Topolino 3218
Forse il miglior numero dell'anno, finora!
Si parte alla grande con il ritorno di Reginella, ad opera di Bruno Enna e Giada Perissinotto, che raccolgono un'eredità non facile, quella di due mostri sacri come Cimino e Cavazzano. La prima parte di Paperino e la regina fuori tempo parte bene e sembra molto intrigante. L'unica, grossa pecca rimane l'aver trasformato il sentimento tra Paperino e la sovrana in amicizia: i tempi sono certamente altri rispetto alle prime storie, ma sarebbe bastato non calcare tanto la mano sul fatto che si trattasse proprio di amicizia e non di altro. Al netto di questo, comunque, grande curiosità per il prosieguo della vicenda.
Segue Topolino e lo sbrogliamento imbrogliato di Vitaliano/Limido quasi una sorta di commedia degli equivoci con un intreccio infinito in cui risalta assolutamente un fantastico Topolino di Vitaliano. Dopo una brevissima di Faccini e una storia altrettanto corta con Pippo di Pisapia/Ermetti è il turno degli altri pezzi forti del numero.
Paperinik… mai più Paperino è un piccolo capolavoro di Pietro B. Zemelo, con ai disegni una Renata Castellani in grande spolvero: quello del supereroe mascherato in dubbio tra quale identità meriti di sopravvivere è un espediente tutt'altro che nuovo, ma la narrazione scorre in maniera così fluida e originale che non si può fare a meno di rimanere pienamente soddisfatti dalla vicenda, che presenta anche una notevola componente di sensibilità e introspettività.
Altra buona prova è Battista e la difficilissima domandissima di Giorgio Salati e Luca Usai, che chiude un numero che tocca vette altissime come non succedeva da un bel po'. Salati non è nuovo all'utilizzo di personaggi secondari, e anche stavolta vince la scommessa di rendere una vicenda (anche lei) non esattamente innovativa tutt'altro che banale.
In definitiva, un numero da leggere e rileggere senza dubbi, specialmente di questi tempi dove una qualità media così alta è merce rara!