Topolino 2805
Non c’è molto da dire sull’ultimo numero di “Topolino”, se non segnalare il fatto che, a mio modesto parere, da un mesetto a questa parte (in altre parole, da quando la Direttora è in vacanza) non è uscito neanche un numero pienamente soddisfaciente del settimanale.
Una buona notizia: termina questa settimana l’ultima saga (solo in ordine temporale) dei Wizards of Mickey (Ambrosio/Pastrovicchio). L’episodio, suddiviso in due mini-tempi (rispettivamente in apertura e in chiusa del volume), non si abbassa, almeno, ai livelli di mediocrità raggiunti, una settimana fa, dal terzo episodio, ma, nonostante qualche sparuto guizzo di simpatia, non riesce ad appassionarmi. La fine, poi, è solo momentanea, dacchè, trovando il pieno favore del pubblico in età pre-puberale (a cui, in effetti, l’autore si rivolge), preannuncia nuove storie con nuove formazioni e quant’altro. Venendo al resto, le storie centrali del numero sono tutte senza infamia e senza lode. In Paperogate di Creta e la disfida letteraria (Gagnor/Barbaro), gli antichi greci Ciccio e Paperoga allestiscono la prima commedia musicale della storia. Zio Paperone e il villaggio vacanze Klondike (Camerini/Barozzi) sa di già visto, anche se Rockerduck, alla fine, non si mangia la solita bombetta ma un cappello da cow-boy. Zio Paperone e il tesoro costoso (Valentini/Chierchini) ha invece per protagonisti la poco affascinante coppia Miss Paperett-Battista, in missione per conto dello Zione. Si salvano, sempre a mio modesto avviso, solo le sei tavole di Faccini con Paperoga (La fifa viene dalla radio), chiaro omaggio a Orson Welles.
Un numero non di certo buono, dunque, per il quale, anche le due sole “stelline” di valutazione per cui ho optato, mi pare già un giudizio di “manica larga”.