Parodie Disney Collection 1 – Moby Dick

07 OTT 2017
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E tre. Nel giro di quattro anni la storia di Francesco Artibani e Paolo Mottura è stata ristampata tre volte come volume a sè stante, con formati diversi, rilegature diverse e apparati critici diversi: un bel primato, per una parodia senz'altro bella, anche se nel finale si rivela un po' confusionaria. Ma lasciamo alla parte finale la recensione vera e propria (presa di peso dalle vecchie ristampe, e ci scusiamo in anticipo per la nostra pigrizia).
Vogliamo ora concentrarci su questa nuova edizione, primo numero di una collana che si rifà direttamente alla gloriosa testata de Le grandi parodie Disney. In comune hanno infatti il nome, al netto del fastidioso ed imperante gratuito inglesismo, e la grande stella usata in copertina. Le similitudini finiscono qui, perchè, almeno a vedere questo primo numero, la nuova testata appare sciatta ed ininfluente. Due paginette raccontano il concetto di parodia disneyana, un paio di paragrafi per la storia in questione, le biografie riciclate dalle vecchie edizioni, e le anticipazioni su come proseguirà la serie. Del romanzo originale, del suo posto nella letteratura americana o del perchè delle scelte narrative usare dagli autori non vi è nulla. Al contrario della vecchia collana, il cui scopo principale era educare il lettore sull'opera originale divertendolo con Paperino e soci, in questa serie per ora non c'è niente. E, bisogna dirlo, non si sforza di fare di più. Il materiale cartaceo è piuttosto piccolo, la brossura molto spartana, la copertina è un gran riciclo. Proprio sulla grafica editoriale erano piovute critiche, abbastanza a ragione: il font, la stella enorme, la generale sguaiatezza, tutto fa pensare ad un prodotto assemblato al volo e fatto di materiale riciclato, e questo pesa ancora di più perchè si presuppone che la singola storia possa meritare qualcosa di meglio. A questo punto, si potrebbe pensare di avere almeno un prezzo economico ma, pur essendo l'edizione più conveniente in assoluto, per quel che dà, è pure troppo. 6.90€ contro i 9.90€ della Deluxe perdono inevitabilmente il paragone: cartonatura, formato grande, contenuti extra di rilievo, contro il poco che ci troviamo oggi. Capiamo l'idea che c'è dietro, riproporre valide storie in un formato economico, ma, sinceramente, il gioco non sembra valere la candela. Vedremo come procederà in futuro, per ora vi lasciamo alla disanima della storia.
“La storia, che si snoda tra gli abissi del mare e il cielo che si vede dalla coffa, è tratta dall’omonimo capolavoro di Melville e racconta la folle caccia all’immensa balena bianca da parte del mitico Capitano Achab. Artibani, riprendendo abilmente e fedelmente la trama, utilizza strategicamente i personaggi dell’universo papero: Paperino è un sognante ed ingenuo Ismaele, Qui, Quo e Qua triplicano il personaggio di Queequeeg, mentre Paperone interpreta con grande forza e carisma il Capitano Quachab. E’ proprio la duttilità e la forza dei personaggi disneyani ad aver consentito la riuscita di tantissime parodie. E questa non fa eccezione. Con i suoi momenti di azione, le gag fisiche da cartone animato, in particolare gli scontri tra Paperino e i piccoli Quiig, Quoog e Quaag figli del re di Kovolovo, le scene solenni, in cui dialoghi intensi si impossessano dei personaggi, Artibani – sceneggiatore abilissimo sia per Disney che per personaggi di sua fantasia – si destreggia con con la solita naturalezza e maestria che lo contraddistingue.
Dal canto suo, anche il disegnatore piemontese Mottura realizza un lavoro immenso e meraviglioso. Le sue vignette di forte impatto, anche a tutta tavola, sanno ben gestire gli spazi e i personaggi, e raccontano nei dettagli, senza appesantire la visività della narrazione. Le ricche angolature particolari danno spazialità alla nave, che diventa un palcoscenico teatrale, mentre i personaggi esprimono, senza alcuna esitazione, la forza dei sentimenti, così chiari che quasi non servono le parole: gli occhi, i becchi, le posture, dicono già tutto. A fare il resto, la tavolozza cromatica della Andolfo, che fa uso di colori seppiati per rievocare il passato, di colori chiari per il cielo e di toni ombrosi nei momenti più opportuni.”

Autore dell'articolo: Amedeo Badini

Il fumetto è sempre stato una mia grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico mi ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il mio primo campo, ma non disdegno sortite e passeggiate in territori vicini. Per il Papersera ho scritto più di 100 recensioni, oltre ad aver curato una parte degli articoli sulle testate disney del passato. Inoltre, ho realizzato il Don Rosa Compendium, un'analisi dettagliata di tutte le storie del grande autore del Kentucky. Scrivo di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per la Tana del Sollazzo.