I Grandi Classici Disney 105

19 OTT 2024
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I Grandi Classici Disney 105, in uscita nel mese di settembre, si caratterizza per una selezione di storie piuttosto interessante, ma ci consegna un albo punteggiato anche da varie imperfezioni. Analizziamolo quindi nel dettaglio.

Molto più interessante, tanto dal punto di vista filologico quanto da quello di stretta narrazione, è Gambadilegno e lo scippo fatale (Dalmasso/Cristina): se da un lato la storia “regge” come commedia degli equivoci e strappa anche qualche risata, dall’altro la sua pubblicazione è giustificata dal fatto di essere la prima storia in assoluto che vede Gambadilegno protagonista sin dal titolo: la scelta è dunque ottima, e non possiamo che plaudire a questa ristampa di una storia che, peraltro, ne ha viste ben poche.

Zio Paperone “giovane” leone (Cimino/Bordini) ci fa invece riflettere su quanto i desideri di eterna giovinezza possano influire sulla qualità della nostra vita: è un Cimino forse poco ricordato rispetto ad altre sue trame, ma non per questo minore, ed anzi è meritevole di una riscoperta, al pari di un Bordini in buona forma, autore che forse meriterebbe più stima e ricordo da parte degli appassionati.

Topi e Paperi insieme: per gli anni Sessanta, era una commistione rara

Topolino e la missione “blindata” (Siegel/P.L. De Vita) sfugge a tanti stilemi tipici della produzione disneyana del creatore di Superman e ciò, per quanto assurdo appaia, è sicuramente un bene, perché la trama scorre via liscia. Se vi sono delle palesi ingenuità nel dipanarsi della vicenda, le risate non mancano: in loro presenza si può chiudere un occhio sul resto. Peraltro, la storia è praticamente irristampata dalla sua prima edizione: doveroso quindi darle una chance sulla testata, soprattutto considerando che appare intonsa anche nei dialoghi più politicamente scorretti. Non comprendiamo invece le ragioni di una qualità di stampa dei colori assolutamente pessima.

La sezione Superstar è dedicata alle trame correlate con gli antichi Egizi. La coppia Cimino/Cavazzano ci delizia quindi con Zio Paperone e il tesoro del faraone, dove la caccia al prezioso diventa solo il pretesto per un buon fuoco di fila di situazioni folli al limite del demenziale, narrate con la maestria e con il gusto tipico di Cimino. Sul fronte disegni, Cavazzano, pur ancora legato allo stile di Scarpa, sta dando i primi segni di distacco dal tratto di costui, tanto che si notano facilmente gli abbozzi di quelle deformazioni dei corpi e delle espressioni dei personaggi che tanto saranno sue tipiche di lì a poco.

Segue Zio Paperone e il tempio d’oro (Martina/Perego): qui, per la seconda volta, dobbiamo ringraziare il fatto che la storia ci sia stata presentata nella sua forma integrale, nonostante gli evidenti riferimenti religiosi alla tradizione islamica del Ramadan (peraltro menzionato esplicitamente nella storia) e nonostante le ironie che Martina vi ha sotteso. La storia, è inutile negarlo, strappa grasse risate proprio per la sua relativa scorrettezza politica tipicamente martiniana (peraltro neanche chissà quanto esagerata, intendiamoci) ed è apprezzata proprio per quello. Perego porta a casa la giornata, senza picchi, ma anche senza cadute.

Una colorazione altamente imperfetta

Zio Paperone e il segreto dei Nahuas (Damianovich/Scarpa-Del Conte) non è certo passata alla storia come una delle più memorabili trame mai narrate con protagonista lo Zione, eppure si lascia leggere e godere senza problemi. Del Conte (visibilmente mano principale delle tavole, e probabilmente unico inchiostratore) e Scarpa poi ci mettono del loro, con disegni freschi e dotati di giusta espressività. Insomma, questa storia è più che benvenuta, anche se un po’ capitata a caso in pubblicazione, punto sul quale tra poco torneremo.

Chiude il numero Topolino e il fiore magico (Martina/M. De Vita), storia dove il Professore “smonta” a modo suo il mito di Topolino perfettino, regalandoci una serie di gag nel suo puro stile, che non possono non far ridere. I disegni di De Vita aggiungono grande spettacolo alla vista del lettore, dato che la storia risale al 1980, suo assoluto periodo di apogeo grafico. Corre però l’obbligo di segnalare da subito che la storia è presentata in alternanza di pagine a colori e in bianco e nero, nonostante le precedenti edizioni, ivi compresa la prima stampa, fossero tutte in perfetta quadricromia.

Se le storie, quindi, rappresentano complessivamente buone scelte di edizione, sugli editoriali qualche critica va mossa.

Ottimo il pezzo dedicato a Gambadilegno, davvero interessante ed esaustivo; modesto il testo introduttivo alla sezione Superstar, che si rivela un mero elenco di storie. Curioso invece quanto riportato nel primo editoriale, dove apprendiamo che Zio Paperone e il segreto dei Nahuas è stata inserita all’ultimo momento nell’indice in sostituzione della prevista ma irreperibile Il cono di Paperonete I. Ora, se lo spunto sulle difficoltà di compilazione di un numero è interessante, lo stesso ci porta a chiederci come ciò sia possibile dato che l’ultima stampa della storia risale al 2006, e pertanto essa dovrebbe essere già provvista di impianto archiviato e facilmente reperibile.

Ecco un balloon che avrebbe dovuto essere modificato!

Vorremmo ora poter saltare il capitolo refusi, ma purtroppo dobbiamo notare alcuni difetti. Mentre nell’editoriale che precede la sezione Superstar, si menziona la storia Paperina e i papiri del Pah-Peh-Rheo, indicandola come Paperina e i papiri di Pah-Peh-Rhea, sbagliando appunto sia il nome dell’avo papero, sia la preposizione “del”, sostituita da “di” senza motivo, un palese errore di stampa, da sempre presente in Topolino e il fiore magico, non viene invece corretto, ed è un peccato che non venga colta l’occasione di una ristampa per intervenire laddove realmente necessario.

Autore dell'articolo: Alberto E. Lunghi

Leguleio da tribunale, si è avvicinato al mondo Disney alla tarda età di dieci anni nel 1985, e da allora non ha più mollato “Topolino”, acquistando a spaglio qua e là le altre pubblicazioni dove e quando era più interessato. Appassionato di fantascienza robotica anni ’70 e ’80, con qualche capatina verso serie più recenti, si interessa del modellismo da esse derivato, e pratica molto più sport di quanto la gente sia portata a pensare. Rossonero praticamente da sempre grazie alla nonna che lo ha ben educato sotto tale profilo, voci attendibili vogliono che sia uno dei dodici Onniscienti Supremi Pikappici sparsi nell’universo, e che la sua missione sia, sotto sotto, quella di diffondere ovunque la totale conoscenza del supereroe più beccuto del mondo, unitamente a quella di Goldrake e del Grande Mazinger.