Topolino 3104
Il numero della settimana è decisamente sotto la media stagionale, infatti se si esclude la nuova puntata della saga di PK non abbiamo molto di cui parlare.
Topolino, Gambadilegno e il ravvedimento rock, (D’Antona/Tosolini), è una storia scritta bene, interessante, intrigante, avvincente, insomma sarebbe davvero un gran bel racconto, ma se fosse raccontata con altri personaggi. C’è tutto, la poesia, il tema dell’artista dimenticato, la voglia di realizzare un sogno infantile e riuscirci, ma davvero l’utilizzo di Gambadilegno è del tutto fuori personaggio. Non si può, dunque, bocciare la storia, perché sarebbe ingiusto, ma il tutto viene vanificato dall’uso improprio del protagonista che inficia tutta la struttura.
La breve che avrebbe dovuto regalare una risata, Incubi in cucina – Superlievitazione! (Salati/Asaro), è piuttosto interlocutoria. Anche in questo caso utilizzare Nonna Papera come una novella detective risulta forzato perché non si utilizza il nonsense facciniano, ma la si pone in una realtà verosimile e proprio per questo stona in modo notevole.
Il discorso è molto simile anche per Indiana Pipps e la tavola hawaiana (Valentini/Mazzon), in cui non si esce molto dal solito canovaccio Indiana Pipps/Kranz, ma ci sono comunque battute che divertono e che alla fine fanno promuovere la storia.
Infine, Paperino e i geosegugi puntatori (Pesce/Zanchi), che poco lascia all’immaginazione, risultando molto prevedibile fin dalle prime pagine. Stesso discorso già fatto per la precedente, ci sono battute divertenti e la scelta grafica dei geosegugi è dolcissima.
Un discorso a parte va fatto per il terzo episodio di PK – Gli argini del tempo (Sisti/Sciarrone), in cui gli appassionati trovano pane per i loro denti, ma anche chi è a digiuno di fantascienza e viaggi spazio-temporali può trarre piacere dalla lettura. La tensione rimane sempre alta, almeno fino ad adesso, non tradendo le aspettative che sono comunque molto alte.
Non c’è molto da dire su ogni singola storia, ma forse una considerazione generale sul numero nella sua interezza vale la pena farla: sembra in contrapposizione il vecchio col nuovo, sia da un punto di vista grafico (innovativa e moderna la storia di PK, tradizionali e rassicuranti le altre) che, in modo anche più evidente, da un punto di vista narrativo (fantascientifica la prima, basate su canovacci classici le altre).
La mia riflessione vorrebbe vertere proprio su questo: quante volte ci si chiede se sia o meno giunto il momento di cambiare rotta o di “stare al passo coi tempi”? Ogni volta le varie tifoserie si schierano da una parte o dall’altra, ma quasi mai giungono ad un compromesso: ecco io credo che in questo numero il compromesso sia stato raggiunto e il risultato, seppur non ancora perfetto, dimostra che la tradizione deve sposarsi con l’innovazione, ma in modo graduale. Solo così si abitua il lettore al nuovo e lo si educa al bello.