Topolino 3156
Un numero che, pur essendo di qualità migliore del precedente, si presenta allo stesso modo in maniera contradditoria, presentando elementi che generano sensazioni diversi a seconda del singolo lettore e di quelle che sono le sue preferenze: se per qualcuno una determinata caratteristica può essere un punto di forza, per altri è invece un punto di debolezza, e questo è ancora più evidente in albi dove fatica a risaltare una singola storia, pur mancando anche la controparte negativa.
Il secondo tempo di Don Pipotte (Vitaliano/Sciarrone) prosegue l’intreccio già iniziato la settimana scorsa, ma rimane ancora mancante di qualcosa: la sensazione è che l’intera vicenda fatichi ad ingranare, ma certamente occorrerà valutare poi l’opera nel suo insieme per poterne dare un giudizio completo.
A seguire troviamo Zio Paperone e l’eredità paperopolese (Gagnor/Usai) che si rifà alla ben nota trasmissione omomina: la caricatura del presentatore è forse la parte migliore della storia, che, al netto di alcune forzature necessarie per dare il la alla vicenda, rimane comunque molto piacevole da leggere.
Faccini ci presenta una sua breve storia da autore completo, Paperoga e le ambizioni artistiche, simpatica e che strappa una sana risata, anche se è ben lontana dalle vette a cui l’autore ci ha abituati.
La successiva avventura con protagonista Paperinik invece parte da un presupposto completamente errato, che porta ad una vera e propria snaturazione del personaggio. La storia in sé non sarebbe così pessima, se non fosse che fa male vedere il personaggio del diabolico vendicatore ridotto così.
In chiusura torna una storia straniera arricchita dai bei disegni di Cavazzano: in
Paperino e gli affari in picchiata, Pat e Carol McGreal stavolta mettono in scena un’avventura più che plausibile (al contrario delle ultime che sono arrivate sulle pagine del settimanale), oltre che dinamica e divertente quel giusto.