Disney Big 70

01 FEB 2014
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Un altro numero di Big, con molte, forse troppe, storie recenti e poco di più antico, mentre vengono pubblicate anche vicende da un ben limitato numero di tavole. Buona, come sempre, la copertina, anche se il raggio di luce su Topet è strano.
Il numero si apre con Topet il commissario – Il caso del disegno di Stato, seconda storia della serie dedicata da Macchetto al commissario parigino a fare il verso a Maigret. Serie particolare, in cui il gusto dello sceneggiatore per la poesia e il surreale si cala con dolcezza nell’ambiente parigino, dando credibilità al protagonista, spesso e volentieri pasticcione, riflessivo e umano nella sua goffaggine, così come all’aiutante Pipot, vero mistero nella sua disincantata arte di travestirsi da qualsiasi cosa, anche da scrivania, e alla fidanzata Minni, più adulta ed intrigante del solito. La seconda vicenda non è delle migliori, e il ciclo migliorerà col tempo. Vedremo se il Big lo pubblicherà tutta, oppure no (cosa più probabile).
Molto meglio Mademoiselle D’Oquette e la rivoluzione, che spiega, seppur con semplicità, i motivi della Rivoluzione Francese, innescando interesse e generando un finale fantasticamente comico, svelando nei nostri protagonisti un certo qual bieco interesse: comodo punire i vantaggi di pochi, ma quando diventano propri allora è meglio ritenerli intoccabili. Una pratica piuttosto italiana, per certi versi. La bravissima Claudia Salvatori mette su una fresca sceneggiatura, con i “de” e i “du” e i “mon petit chou” e “perfino questo impiastro diventerà contino” che restano memorabili (e a me, personalmente, all’epoca avevano davvero insegnato qualcosa). Storia da ricuperare.
Una bella trama di Pezzin, con un frizzante De Vita Junior propone un affascinante nemico di Paperinik, Inquinator. Al di là della causa ambientalista politically correct, e comunque assai sentita già nel 1991, la vicenda è bella. Peccato che non compaia il suo seguito, scelta piuttosto assurda, visto il formato della testata.
Infine, è un piacere citare Topolino e il segreto di William Topespeare, emozionante giallo ambientato nel mondo della bibliofilia e della letteratura. Bruno Sarda è molto abile a imbastire un giallo non banale e che non smette di stupire e di sorprendere. Mastantuono, nel suo stile dell’epoca, risulta molto convincente.
Le altre storie, anche se alcune meritevoli, non risultano così affascinanti. Un numero che ha delle storie davvero valide, ma il tutto non vale la candela. Forse è meglio cercarsi i Topolino originali. Spiace constatare, al solito, che si perdano le occasioni di pubblicare interi cicli tutti insieme, come il caso di Topet o di quello più breve di Inquinator. Se lo facesse, la testata guadagnerebbe sicuramente dei punti.

Autore dell'articolo: Amedeo Badini

Il fumetto è sempre stato una mia grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico mi ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il mio primo campo, ma non disdegno sortite e passeggiate in territori vicini. Per il Papersera ho scritto più di 100 recensioni, oltre ad aver curato una parte degli articoli sulle testate disney del passato. Inoltre, ho realizzato il Don Rosa Compendium, un'analisi dettagliata di tutte le storie del grande autore del Kentucky. Scrivo di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per la Tana del Sollazzo.