Topolino 2969

17 OTT 2012
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Roberto Gagnor torna a parlarci della storia dell’arte e lo fa con il miglior episodio della serie finora. La vita di Peggy Guggenehim, ereditiera e mecenate, ben si presta ad essere raccontata (per quanto in maniera un po’ rivista e corretta!) ed è forse il punto di partenza ideale per parlare di arte contemporanea in un fumetto. I dialoghi nella prima parte di “Peggy Duckenheim e le tovaglie astratte” appaiono un po’ “rigidi”, meccanici, quasi si avvertisse l’esigenza dell’autore di portare subito la vicenda a regime. Poi però nella seconda parte il tutto diventa scorrevole e interessante, con una certa dose di suspense e il colpo di scena finale. Apprezzabile anche il salvataggio in corner della figura di Jackson Pollock, che stava per essere ritratto come nei peggiori luoghi comuni sull’arte contemporanea: Gagnor recupera proprio alla fine riconoscendo la sua furia creativa, selvaggia ma consapevole e riproducendo per i lettori la creazione di una delle sue opere. De Lorenzi ai disegni fa un gran lavoro utilizzando anche una tecnica particolare in cui gli sfondi sembrano realizzati a parte e poi ad essi sono sovrapposte le figure in primo piano dei personaggi. Il risultato è visivamente affascinante, anche se a volte si nota troppo un certo distacco tra i due elementi e nel complesso la vignetta dà un’impressione di artificiosità.

La seconda storia di Gagnor ospitata sul numero è invece una fin troppo facile e leggera satira dei palinsesti del digitale terrestre con un occhio di riguardo per i personaggi del momento e cioè i cuochi (veri o improvvisati che siano!). Per chi conosce i vip e i programmi parodiati, “Filo & Brigitta e il giallo della telecucina” (disegni di Held) sarà occasione per una risata ma sono comunque ben lontani i tempi del duo Filo & Brigitta di Scarpa: forse si è andati troppo oltre, spremendo più del dovuto, inflazionandolo, un filone che doveva essere piuttosto centellinato.

“Paperino Paperotto e i segreti fatati del bosco” di Camerini e De Lorenzi è una classica storia del paperotto, praticamente canonica nel suo svolgimento, mentre con una nuova puntata di “Le leggi di Paperino viaggiatore”, Panini e Zanchi continuano a presentarci situazioni in cui più o meno tutti ci siamo trovati.

Diversa dalle altre della stessa serie (“Andiamo al cinema?”) è quella di Bosco: stavolta, anzichè una parata di situazioni, mette su una vera storia, un piccolo giallo umorstico che ricorda molto “I mercoledì di Pippo” e che non manca di diverse trovate divertenti.
La chiusura è affidata ad una avventura di Indiana Pipps scritta da Panini e disegnata da Gatto, “Indiana Pipps e il tesoro del palazzo sommerso”: curiosa la presenza di Eurasia Tost, creatura di Casty e per di più legata ad un progetto di grande respiro dello stesso autore e che dovrebbe essere stato abbandonato. In ogni caso la partecipazione dell’archeologa non aggiunge molto ad una storia piuttosto semplice e in fondo prevedibile.

Per quanto riguarda l’apparato redazionale, a corredo della storia di apertura troviamo un bell’articolo che presenta la figura di Peggy Guggenheim oltre ad una breve ma efficace panoramica di alcuni degli artisti a cui era legata. In più, alcune pagine dedicate al ritorno nella sale del pesciolino Nemo in 3D e un approfondimento (con interviste agli elementi più rappresentativi) sulla nazionale italiana di basket.

Autore dell'articolo: Gianni Santarelli

Abruzzese, ingegnere elettronico riconvertito in quel che serve al momento. Il mio rapporto con i fumetti segue tutta la trafila: comincio a cinque anni con le buste risparmio della Bianconi (sovvenzionato da mia zia), poi Disney, i supereroi Corno, i Bonelli (praticamente tutti, anche se abbandonati man mano). Verso i 18 anni scopro le riviste della Comic Art, leggo "Stray toaster" di Sienkiewicz e inizio un giro del mondo fumettistico che ancora non termina. Fumetto franco-belga, argentino, americano, autori celebri e sconosciuti, tutto finisce nella mia biblioteca, molto aspetta ancora di essere letto, nel frattempo dilapido una fortuna. Su due cose sono profondamente ignorante: i supereroi "classici" (ad eccezione di Batman, per cui ho una venerazione, non leggo una storia dell'uomo ragno & c. dagli anni 80) e il fumetto giapponese. Per il Papersera, con il nick "piccolobush", collaboro all'annuale premio, scrivo qualche articolo quando necessario e mi occupo, con puntuale ritardo, del settimanale "Topolino"