Topolino 3575

03 LUG 2024
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Topolino 3575

Topolino 3575 si caratterizza come uno dei numeri meno riusciti dell’ultimo periodo. La copertina, disegnata da Ivan Bigarella e colorata da Andrea Cagol, è comunque ottima, dedicata a quella che ritengo essere la storia migliore dell’albo. 

Zio Paperone e l’oro trasmigrante ci offre una classica caccia al tesoro con i paperi protagonisti. Bruno Enna dimostra come si possano ancora scrivere storie da inserire in questo filone, ultimamente un po’ trascurato, senza risultare banali e ripetitivi. Il tutto in sole ventidue tavole, illustrate da un buon Giampaolo Soldati.

Quando si parla di caccia al tesoro nell’ambito della produzione fumettistica disneyana, soprattutto in Italia, il pensiero non può che andare a Rodolfo Cimino. Le sue sceneggiature presentavano degli stilemi caratteristici: i romiti, i mezzi speciali, le strane popolazioni in cui si imbattevano i personaggi. Per molto tempo, prima e dopo la sua scomparsa, si è fatto l’errore di sovrapporre il suo modo di intendere e proporre questo genere di storie con il genere stesso.  

C’era davvero bisogno di spiegarlo?

Intendiamoci: sono un grande estimatore di Cimino, lo ritengo uno dei più grandi Maestri della scuola italiana, e adoro le sue cacce al tesoro, tuttavia credo che Enna abbia fatto bene a distaccarsi dalle caratteristiche tipiche sopra citate. Questa nuova avventura non è una storia dal sapore ciminiano: ha qualche elemento in parte debitore di quella poetica, specialmente l’azzeccatissimo finale portatore di un importante messaggio fortunatamente non espresso con pedanteria, ma in generale se ne allontana abbastanza, svelando l’esistenza di potenzialità che il genere potrà ancora esprimere in futuro.

Il resto del numero, purtroppo, non offre spunti altrettanto interessanti.

La storia d’apertura, la terza della serie Cavezza di Giuseppe Zironi, non brilla rispetto alle già non riuscitissime due precedenti. Innanzitutto, permangono delle perplessità di fondo, già riscontrate nei precedenti episodi. Perché ambientare ai giorni nostri, tra smartphone e dirette streaming, storie che dovrebbero raccontare la giovinezza di un personaggio come Orazio, saldamente inserito nel contesto di Topolinia da molti decenni?

Tuttavia, il problema principale della vicenda risiede in alcuni passaggi di trama che proprio non funzionano. Diventa praticamente impossibile per me, infatti, mantenere la sospensione dell’incredulità nel momento in cui ben tre personaggi mettono a repentaglio la propria vita per salvare un piccione, svilendo anche alcuni picchi di tensione ben rappresentati fino a quel momento. Ed è un peccato.

È un peccato soprattutto perché ci sarebbero anche dei pregi da evidenziare. Per esempio, il personaggio di Sam Donnoletti, nuovo collaboratore di Orazio: in poche tavole Zironi riesce a tratteggiare una caratterizzazione per nulla banale come quella di una brava persona, ora in difficoltà, che vuole riscattarsi da alcune cattive azioni commesse in passato. Ma è un elemento che passa un po’ in secondo piano rispetto ad alcune illogiche sequenze narrate.

Topolino 3575 - Regia
Un pregevole esperimento di regia, come questa bella soggettiva

La storia successiva vede invece la prosecuzione della collaborazione di Topolino con l’Archivio di Stato di Napoli. Stavolta è la fattucchiera partenopea a vestire i panni della protagonista in Amelia e la città della seta, scritta da Marco Bosco e disegnata dal sempre ottimo Blasco Pisapia.

La trama è incentrata su di un viaggio nel tempo, nella Napoli del XVIII secolo per l’esattezza, che la strega campana compie per recuperare un abito dorato da indossare in occasione del prossimo galà delle fattucchiere. Lo spunto, pur piuttosto labile, si risolve con un paradosso spazio-temporale che ho trovato riuscito.

Non c’è tanto altro da segnalare, se non che la caratterizzazione positiva di un’Amelia completamente disinteressata alla Numero Uno sembra percorrere il solco tracciato da Enna con la sua biologia sulle streghe vulcaniche.

Superando l’innocua riempitiva calcistica di Bosco/Panaro, si arriva infine all’ultima storia dell’albo, la terza puntata di Area 15: La corona di Tirnan

Anche in questo conclusivo episodio traspare l’amore dello sceneggiatore Giovanni De Feo per il mondo dei giochi di ruolo: tuttavia, non è forse abbastanza per evitare il disinteresse e la sensazione di noia che si viene a ingenerare a chi, come me, non sia particolarmente appassionato a questo passatempo. Ho apprezzato molto, in compenso, la gestione della sottotrama di Mooz, con il suo allontanamento e riavvicinamento ai tre nipotini e ai loro amici.

Il comparto grafico è inoltre più che valido. È davvero un piacere ritrovare ormai stabilmente sul settimanale i disegni di Alessandro Pastrovicchio, e per quanto questa storia non raggiunga le vette creative e le sperimentazioni di alcune sue prove passate, abbiamo la fortuna di ammirare anche in questa occasione, per esempio, alcune splash page davvero d’impatto.



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Autore dell'articolo: Matteo Aiosa

Innamorato del fumetto Disney da quando ero bambino, l’avvicinamento con la splendida community del Papersera e specialmente col forum (nel quale sono famigerato con il nickname “Grande Tiranno”, in omaggio a una divertentissima bilogia di Leoni/Negrin) mi ha permesso di allargare i miei orizzonti in materia. Studente “classicista”, musicante in formazione e cinefilo a tempo perso, sono per ragioni anagrafiche un Pker dell’ultima ora. Accusato (a torto?) di essere un disneyano ossessivo e ossessionato, non è escluso che in futuro possa diventare un romito ciminiano, circondato da montagne di albi. Non posso che concludere così questa presentazione: Ciao! Il Grande Tiranno

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