Topolino 3015
Esiste almeno un motivo (e forse solo quello) per prendere il “Topolino” di questa settimana: la storia di apertura Topolino e la stella che cadde e tornò nel cielo firmata da Gagnor e Soldati. Lo sceneggiatore torinese ha intrapreso da qualche tempo una direzione decisamente più interessante, tralasciando per un po’ le storie prettamente comiche e rivelando una insospettata (fino a qualche storia fa) vena intimista e romantica. Proprio in questa gli aspetti più divertenti, le battute, i siparietti comici sono quasi assenti e quei pochi, soffocati e per certi versi quasi “inopportuni”. Non si può negare che i richiami all’opera e alla poetica di Cimino e dei suoi “racconti”, volontari o no, siano molto forti. A sottolinearli ancor di più, nonostante i tentativi di renderli in qualche modo protagonisti (soprattutto Gambadilegno) della sequenza di eventi, è l’inutilità dei personaggi disneyani coinvolti, il loro essere totalmente avulsi dalla trama, tirati dentro con un pretesto ma in fin dei conti quasi di “disturbo”. La scena è tutta per i tre ragazzi/adulti/vecchi e la loro storia di amore e rivalità. Un’avventura che merita una rilettura, anzi quasi ne necessita, per via di qualche ermetismo di troppo, ma decisamente una di quelle sorprese che ogni tanto fa piacere ritrovare sul settimanale.
A chiudere il numero la seconda avventura della serie Weird West Mickey, scritta da Ambrosio e disegnata da Ettore Gula. Il giudizio su Lo spirito del dragone è lo stesso del primo episodio: l’idea di base è potenzialmente interessante per la commistione di generi e l’ambientazione, ma tutto sembra sfruttato neanche per il 50%, compreso il cast di protagonisti; nessuno di essi infatti riesce a spiccare più di tanto, con caratterizzazioni non molto intriganti. A tutto ciò si aggiunge, in questo caso, anche un plot molto semplice, lineare, senza nessun colpo di scena particolarmente originale. Insomma se dopo il primo episodio, pur con i suoi difetti, la curiosità era molta, ora l’attesa per il prossimo è scemata alquanto.
Nel mezzo una simpatica storia di Panaro che riporta sulle scene Filo Sganga in solitaria, una breve muta con Pluto e un classico episodio della P.I.A., classico nel senso che ha tutte le classiche deficienze che da anni ormai accompagnano questa serie: per primo l’inconsistenza di gran parte delle trame, poi i difetti delle trame medesime, le gag che non fanno ridere…
Per il resto, a parte un approfondimento sugli Europei di basket, mancano anche redazionali di un qualche interesse visto che lo spazio residuo è appannaggio di giochi, barzellette e rubriche.