Topolino 3172

12 SET 2016
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Nel numero dedicato ai cinquant'anni dei Pooh l'unica nota lieta è la seconda parte di 'Topolino e le vacanze in fuga': la storia procede decisa e sicura, Bosco inserisce tutti gli elementi tipici del genere, tanto che a ogni pagina, a ogni nuovo elemento (dall'ambientazione pseudo-latinoamericana, al boss che ricorda tanto un narcotrafficante, all'involontario sgarbo al suddetto boss) si ha una sensazione di già  visto ma non fine a sé stessa, sono quasi pacche compiacenti sulla spalla del lettore. Sono tutti frammenti che affondano le loro radici nel gangster-movie, dai classici intramontabili fino ai film di Guy Ritchie che Bosco mette insieme con bravura, costruendo una storia autonoma che non ha, per ora, momenti di stanca, ma anzi tiene sempre vivo l'interesse.

E' il resto del numero che francamente tende verso una noia eccessiva: Enna confeziona per X-Mickey un gialletto molto soft, sicuramente in linea con le atmosfere della serie, ma che non resta molto impresso.

A seguire una classica avventura di Gastone alle prese in qualche modo con la sua fortuna, unico modo in cui a quanto pare è possibile costruire una storia per lui: al di là  della validità  della singola vicenda (che comunque non è nulla di trascendentale), il fossilizzarsi su alcune caratteristiche (a volte persino travisate) dei personaggi, esasperandole fino all'assurdo, ne determina un impoverimento. Finchè si tratta di Ciccio, come si vede anche in 'Ciccio e il premio da 1000 dollari', poco male, è un personaggio nato monocorde e che più di quello non sembra poter dare, ci si può rassegnare. Ma quando si tratta di characters come Gastone, Amelia, Rock Sassi, che potrebbero dare ottime interpretazioni pur senza lasciare il ruolo di coprotagonisti o spalle, un po' ci si resta male nel vedere che nessuno ha voglia di tirar fuori dal cassetto qualcosa che vada oltre il già  (mille e mille volte) scritto.

Chiusura con una classica storia di Panaro, che soffre del difetto di molte sue storie del genere: una prima parte intrigante, seppur con una scrittura non molto agile, che fa presagire un prosieguo interessante, una seconda parte che scade nel banale e che porta la vicenda a sgonfiarsi come un palloncino bucato.

Completano il numero una ricca intervista alle guest star della settimana e un'anteprima sul nuovo film Pixar, 'Alla ricerca di Dory' e l'annuale ammonimento sul prossimo ritorno a scuola

Autore dell'articolo: Gianni Santarelli

Abruzzese, ingegnere elettronico riconvertito in quel che serve al momento. Il mio rapporto con i fumetti segue tutta la trafila: comincio a cinque anni con le buste risparmio della Bianconi (sovvenzionato da mia zia), poi Disney, i supereroi Corno, i Bonelli (praticamente tutti, anche se abbandonati man mano). Verso i 18 anni scopro le riviste della Comic Art, leggo "Stray toaster" di Sienkiewicz e inizio un giro del mondo fumettistico che ancora non termina. Fumetto franco-belga, argentino, americano, autori celebri e sconosciuti, tutto finisce nella mia biblioteca, molto aspetta ancora di essere letto, nel frattempo dilapido una fortuna. Su due cose sono profondamente ignorante: i supereroi "classici" (ad eccezione di Batman, per cui ho una venerazione, non leggo una storia dell'uomo ragno & c. dagli anni 80) e il fumetto giapponese. Per il Papersera, con il nick "piccolobush", collaboro all'annuale premio, scrivo qualche articolo quando necessario e mi occupo, con puntuale ritardo, del settimanale "Topolino"