa da questo episodio per godersi a pieno i seguenti.

Dopo due brevi riempitive che fanno ciò per cui sono chiamate, la chiusura è ad opera di Gaja Arrighini con i disegni di Andrea Lucci. Si tratta di una storia didattica/promozionale che inizia come tante altre, anche con un certo retrogusto ciminiano, e come queste prosegue, salvo perdere completamente la bussola nel finale, dove risulta approssimativa e contorta o, se vogliamo concedere il beneficio del dubbio all’autrice, troppo ermetica. Il problema in questo caso è doppio, perché non ne risulta penalizzata solo la lettura in sé, ma anche il messaggio che avrebbe dovuto trasmettere. Per fortuna ad illustrare i benefici dei legumi provvede l’articolo di accompagnamento.

Oltre alla spiegazione su quanto salutari siano i legumi, gli altri contributi redazionali riguardano l’universo e i personaggi di X-Mickey, a beneficio dei lettori vecchi e nuovi e il nuovo film Marvel nelle sale.

Autore dell'articolo: Gianni Santarelli

Abruzzese, ingegnere elettronico riconvertito in quel che serve al momento. Il mio rapporto con i fumetti segue tutta la trafila: comincio a cinque anni con le buste risparmio della Bianconi (sovvenzionato da mia zia), poi Disney, i supereroi Corno, i Bonelli (praticamente tutti, anche se abbandonati man mano). Verso i 18 anni scopro le riviste della Comic Art, leggo "Stray toaster" di Sienkiewicz e inizio un giro del mondo fumettistico che ancora non termina. Fumetto franco-belga, argentino, americano, autori celebri e sconosciuti, tutto finisce nella mia biblioteca, molto aspetta ancora di essere letto, nel frattempo dilapido una fortuna. Su due cose sono profondamente ignorante: i supereroi "classici" (ad eccezione di Batman, per cui ho una venerazione, non leggo una storia dell'uomo ragno & c. dagli anni 80) e il fumetto giapponese. Per il Papersera, con il nick "piccolobush", collaboro all'annuale premio, scrivo qualche articolo quando necessario e mi occupo, con puntuale ritardo, del settimanale "Topolino"