The Don Rosa Library – Zio Paperone e Paperino 1
Attesa da anni e da un nutrito numero di fan, esordisce finalmente anche in Italia l’“Opera omnia” del grande cartoonist americano Don Rosa. Questa edizione presentata da Panini, rispetto alle storie dell’autore uscite su Zio Paperone a cavallo fra gli anni ‘90 ed i 2000, propone un nuovo lettering, una nuova traduzione (che, dalle prime storie, non sembra discostarsi molto dall’ottimo lavoro di Becattini) e una nuova colorazione, perfettamente aderente con i desiderata dell’autore. Questa forse è la novità più importante, e che salta più all’occhio, specie per il lettore italiano affezionato a colori più caldi e vivaci: sinceramente, dal nostro punto di vista, questo cambiamento non sembra essere vincente, giudicando la scelta cromatica abbastanza povera e spenta, finendo tutto verso una tonalità di grigi: si veda la palandrana di Paperone, davvero misera.
Strutturalmente, la nuova testata si rifà alla versione Usa pubblicata dalla Fantagraphics, con l’unica differenza di suddividere ogni volume di quest’ultima in due albi italiani. La foliazione risulta abbastanza limitata, 138 pagine, dal momento che questo primo numero presenta – seguendo l’ordine di pubblicazione – due storie lunghe e tre cosiddette “ten-pages” dal taglio più umoristico; tuttavia, è da sottolineare come la foliazione non dovrebbe restare ancorata a paletti predeterminati, potendo subire variazioni da un numero all’altro.
Passando alle caratteristiche più “tecniche”, si nota la copertina in cartoncino flessibile, con delle alette che conferiscono maggior eleganza all’albo, una rilegatura di buona qualità che promette resistenza alla lettura ed una carta ruvida, forse apparentemente economica, ma dalla buona resa grafica e cromatica.
Scorrendo l’indice, ecco una presentazione generale di questa versione italiana a firma di Luca Boschi, mentre a seguire troviamo un’articolata prefazione dello stesso Don Rosa, con ben 9 pagine fra considerazioni, bozzetti e vignette. L’aspetto del contributo personale dell’autore merita di essere rimarcato, in quanto ogni singola storia è, e sarà, anticipata e presentata da un più o meno breve articolo dove Don Rosa spiega la genesi e le particolarità della storia di volta in volta esaminata. Si tratta di articoli molto interessanti da leggere, scritti in prima persona e con una schiettezza che stupisce, che permettono di avvicinare al lettore la figura del grande cartoonist americano mostrandone il lato più sinceramente passionale per il mondo dei fumetti, Disney in particolare, nonché la sua quasi venerazione per la figura di Carl Barks, suo indiscusso maestro ispiratore e del quale, non a caso, lo stesso Don Rosa viene dai più considerato il naturale erede artistico. All’interno di questi articoli introduttivi l’autore non lesina curiosità, aneddoti, approfondimenti e, ovviamente, spiega la nascita del suo più famoso acronimo, quel D.U.C.K. che ha occultato in ciascuna sua storia non solo come firma dei propri lavori, quanto piuttosto come dedica personale a Carl Barks, affettuosamente e rispettosamente appellato come “zio”. Poter leggere questi commenti risulta quindi assai piacevole, e costituisce il vero valore aggiunto della collana, anche se speriamo possano essere ospitati degli interventi critici esterni.
Dopo un’articolata e specifica introduzione, l’albo si apre con “Zio Paperone e il Figlio del Sole”, prima storia in assoluto di Don Rosa, con protagonisti i personaggi Disney, ad essere pubblicata su un periodico americano, l’ “Uncle $crooge” della casa editrice ‘Gladstone’. Si tratta di una vicenda che si dipana lungo 26 tavole, ricca di azione e di inquadrature spettacolari, ma soprattutto colma di rimandi a svariate storie di Carl Barks; in effetti, come il suo autore chiarisce, al tempo in cui la scrisse egli pensava che sarebbe rimasta un esperimento isolato, e dunque decise di infarcirla di citazioni alle storie del creatore di Zio Paperone. La vicenda, ambientata in Perù, è un rifacimento/adattamento di una trama già sviluppata da Rosa ai tempi del college sotto forma di striscia per il giornale scolastico: se i protagonisti principali sono i membri della Famiglia dei Paperi, per il ruolo d’antagonista egli elegge Cuordipietra Famedoro, classico “doppione malvagio” di Paperone, tanto ricco quanto dal carattere opposto e spietato. Benché nata come esperimento isolato, la storia riscosse un grande successo, al punto da esser nominata per i “Premi Harvey” come ‘miglior storia a fumetti dell’anno’ e… da indurre il suo autore a continuare!
A seguire troviamo quindi tre storie brevi, o “ten-pages” dal momento che sono tutte composte da 10 tavole. La prima di queste è “Zio Paperone – Due nipoti, nessun profitto”, una divertente storia a gag che ruota attorno alla rivalità fra i cugini Paperino e Gastone (quest’ultimo al suo esordio con Don Rosa), con sullo sfondo un Paperon de’ Paperoni preoccupato del futuro delle sue sostanze e determinato ad instillare lo “spirito imprenditoriale” nei due sfaccendati nipoti. La successiva “Paperino ed il serraglio mitologico” vede invece scontrarsi la saccenteria che a volte pervade Paperino con l’innocente presunzione dei nipotini e la loro assoluta fiducia nel leggendario Manuale delle Giovani Marmotte, in quella che sembra diventare quasi una sfida generazionale in un crescendo di irrazionalità zoologiche. Infine, l’ultima delle brevi è “Paperino e l’auto a pezzi”, divertente storia che mette al centro la famosa 313 (qui nell’originale colorazione completamente rossa) i cui pezzi Paperino smarrisce accidentalmente durante la manutenzione; da sottolineare come, basandosi su un accenno all’auto in una storia di Barks, qui Don Rosa fa ammettere al protagonista che la 313 è un prototipo da lui stesso assemblato usando pezzi di altre auto.
Chiude l’albo “Zio Paperone e un fiume di soldi”, seconda storia lunga Disney prodotta da Don Rosa nonché seguito ideale della barksiana “Zio Paperone e l’isola del cavolo”, dalla quale riprende il personaggio del misterioso professore paperopolese intenzionato ad eliminare lo sgradevole odore dai cavoli; fanno la loro prima apparizione con l’autore anche i Bassotti, per i quali egli specifica che, in ossequio al maestro Barks, non ne vengono mostrati mai più di 7 nella stessa vignetta, proprio come nelle storie di quest’ultimo. Decisamente curioso è anche l’incipit dell’articolo introduttivo, dove Rosa spiega concetti fisici quali “attrito” e “massa inerziale”, dal momento che torneranno utili al lettore nello sviluppo della storia; questa notazione permette di porre l’accento su un punto decisamente importante non solo, e non tanto, di questa storia, ma della più generale visione del fumetto che nutre il cartoonist americano: seguendo l’esempio del suo mentore Barks, anche lui “rispetta l’intelligenza dei suoi giovani lettori”, non trattandoli come ragazzini ma mettendoli alla prova con concetti sui quali riflettere!
Chiude il volume una galleria di copertine realizzate da Rosa non in relazione agli albi recanti le sue storie (quelle si trovano accanto agli articoli introduttivi di ciascuna) ma collegate ai classici di Barks o altri progetti.
Si conclude così un primo volume che, a lettura ultimata, ripaga in massima parte del prezzo non proprio popolare, restituendo al lettore ancora solo un assaggio di quello che potrà essere, e potrà dare, questa tanto attesa omnia dell’erede del grande Carl Barks.