Topolino 3614

07 MAR 2025
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Topolino 3614 si presenta ai lettori con una copertina di Corrado Mastantuono, colorata da Mario Perrotta, che raffigura una gag con protagonisti Topolino, Pippo, Pluto e Orazio in officina, alle prese con un incombente problema di pressione della gomma posteriore di una bicicletta.

Questo ultimo numero di Carnevale, destinato a restare in edicola sino a Martedì Grasso, dedica ampio spazio ai “giorni più colorati, divertenti e scatenati dell’anno”, come si legge nel sommario del puntuale approfondimento presente all’interno del libretto.

A precedere l’articolo ed inaugurare l’albo, ecco il secondo atto de Le maschere, ‘opera unica’ di Andrea Malgeri, che è infatti soggettista, sceneggiatore, disegnatore e supervisore della colorazione dell’avventura in costume. Proseguono dunque le avventure dei ‘Piumati’, teatranti capeggiati dal capocomico Paperone alias Pantalon de’ Bisognosi: in questa seconda puntata della serie apprendiamo importanti elementi sulla storia della compagnia di attori/vendicatori e, al contempo, riusciamo ad approfondire la psicologia del serenissimo Doge Marino Cormoran, attore mancato assai poco a suo agio nei panni di capo della Repubblica lagunare, a causa di un carattere non proprio ardimentoso che lo indurrà, suo malgrado, a mettersi nelle condizioni d’esser “turlupinato”.

L’elegante decorazione del mantello del Doge Cormoran

A proposito: gli amanti delle etimologie potranno soddisfare la loro curiosità, circa le origini di questo termine desueto, grazie alla consueta rubrica dedicata alle parole meno diffuse. La storia mantiene un ritmo piacevole e si distingue per la ricchezza delle ambientazioni e dei particolari, ad esempio delle vesti di alcuni protagonisti.

Anche la seconda avventura del numero, Cavezza – Condotta da brivido, è una opera unica: soggetto, sceneggiatura, disegni e chine sono di Giuseppe Zironi. Caratterizzata, come d’abitudine, da un tratto piacevolmente evocativo dello stile devitiano, la storia vede Orazio e il suo staff inizialmente impegnati nel salvataggio di un aranceto a rischio siccità, causa guasti all’impianto di irrigazione, ma poi chiamati a risolvere una problematica tecnica di ben più ardua natura, legata alla necessità di preservare un tesoro unico scoperto nel sottosuolo. Non aggiungo altro e lascio ai lettori il piacere di scoprirne di più, affascinati da scenari cupi e sorprendenti.

Fiamma si cala con ardimento nelle viscere della terra

La vicenda di chiusura del numero, Zio Paperone e il binge watching produttivo, con soggetto e sceneggiatura di Giulio D’Antona e disegni e chine di Danilo Barozzi, ci mette a confronto con una delle tendenze della contemporaneità: ovvero le visioni prolungate, un episodio dopo l’altro, delle serie disponibili sulle piattaforme di contenuti streaming. I protagonisti sono Paperino e Paperoga, letteralmente addicted per una serie a tema finanziario che li convincerà, del tutto impropriamente, di aver acquisito una certa qual competenza nella gestione delle attività economiche, con inevitabili nefaste conseguenze. La storia si distingue per una scrittura vivace e sorprendente, che riesce a rendere il binge watching pretesto e, allo stesso tempo, motore della narrazione. Divertente la citazione (voluta? Io credo di sì, anche se i creativi sono due e non tre come il team di autori della celeberrima “fuori serie italiana”) degli assai poco irreprensibili sceneggiatori, pronti a tutto pur di soddisfare i desideri del pubblico.

Così, de botto, senza senso

Completa il numero la breve Vita da Pluto – Scavando a fondo, scritta dall’esordiente Francesco Pelosi e disegnata da Mattia Surroz, nella quale il fedele amico a quattro zampe di Topolino si rivela, suo malgrado, ispiratore del topo detective, ben instradato verso la soluzione di un mistero grazie alla passione del suo cane per gli scavi in profondità. La trama è semplice, ma le 10 tavole sono un leggero e godibile intermezzo, a mio avviso nobilitato dall’abilità del disegnatore nella definizione dei personaggi secondari, ovvero i tre sospettati del crimine svelato da… Pluto. Pardon, da Topolino. O forse no?

Max von Maxow, l’infìdo maggiordomo fiscalmente irreprensibile

Nel cuore del libretto troviamo invece la straniera Paperino e lo scambio sconsiderato, disegnata dall’autore norvegese Arild Midthun: un colpo al cuore per tutti gli amanti della cara vecchia 313, visto che la narrazione prende le mosse dalla decisione di Paperino di sostituirla con una fiammante fuoriserie dopo l’ennesima défaillance dell’iconica quattro ruote. Per la modica cifra di 500 dollari (“al mese… per un certo numero… di anni”, come afferma il venditore truffaldino) Paperino cede all’impulso e conclude l’affare, salvo poi pentirsene amaramente, preso da nostalgici rimorsi al pensiero delle tante avventure vissute grazie alla 313. A salvarlo (e a salvare la sua fedelissima auto) sarà, in extremis, un inatteso alleato. 

In Che aria tira a… Paperopoli Silvia Ziche legge dalla sua ironica prospettiva la serata degli Oscar, affidando la più surreale delle rimostranze a Paperina, ‘inspiegabilmente’ (o forse no) esclusa dal novero dei premiati.

Infine, prima di riporre l’albo sul comodino o in libreria, una segnalazione da pagina 161: si annuncia che il prossimo libretto sarà venduto anche in abbinata al mousepad di Paperino, per una perfetta combinata con il mouse wireless allegato a questo numero.



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Autore dell'articolo: Dottor Talos

Leggo fumetti Disney da oltre 40 anni: tutto cominciò con il Super Almanacco Paperino. La fascinazione del grande formato durò un annetto ma poi, complice la più allettante frequenza settimanale, fui conquistato da Topolino. Una delle primissime storie che lessi sul Topolino e che mi è rimasta impressa aveva come protagonista “il diabolico dottor Talos”. Trovo affascinante la possibilità di raccontare, utilizzando paperi e topi, storie che, pur riconducibili in genere a pochi codificati schemi narrativi, riescono sempre a rinnovarsi, grazie a una costellazione di personaggi che hanno spessore e profondità umana e che, in fondo, non si discostano poi molto dalle ‘maschere’ dell’antica commedia dell’arte.