Topolino 2956

11 LUG 2012
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La nuova prova dei coniugi Turconi (Stefano e Teresa) è la perla che impreziosisce il numero corrente del settimanale. Zio Paperone e l’isola senza prezzo può sicuramente essere vista come un’ennesimo atto d’amore verso il vecchio cilindro eppure, a riflettere bene, ciò che rende davvero preziosa questa storia non è tanto il finale romantico-nostalgico-cuore tenero a cui in fondo non solo siamo abituati ma che è diventato praticamente inevitabile, men che meno il colpo di scena finale, visto che l’identità del misterioso miliardario appare ovvia dal primo momento in cui entra in scena. Sono altri due gli aspetti che meritano di essere evidenziati:

– l’uso di Paperoga: personaggio ormai banalizzatosi negli anni (con poche eccezioni) nella figura dello strampalato combinaguai, qua è assolutamente protagonista. Di più, mentre nella maggior parte delle sue avventure è proprio la sua “originalità” ad alzare di fatto un muro tra lui e il resto del mondo, che non lo capisce e non vuole capirlo e che di fatto lo emargina (anche se il papero col pon-pon non se ne rende assolutamente conto!) riesce ora senza alcun problema ad integrarsi nella comunità, a diventarne una parte attiva e per farlo non deve rinunciare a nulla del suo particolare modo di essere. Una originale soluzione della premiata coppia che dimostra ancora una volta di saper “entrare” nei personaggi.

– tutta la parte dedicata alla Grecia, ai suoi usi e costumi: un paese (o parte di esso) che è stato probabilmente vissuto in prima persona e riportato con il potere evocativo caratteristico dei due autori in grado davvero di fare immergere il lettore in quei paesaggi, in quelle realtà che descrivono sempre con leggerezza e poesia. Forte poi, in alcuni momenti, l’impressione di leggere una delle classiche avventure di Asterix in visita a popoli lontani: il tratto di Turconi, l’idioma reso graficamente con l’alfabeto greco, i tanti ritratti “folkloristici” degli abitanti, tutto fa pensare che Stefano e Teresa abbiano tenuto ben presente anche la lezione della coppia d’oltralpe.

Una storia che merita di essere letta e riletta, per fuggire un po’ dalla monotonia e immaginare di trovarsi davvero in una piccola e sperduta isoletta greca ad abbuffarsi di suvlaki.

Per il terzo episodio di Codice Olimpo di Artibani e D’Ippolito cosa dire in più rispetto alle scorse puntate? La storia prosegue ottimamente mescolando con bravura intrigo e humour, solo un suicidio dell’autore nell’ultima puntata potrebbe rovinare quella che si è rivelata finora una delle migliori storie di DD, una delle poche che hanno dato davvero un senso a questo personaggio.

La breve ma simpatica Crèpes a gogo di Bosco e Gatto fa da anticamera alla storia conclusiva in due tempi: Topolino e la bussola del coraggio, scritta da Silvia Martinoli e disegnata da Graziano Barbaro. Non molto avvincente, due tempi sembrano davvero troppi per questa avventura, ma il difetto maggiore è un altro: ormai gli autori utilizzano la macchina del tempo quasi come un pretesto per scrivere storie in costume. E il tutto si risolve con lo stra-abusato meccanismo in cui sono gli stessi protagonisti a creare o determinare l’evento che dovevano investigare. Il che tra l’altro cozza fastidiosamente con le puntuali raccomandazioni di non alterare il passato. La coerenza narrativa, insomma, spesso va a farsi friggere.

Per il resto, oltre le storie a fumetti, il nulla assoluto.

Autore dell'articolo: Gianni Santarelli

Abruzzese, ingegnere elettronico riconvertito in quel che serve al momento. Il mio rapporto con i fumetti segue tutta la trafila: comincio a cinque anni con le buste risparmio della Bianconi (sovvenzionato da mia zia), poi Disney, i supereroi Corno, i Bonelli (praticamente tutti, anche se abbandonati man mano). Verso i 18 anni scopro le riviste della Comic Art, leggo "Stray toaster" di Sienkiewicz e inizio un giro del mondo fumettistico che ancora non termina. Fumetto franco-belga, argentino, americano, autori celebri e sconosciuti, tutto finisce nella mia biblioteca, molto aspetta ancora di essere letto, nel frattempo dilapido una fortuna. Su due cose sono profondamente ignorante: i supereroi "classici" (ad eccezione di Batman, per cui ho una venerazione, non leggo una storia dell'uomo ragno & c. dagli anni 80) e il fumetto giapponese. Per il Papersera, con il nick "piccolobush", collaboro all'annuale premio, scrivo qualche articolo quando necessario e mi occupo, con puntuale ritardo, del settimanale "Topolino"