Topolino 2910

31 AGO 2011
Voti del fascicolo: Recensore: Medio: (27 voti) Esegui il login per votare!

Il 2910 è aperto da una coppia di autori che ha sempre fornito ottime prove in passato, Alessandro Sisti e Giorgio Cavazzano, eppure non si resta soddisfatti fino in fondo di Topolino e il naufrago dell’abisso, principalmente per quanto riguarda la sceneggiatura: il dottor Enigm mancava da una storia ”vera” da almeno una quindicina d’anni, ripescarlo dopo tanto tempo per concedergli un ruolo non solo abbastanza marginale, ma di fatto anche al di fuori del suo ambito non gli rende giustizia. Lo svolgimento poi presenta alcuni punti poco chiari, soprattutto riguardo gli effettivi piani del villain di turno. E a voler essere pignoli anche la presenza di Topolino e Pippo è abbastanza gratuita trattandosi inizialmente di una semplice spedizione scientifica (nessuna indagine, nessuna richiesta d’aiuto) per la quale non risulta abbiano particolari referenze da poter essere preferiti a degli scienziati veri e propri. Ma se in quest’ultimo caso si tratta di una forzatura obbligata (anche se con qualche tavola in più si poteva dargli un senso), gli altri rimangono dei punti interrogativi a tutti gli effetti. Pregevole però l’idea della società sottomarina alternativa a quella di superficie e ovviamente i disegni di Cavazzano, in questa occasione decisamente ispirato.
Wom, dopo aver fatto ben sperare nella prima puntata, torna subito agli antichi dolori: è che manca completamente della trasversalità che dovrebbero avere le storie Disney. Sicuramente i lettori più piccoli possono apprezzare questa saga e non si fa fatica a crederlo: Ambrosio, come una sorta di Dan Brown fumettistico, mette in campo una serie di classici elementi di facile richiamo, che colpiscono, fanno scena e hanno buon gioco con il pubblico più giovane. Però ad un lettore più navigato non offre molto: l’ennesimo oggetto da recuperare, ovviamente con dei guardiani a sorvegliarlo, sequenze viste e riviste un po’ dovunque, qualche passaggio molto forzato o quantomeno poco chiaro. Insomma le idee non mancherebbero ma è la loro traduzione su carta che il più delle volte lascia delusi. Ciò che non accade invece per la parte grafica dove Pastrovicchio bissa l’ottima prova precedente.
Chiude il numero un lavoro del 1996 ad opera Michael Gilbert e Flemming Andersen, Paperino e l’a.a.i.u.t.o.o.o. nel passato. La vicenda ruota attorno ai viaggi nel tempo e ai paradossi che possono aver luogo: non si può certo definire rigorosa da un punto di vista scientifico, ma d’altra parte aspettarselo da una storia del genere, è del tutto fuori luogo. Il registro narrativo è impostato decisamente sul farsesco, sul demenziale puro. E’ un divertissement condotto a ritmi parossistici con il solo scopo di far ridere e ci riesce pienamente. I disegni di Andersen, pur tradendo qualche imperfezione, contribuiscono fortemente al ritmo isterico della vicenda e nel finale c’è anche spazio per una piccola dose di suspense. Una storia divertente, di quelle che si rileggono sempre con piacere e senza impegno.
Il resto del giornale è occupato da una breve di Macchetto/Uggetti e da una serie di strip a tema calcistico di Vitaliano/Gula (l’intenzione era omaggiare l’avvio del campionato, come è stato anche scritto nella presentazione: peccato che dovendo preparare con discreto anticipo il giornale, siano stati presi in contropiede dallo sciopero dei calciatori!). In effetti da diversi numeri ormai il comparto redazionale (articoli, news, etc) è latitante, limitandosi ai giochi e alla posta: nessuna traccia di quegli articoli e/o reportage (anche fumettati) che pure nei numeri pre-restyling si erano fatti interessanti. E questo non può non essere un elemento a sfavore considerando che stiamo parlando di un magazine e che dovrebbe avere quindi una giusta commistione tra fumetti e parti più ”giornalistiche”.

Autore dell'articolo: Gianni Santarelli

Abruzzese, ingegnere elettronico riconvertito in quel che serve al momento. Il mio rapporto con i fumetti segue tutta la trafila: comincio a cinque anni con le buste risparmio della Bianconi (sovvenzionato da mia zia), poi Disney, i supereroi Corno, i Bonelli (praticamente tutti, anche se abbandonati man mano). Verso i 18 anni scopro le riviste della Comic Art, leggo "Stray toaster" di Sienkiewicz e inizio un giro del mondo fumettistico che ancora non termina. Fumetto franco-belga, argentino, americano, autori celebri e sconosciuti, tutto finisce nella mia biblioteca, molto aspetta ancora di essere letto, nel frattempo dilapido una fortuna. Su due cose sono profondamente ignorante: i supereroi "classici" (ad eccezione di Batman, per cui ho una venerazione, non leggo una storia dell'uomo ragno & c. dagli anni 80) e il fumetto giapponese. Per il Papersera, con il nick "piccolobush", collaboro all'annuale premio, scrivo qualche articolo quando necessario e mi occupo, con puntuale ritardo, del settimanale "Topolino"